Charlie, condannato da una società senza etica

Gli ultimi aggiornamenti che provengono dal Great Ormond Street Hospital suggeriscono alcune considerazioni sul caso drammatico di Charlie Gard e sulla sentenza della Corte Europea dei diritti umani.

“Difendere la vita umana, soprattutto quando è ferita dalla malattia, è un impegno d’amore che Dio affida ad ogni uomo”.

È il tweet diffuso da Papa Francesco in cui, senza citarla esplicitamente, fa chiaro riferimento alla vicenda del piccolo Charlie Gard.

Ma sono arrivate anche grida più forti da parte di Cardinali e Vescovi, forse tardivi ma ancora in grado di sospendere e, forse, di fermare l’esecuzione della sentenza di morte della Corte Europea dei diritti umani.

“Siamo arrivati al capolinea della cultura della morte. Sono le istituzioni pubbliche, i tribunali, a decidere se un bambino ha o non ha il diritto di vivere. Anche contro la volontà dei genitori. Abbiamo toccato il fondo delle barbarie”, ha gridato il Card. Carlo Caffarra, Arcivescovo emerito di Bologna.

Vergogniamoci, dunque, di questa Europa dove una madre può decidere di uccidere il proprio figlio con l’aborto, ma non può decidere di farlo vivere, se è malato.

Questa è la nostra democrazia? Per questa democrazia sono morti centinaia di migliaia di soldati in guerra contro il nazismo della Germania di Hitler.

Sono morti per darci diritti sostanziali che sono stati scritti nella Costituzione, ma che non sono stati attuati. Non sono morti per una società che sopprime la vita, che priva i cittadini dei loro diritti, che elimina la sovranità monetaria e popolare, una società che è sempre più senza valori etici.

Questa è, purtroppo, la società dell’Europa che ha rifiutato le sue radici giudaico-cristiane.

“Povero Occidente: ha rifiutato Dio e la sua paternità e si ritrova affidato alla burocrazia! L’ angelo di Charlie vede sempre il volto del Padre. Fermatevi, in nome di Dio…”. E’ il grido del card. Caffarra.

Preghiamo per salvare, se ancora possibile, la vita del piccolo Charlie Gard e perché cambi questa cultura di morte. Perché, con l’aborto di milioni di embrioni di esseri umani, è saltato il concetto di sacralità della vita: la madre abortisce il feto che non vuole e lo Stato abortisce il cittadino che non vuole, cioè lo “scarto umano” come ha più volte denunciato Papa Francesco, per realizzare un’economia basata solo sull’esagerata efficienza delle risorse.

Alcuni politici italiani, nei giorni scorsi, sono intervenuti attraverso tweet sulla vicenda di Charlie. Mi sembrano iniziative estemporanee, più per farsi notare che per autentica condivisione di valori; altrimenti ci si dovrebbe chiedere come mai la loro reazione alla sentenza di morte per Charlie non la troviamo nelle loro proposte politiche?

Infatti i loro programmi politici e le le leggi che hanno fatto approvare non sono a favore della vita, ma della morte; sono leggi e proposte a favore dell’aborto, dell’utero in affitto, dell’eutanasia, del matrimonio tra persone dello stesso sesso, a favore della teoria del gender. Costoro non sono credibili nell’associarsi al grido delle mamme e delle famiglie che vogliono salvare Charlie e vogliono ridare ai genitori la responsabilità di decidere sulla continuità delle sue cure.

Il nostro auspicio è di riscoprire INSIEME, con la moderazione e l’esercizio delle virtù etiche, la centralità della persona e della sua dignità, della vita e non della morte, dell’etica nella società. Utilizziamo INSIEME queste nostre scelte nelle proposte politiche, ma di politici credibili con la “P” maiuscola.

Antonino Giannone
Docente di Etica professionale e Relazioni industriali
In InTerris

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