NOBILE: IL DHIMMI NEL MONDO LAICO E NELLA CHIESA. UN’ANALISI IMPIETOSA.

Cari Stilumcuriali, Agostino Nobile ci offre oggi un breve e interessantissimo saggio sulla dhimmitudine, cioè la forma di discriminazione e sottomissione imposta dall’islam a chi islamico non è, religioni del libro comprese. Un articolo veramente interessante, che farebbero bene a leggere i progressisti immigrazioni sti nostrani, e, soprattutto, i preti di ogni ordine e grado, dal parroco di campagna – se ne esistono ancora – al regnante Pontefice. Buona lettura.

Caratteristiche del dhimmi occidentale

Sul sito musulmano WikiIslam troviamo la descrizione edulcorata del termine dhimmitudine, sottomissione. «Con dhimma si intende un “patto di protezione” contratto tra non musulmani e un’autorità di governo musulmana. (…) Lo status di dhimmi venne applicato a milioni di persone vissute tra l’Oceano Atlantico e l’India dal VII secolo all’epoca moderna. Nel tempo, molti si convertirono all’Islam. Molte conversioni furono volontarie e motivate da diverse ragioni, ma le conversioni forzate giocarono un ruolo crescente soprattutto dal XII secolo. (…) L’opinione consensuale degliʿulamāʾ sostiene l’imposizione del tributo in capo ai non musulmani che cadono sotto il dominio islamico in base alla Sūra 9:29 del Corano. Il versetto dice: Combatti coloro che non credono in Dio né nel Giorno del Giudizio, né ritengono vietato ciò che è stato proibito da Dio e dal suo Messaggero, né riconoscono la religione della Verità, (anche se sono) del Popolo del Libro [cristiani e ebrei], finché non paghino accettando di sottomettersi, e si sentono sottomessi.» La mancanza di detto pagamento, puntualizza la progressista Wikipedia «farebbe venir meno il patto di protezione della proprietà e della vita del dhimmi, che affronterebbe in tal caso le alternative della conversione, della schiavitù o della morte.» Continue reading

Vogliamo diventare chrislamisti?

Si avvicinano i due viaggi di Francesco negli Emirati Arabi Uniti (3 – 5 febbraio) e in Marocco (30 – 31 marzo) e torna, implacabile, la retorica del dialogo, che utilizza in modo strumentale la visita di san Francesco al sultano al-Malik al-Kāmil, avvenuta a Damietta ottocento anni fa, nel 1219.

Il tentativo è quello di accreditare un parallelo tra papa Francesco e san Francesco, presentando entrambi come paladini del dialogo. Ma così si travisa la realtà storica. Perché Francesco d’Assisi non andò dal sultano per «dialogare», ma per convertirlo.

Di fronte al diluvio zuccheroso che si abbatterà su di noi nel corso dei due viaggi, occorrerà corazzarsi con l’antivirus della conoscenza. Occorrerà ricordare che oggi i cristiani sono i più perseguitati nel mondo, e lo sono, per lo più, da musulmani. E occorrerà ricordare, soprattutto, l’ambiguità dell’affermazione di Francesco in Evangelii gaudium, prontamente usata dai sostenitori dell’indifferentismo religioso per sostenere che adoriamo tutti lo stesso Dio, secondo la quale i musulmani «adorano con noi un Dio unico, misericordioso» (n. 252).

Che la frase sia quanto meno fuorviante non lo dice il sottoscritto. Lo dice il padre gesuita Samir Khalil Samir, uno dei massimi studiosi dell’Islam, il quale in un magistrale intervento osserva che quel concetto espresso dal papa va preso «con cautela». Perché se è corretto sostenere che i musulmani adorano un Dio unico e misericordioso, la frase del papa può lasciare intendere che le due concezioni di Dio siano uguali. E invece non è così. Invece, scrive il padre Samir, «nel cristianesimo Dio è Trinità nella sua essenza, pluralità unita dall’amore», e dunque «è un po’ più che sola clemenza e misericordia». Continue reading

