Giulia Gabrieli continua a contagiare con la sua gioia. In suo nome scuola estiva in ospedale

E’ ispirata proprio a lei ed esiste da sei anni a Bergamo una scuola estiva in ospedale, perché i piccoli pazienti possano continuare a studiare. La convenzione stipulata con l’ufficio scolastico regionale dà stabilità al progetto

 

Il bene è ostinato e inestirpabile, più dell’erba grama.

Al Papa Giovanni XXIII, ospedale della città orobica, esiste una realtà nata proprio sulla scia della vita portentosa di una ragazzina normale, Giulia Gabrieli, che in quelle stanze e corridoi ha vissuto e ha affrontato la malattia, contagiando – ma con la vita – anche i medici. Ora provveditorato e associazione consolidano il progetto.

Era stata proprio lei, così contenta della sua “scuola in pigiama”, ad esprimere il desiderio che questa realtà continuasse anche d’estate, per i debiti formativi da recuperare, per gli esami da preparare e in fondo per godersi una fatica che quando si è malati scopre il suo vero volto: imparare è bello, impegnarsi anche sui libri ha senso.

è davvero bello vedere che tante persone hanno sentito proprio questo progetto e hanno scelto di mettersi in gioco in prima persona per realizzarlo. E l’emozione è ancora più grande pensando da dove nasce tutto questo: sì, perchè nasce da un sogno di Giulia… “Sogno di scrivere un libro per raccontare una storia. La mia storia. Perché anch’io io, prima, avevo paura. Avevo paura della malattia, avevo il terrore dell’ospedale. Finché non ci metti piede non sai niente di come si vive dentro. Sogno di scrivere un libro perché prima, quando frequentavo la scuola, mi trovavo tutti i dolori possibili per non andarci, invece adesso eliminerei alcuni dolori pur di ritornarci. Ora, nonostante mille difficoltà, riesco comunque a studiare grazie alla scuola in pigiama che ho qui in ospedale. Studio e imparo. Sogno di scrivere un libro perché vado anche volentieri in ospedale, adesso. Lì mi sono creata una nuova famiglia allargata alla decima potenza.” Questa scuola particolare è speciale, lo è perché è composta da persone speciali, da insegnanti speciali, da dottori speciali, da infermiere e genitori speciali, ma soprattutto questa scuola vive di bambini speciali, di ragazzi e giovani davvero speciali. E così a Giulia era venuta l’idea che questa scuola speciale potesse continuare anche durante i mesi estivi. E così è stato, grazie al sostegno e alla collaborazione di tanti. Ecco in sintesi le radici, o meglio le ali di questo progetto fortemente sognato e voluto da Giulia, 14 anni, la ragazza malata di tumore, che è morta ma ce l’ha fatta a trasformare il suo soffio di vita in un INNO alla VITA. (dal sito dell’associazione Con Giulia)

Giulia aveva ottenuto eccellenti risultati negli studi, fino alla fine; anche nella fase più dura del decorso della malattia: un cancro che ha odiato con tutto il cuore e poi ha accettato perché dopo la rabbia aveva fatto pace con Dio e la Sua compagnia le dava una gioia incontenibile.
Aveva fretta di guarire e realizzare mille progetti ma era cristiana sul serio, quindi scaltra e realista. Sapeva che sarebbe potuta morire ma ha capito con un tempismo meraviglioso che anche quella sarebbe stata una vittoria, un lieto fine. Per questo aveva fretta di completare una preghiera, una corona intera per dire solo grazie. E questo finale sa tanto di primo capitolo di una lunga saga perché la memoria viva di questa ragazzina continua ad agganciare gente al Cielo, proprio a quel gancio cui lei si è attaccata, cantando a squarciagola.

Paola Belletti in Aleteia

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