CAVALLO DI TROIA Riecco il bavaglio da Ddl Zan: nel Codice della Strada…

Nel Decreto-legge Infrastrutture, già passato alla Camera, è stato inserito un singolare emendamento che vieta sulle strade “qualsiasi forma di pubblicità” ritenuta sessista o violenta anche in relazione all’identità di genere già bocciata insieme al Ddl Zan. Pure i messaggi contro aborto, eutanasia, ecc. sono a rischio censura. Protesta Pro Vita & Famiglia. AGGIORNAMENTO: Con il voto al Senato di oggi (190 sì, 34 no), 4 novembre, il provvedimento è divenuto legge.

La scorsa settimana la Camera ha approvato il Decreto-legge Infrastrutture con cui il legislatore ha ritoccato il Codice della strada (Cds). Nell’esame del provvedimento arrivato nelle Commissioni riunite Ambiente e Trasporti si è fatto largo un emendamento delle relatrici Alessia Rotta (Pd) e Raffaella Paita (Italia Viva) nel quale viene “vietata sulle strade e sui veicoli qualsiasi forma di pubblicità il cui contenuto proponga messaggi sessisti o violenti o stereotipi di genere offensivi o messaggi lesivi del rispetto delle libertà individuali, dei diritti civili e politici, del credo religioso o dell’appartenenza etnica oppure discriminatori con riferimento all’orientamento sessuale, all’identità di genere o alle abilità fisiche e psichiche”.

Dunque, la formula sull’identità di genere, già inserita nell’articolo 1 del Ddl Zan e causa di mal di pancia anche a sinistra che hanno poi portato all’affossamento in Senato del disegno di legge, ha fatto la sua ricomparsa per vietare pubblicità considerate offensive. Nel caso di violazione della norma, l’autorizzazione per la pubblicità potrà essere revocata immediatamente.

Per Raffaella Paita, presidente renziana della Commissione Trasporti, “la norma rappresenta una doverosa conquista di civiltà utile a impedire che gli spostamenti lungo le nostre strade possano essere occasione per promuovere campagne contro il genere femminile o lanciare messaggi violenti”. Non è dello stesso avviso l’associazione Pro Vita & Famiglia, promotrice in passato di pubblicità contro aborto, eutanasia e gender nelle scuole che avevano fatto parecchio discutere e che rischiano, con questa norma, di essere oggetto di facile censura. Un loro maxi-manifesto a Roma contro l’interruzione di gravidanza, dopo giorni di polemiche, era stato fatto rimuovere dall’amministrazione comunale allora guidata da Virginia Raggi. In un comunicato, Pro Vita & Famiglia ha criticato l’approvazione dell’emendamento al Dl Infrastrutture, chiedendosi se “sarà ancora possibile affermare in una pubblicità che i bambini sono maschi e le bambine sono femmine” o “che un bambino nasce da una mamma e un papà”. L’associazione ha anche chiesto di eliminare il riferimento all’identità di genere “altrimenti – si legge nella nota – realtà, partiti politici o associazioni finora libere come la nostra avranno la bocca chiusa da una censura figlia della volontà di allineare tutti al pensiero unico”.

Lucio Malan, senatore di Fratelli d’Italia, ha criticato l’inserimento “piratesco” dell’emendamento all’interno di un decreto-legge sulla sicurezza e circolazione stradale. L’esponente del partito di Giorgia Meloni, inoltre, ha criticato la presidenza della Camera per non aver ritenuto estraneo alla materia del decreto-legge il contenuto dell’emendamento delle relatrici.

Dopo l’ok alla Camera, il Dl Infrastrutture è arrivato ‘blindato’ al Senato e la Commissione Lavori Pubblici ha dato il via libera al testo senza modifiche rispetto a quello arrivato da Montecitorio. Ieri il provvedimento è approdato in aula per l’esame del Senato e non è da escludere – nel momento in cui scriviamo – che il Governo metterà la questione di fiducia così come successo in prima lettura alla Camera. Il decreto va convertito in legge entro il 9 novembre. Se dovesse passare senza modifiche rispetto al testo uscito da Montecitorio, lo stop alle pubblicità ritenute sessiste e discriminatorie sarà realtà e toccherà al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti emanare le direttive per l’applicazione della norma. E quindi, probabilmente, anche decidere cosa si debba intendere per “messaggi sessisti o violenti o stereotipi di genere offensivi o messaggi lesivi o discriminatori”. Discriminatori anche in riferimento a quell’identità di genere che, votando a favore della ‘tagliola’ sul Ddl Zan, il Senato aveva respinto la scorsa settimana.
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AGGIORNAMENTO: Il Senato ha votato la fiducia (190 sì, 34 no) posta sul Dl Infrastrutture, che così è diventato legge. Pro Vita & Famiglia ha diffuso un nuovo comunicato, spiegando che il Governo Draghi “ha approvato un Ddl Zan mascherato. Da oggi avremo il bavaglio per le nostre opinioni”

Nico Spuntoni in LNBQ

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