ANCORA VIOLENZE A CAPODANNO IN TUTTA EUROPA, MA GIORNALI E TELEVISIONI CE LO NASCONDONO Bande di giovani islamici agiscono indisturbati mentre molestano ragazze occidentali e aggrediscono le forze dell’ordine al solito grido (indovinate quale)

Ancora una volta l’anno nuovo, per l’Europa, non è iniziato nel migliore dei modi. L’ennesima epidemia di molestie e aggressioni ai danni di forze dell’ordine e donne, oltre che attentati senza troppa eco, hanno inaugurato il 2019.
In Svezia sono stati registrati numerosi incidenti in lungo e il largo il Paese. L’anno è iniziato esattamente come era finito: diciassette auto incendiate a Göteborg, un appartamento andato in fiamme, aggressioni alle forze di polizia e persino alle ambulanze. In diversi posti di Stoccolma i poliziotti si sono beccati anche dei razzi, e alle 4 e 30 del 1° gennaio un uomo è stato accoltellato a Haninge. La cronaca ha lesinato i commenti senza dare troppe spiegazioni del perché di aggressioni alle autorità.
Intanto, dalla Svezia ci spostiamo in Olanda dove – qui sono stati più precisi – polizia e pompieri sono stati aggrediti al grido di “Allahu Akbar”, e almeno due persone sono morte per gli scontri. Nel vicino Belgio sono stati appiccati diversi incendi, tra cui a un albero di Natale, nel sobborgo di Molenbeek, popolato da immigrati, che ha visto anche disordini e il saccheggio di una farmacia locale. Anche qui i pompieri che sono arrivati sulla scena sono stati bersagliati da fuochi d’artificio. Continue reading

TOLLERENZA Siamo tutti fratelli. Anche i Fratelli Musulmani?

“Siamo tutti fratelli”, ha affermato Papa Francesco nel corso della benedizione natalizia Urbi et Orbi. Anche i terroristi jihadisti? Tutti costoro rientrano, direttamente o indirettamente, sotto un’altra Fratellanza, la Fratellanza Musulmana. È quello il problema che va affrontato se vogliamo pace e vera fratellanza.

“Siamo tutti fratelli”, ha affermato Papa Francesco nel corso della benedizione natalizia Urbi et Orbi, “fratelli in umanità”. Il Pontefice si riferiva in particolare alla questione migranti e all’accoglienza di persone di diversa etnia, cultura e religione. Le sue parole, tuttavia, hanno una valenza più ampia e possono essere applicate ad altri ambiti, incluso l’estremismo. In un primo momento, ammetto di aver provato una forte sensazione di disagio nel sentirmi “sorella” dei terroristi jihadisti, che compiono stragi e tagliano teste, per giunta e impropriamente in nome di Dio.

Costoro sono fuoriusciti dalla famiglia umana oppure ne sono la componente malvagia che vuole sottomettere quella buona, che ama l’amore, la vita, i diritti umani, la democrazia e la libertà, inclusa quella religiosa. Distinguere tra bene e male è dunque d’obbligo, affinché i predicatori dell’odio e della morte, dell’annientamento della dignità delle donne, del fanatismo e dell’intolleranza non prevalgano sui fratelli e le sorelle che vogliono la pace (per tutti), facendo proseliti e distruggendo così la famiglia umana. Il riferimento alla Fratellanza Musulmana e a quei paesi che ne sostengono i progetti di conquista – Qatar e Turchia – non è certamente casuale.

Il decimo Rapporto sulla Dottrina sociale della Chiesa nel Mondo sul tema L’islam, problema politico, pubblicato dall’Osservatorio Cardinale Van Thuân, ha riproposto al centro dell’attenzione le sfide che l’islam pone attualmente a Europa e Occidente, tra cui la questione dell’estremismo che genera il terrorismo. Lo stesso che ha distrutto e insanguinato “l’amata e martoriata Siria”, per la quale Papa Francesco ha pregato il 25 dicembre. In entrambi i casi, divisioni, discriminazioni e violenze sono da ricondurre a un’unica matrice ideologica, quella della Fratellanza Musulmana, che da quasi un secolo semina la zizzania che ha prodotto il jihadismo globale come raccolto. Continue reading

MAROCCO, OCCIDENTE E L’ISLAM MODERATO CHE NON ESISTE. DICE ERDOGAN

Cari Stilumcuriali, Agostino Nobile ci ha scritto che durante le feste natalizie avrebbe preferito evitare di scrivere su quello che è l’argomento di cui è specialista, e cioè l’islam, soprattutto nei suoi rapporti con l’occidente. Ma lo sgozzamento e la decapitazione delle due turiste scandinave in Marocco, e soprattutto, dice, “la solita ipocrisia dei nostri governi e dei mezzi di comunicazione” lo hanno spinto a esprimere la sua opinione sull’ennesima tragedia a sfondo islamico, e sulla cecità, sincera o interessata dei mass media mainstream. Buona lettura. Vi spiega meglio di qualsiasi altra cosa perché il ritornello “ma mica tutti i musulmani sono
radicali” è un placebo che i giornali ripetono. Nei grandi drammi storici le “maggioranze” tranquille
sono irrilevanti.
Germania nazista, Russia sovietica, Giappone prebellico, Cina comunista e così via ne sono un esempio cristallino.

   L’islam moderato non esiste 

Nel mese di marzo dell’anno scorso il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, rivolgendosi ai musulmani residenti in Europa, ha affermato “Non fate tre figli, ma cinque perché voi siete il futuro dell’Europa”. In un’altra occasione, ha precisato: “Non esiste l’Islam moderato, esiste solo l’Islam”. Il presidente turco sa molto bene che i cosiddetti moderati, come nel mondo cristiano, non sono altro che persone disinteressate alla religione, ma che all’occasione possono rivolgersi alla dottrina e mutare la propria vita a 360º gradi. Quindi una mina vagante, e la cronaca ce lo conferma pressochè tutte le settimane. Erdoğan non è il solito bullo che abbaia senza mordere. In pochi anni ha trasformato la Turchia laica fondata da Mustafa Kemal Atatürk in una polveriera islamista. I paesi musulmani governati da laici e militari vivono o sopravvivono seduti sopra il vulcano islamico, pronto a scoppiare in qualsiasi momento. Nei paesi di cultura cristiana, indù, buddista o confuciana i musulmani, tranne rare eccezioni, non si sono integrati. Il lavaggio cerebrale che ricevono fin dall’infanzia non lascia spazi alla riflessione. Chi pensa di lasciare l’Islam per un’altra religione spesso non lo fa per il terrore di essere ammazzato anche dai propri parenti. Nel mondo laico musulmano anche le donne più disinvolte si sentono profondamente musulmane, confermando di conoscere il Corano come i cattolici adulti conoscono i Vangeli. Continue reading

GERMANIA La giustizia tedesca riconosce nozze minorili

La Corte Federale di Giustizia tedesca ha stabilito che una nuova legge che vieta il matrimonio con minori è incostituzionale perché tutti i matrimoni, compresi i matrimoni infantili contemplati dalla shari’a, sono protetti dalla legge fondamentale tedesca. Un precedente pericoloso.

La Corte federale di giustizia – la  Bundesgerichtshof –  , la più alta corte di giurisdizione civile e penale della Germania, ha da poco stabilito  che una nuova legge che vieta il matrimonio con minori è incostituzionale perché tutti i matrimoni, compresi i matrimoni infantili contemplati dalla shari’a, sono protetti dalla legge fondamentale tedesca Grundgesez.

La vicenda finita poi in tribunale aveva come protagonisti due cugini siriani – lui ventunenne, lei quattordicenne – che nel 2015 avevano raggiunto la Germania attraverso la cosiddetta “rotta balcanica”. Arrivati in Europa, però, i due ragazzi sono stati separati dall’Ufficio Welfare giovani in custodia e la ragazzina, allora quattordicenne, venne collocata in un istituto di assistenza per rifugiate minorenni non accompagnate. Sostanzialmente il ragazzino pretendeva che gli fosse riconosciuto il diritto di poterle far visita quando voleva in quanto marito e pretendeva che il suo status di coniuge gli venisse riconosciuto anche in Germania. E allora se la legge tedesca decretava “non valido” il matrimonio contratto con un minore che non ha compiuto neanche sedici anni, ci ha pensato la Corte federale, – dopo tre anni passati a far rimbalzare una simile storia in tribunale e che poteva essere liquidata molto tempo prima -, a smentire di fatto una norma di sempre, aprendo, in modo piuttosto efficace,  la porta alla legalizzazione dei matrimoni infantili tanto cari alla shari’a. E diventando l’ennesimo caso firmato da una corte tedesca che involontariamente- o favorevolmente?- sta promuovendo e sostenendo la creazione di un sistema giuridico islamico parallelo nel paese.

La corte ha  stabilito  che il matrimonio era valido perché stipulato precedentemente in Siria, dove, secondo la legge della shari’a, sono concessi.  La sentenza – descritta  come un “corso accelerato nella legge sul matrimonio islamico siriano” – ha innescato una tempesta di critiche. Ovviamente il timore dei tedeschi che si sono rivoltati contro la corte di Bamberg è quello di vedere la società islamica parallela, in ascesa in Germania, sempre più forte al punto da prevalere, con le sue norme, sul diritto europeo.

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Crepaldi: «Siamo realisti, l’islam è un problema politico»

 

“La religione islamica è direttamente e essenzialmente un progetto politico che non riconosce il diritto naturale». Ciò pone molti problemi di etica pubblica nelle nostre società che non sono adeguatamente compresi. E anche la Chiesa si pone spesso in modo ingenuo. L’arcivescovo Giampaolo Crepaldi spiega il X Rapporto sulla Dottrina sociale della Chiesa, pubblicato dall’Osservatorio Cardinale Van Thuân.”

Musulmani in preghiera a Roma

È appena uscito per le edizioni Cantagalli il decimo Rapporto sulla Dottrina sociale della Chiesa nel Mondo dell’Osservatorio Cardinale Van Thuân. Quest’anno il Rapporto è dedicato ad un tema caldo: “L’islam, problema politico”, come suona il titolo. Abbiamo posto alcune domande al Presidente dell’Osservatorio, l’arcivescovo di Trieste monsignor Giampaolo Crepaldi (in foto).

Eccellenza, perché questo tema? 
I temi centrali dei nostri Rapporti nascono da una analisi delle principale dinamiche in atto, non li inventiamo noi ma li riscontriamo nella realtà. E mi sembra fuori di dubbio che quello di una valutazione politica dell’islam, specialmente in Europa ma non solo, sia una questione chiaramente emergente e che tutti abbiamo sotto gli occhi, anche se non semnpre se ne parla adeguatamente.

Non avete avuto timore di disturbare qualcuno?
Certamente il tema è controverso e molto delicato. Nei precedenti Rapporti abbiamo trattato di immigrazioni e di Europa evitando anche allora impostazione politicamente corrette, così abbiamo fatto anche quest’anno, attenendoci al nostro lavoro senza paure.

La Chiesa cattolica propone accoglienza e dialogo con l’islam, appoggia la costruzione di moschee e  sostiene che è una religione di pace. Voi invece lo considerate un problema politico. C’è un contrasto?
Nel nostro Rapporto abbiamo fatto un lavoro che nessuno di solito fa: valutare l’islam alla luce dei principi di organizzazione della comunità sociale e politica della Dottrina sociale della Chiesa. Una cosa è il dialogo interreligioso e altra cosa è considerare i contenuti di etica pubblica dell’islam. Del resto questa religione è direttamente e essenzialmente anche un progetto politico. Verificare se l’islam faccia proposte accettabili dalla Dottrina sociale della Chiesa è un servizio di verità per tutti, per la Chiesa che nell’incontro con le religioni deve tenere conto anche della propria Dottrina sociale, e per la politica dato che la Dottrina sociale esprime anche principi e valori naturali.

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ISLAM Francia, sempre più zone ad islamizzazione progressiva

La polizia di Parigi ha dichiarato di aver arrestato nel 2018 circa 1.552 minori immigrati marocchini, a seguito di un’operazione effettuata in collaborazione con il Marocco. È una prima reazione massiccia al fenomeno di colonizzazione islamica di interi quartieri delle città francesi, dove ormai vige la sharia al posto della legge della Repubblica

La polizia di Parigi ha dichiarato di aver arrestato nel 2018 circa 1.552 minori immigrati marocchini. Si tratta dell’esito di un’operazione nata dalla collaborazione con le autorità del Marocco, ma solo per sei di questi sono state avviate le operazioni di rimpatrio.

I dati resi pubblici testimoniano il tentativo, ancora allo stato embrionale, di affrontare il dilagare delle bande di islamici che usano mettere a ferro e fuoco le strade della capitale francese. La città, e quasi tutti i suoi quartieri limitrofi, sono letteralmente ostaggio dell’anarchia imposta dalle bande islamiche dedite allo spaccio, alle aggressioni sessuali, all’occupazione di intere aree, in cui le norme della République sono state sostituite dalla shariʿah, e dove l’antisemitismo ha smesso di essere un retaggio del Novecento. Gli oltre 1500 arresti segnano un certo miglioramento delle operazioni in cui è stato registrato un 41% di arresti in più rispetto allo scorso anno, quando solo in 813 finirono in manette. Continue reading

IL RAPPORTO ACS Libertà Religiosa 2018. L’islam è il maggior persecutore

Ieri è stato pubblicato il nuovo rapporto sulla Libertà di Religione 2018 di Aiuto alla Chiesa che Soffre, fondazione di diritto pontificio presieduta da Alfredo Mantovano e diretta da Alessandro Monteduro. Il quadro che emerge, come ci si poteva immaginare, non è dei migliori. Nel mondo, 1 cristiano su 7 vive in un paese in cui il cristianesimo è perseguitato. In questo inizio del XXI Secolo, il maggior persecutore dei cristiani, nel mondo, è il radicalismo islamico.

LE VITTIME DELLA LEGGE NERA

Mappa della persecuzione

Ieri è stato pubblicato il nuovo rapporto sulla Libertà di Religione 2018 di Aiuto alla Chiesa che Soffre, fondazione di diritto pontificio presieduta da Alfredo Mantovano e diretta da Alessandro Monteduro. Il quadro che emerge, come ci si poteva immaginare, non è dei migliori. Nel mondo, 1 cristiano su 7 vive in un paese in cui il cristianesimo è perseguitato. Nel periodo preso in esame, dal 2016 al 2018, si riscontra un aumento della repressione religiosa in ben 17 Stati. La tendenza è complessivamente negativa: solo in 4 Stati la situazione è migliorata. E solo in due Stati (Kenya e Tanzania) la persecuzione dei cristiani, ad opera del movimento jihadista al Shabaab in quei casi, può dirsi complessivamente conclusa. Il maggior persecutore dei cristiani, nel mondo, è il radicalismo islamico.

Infatti la maggioranza dei paesi in cui si registra una persecuzione, è a maggioranza musulmana e governata da regimi islamici che applicano la sharia. Su 21 Stati in cui la persecuzione è conclamata e non è “solo” discriminazione, ben 14 sono regimi islamici e altri 3 sono Stati post-comunisti con una maggioranza islamica.

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FRATELLI MUSULMANI Italia: un pulpito per l’imam salafita, un trono per l’emiro

Tamim Al Thani, emiro del Qatar, lo Stato che più degli altri flirta con i jihadisti e finanzia i Fratelli Musulmani, è invitato con tutti gli onori dal governo italiano. Al contempo, l’imam tunisino Béchir ben Hassan, ha appena concluso un suo breve tour nelle moschee di Torino. Anch’egli è il tipico esponente del pensiero estremista della Fratellanza

L’arrivo in Italia dell’emiro del Qatar, Tamim Al Thani, ha scatenato una ridda di polemiche sull’opportunità che il Primo Ministro, Giuseppe Conte, e il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, incontrino il leader di un paese che è notoriamente il principale sponsor del terrorismo internazionale e dei gruppi estremisti legati alla Fratellanza Musulmana, nonché violatore seriale dei più basilari diritti umani.

Se l’imminente visita di Tamim ha attratto l’attenzione dei media, molto meno appariscente ma particolarmente significativa è stata quella dello sheikh tunisino Béchir ben Hassan, che il 15 e il 16 novembre ha tenuto due sermoni a Torino, presso le moschee di corso Giulio Cesare e via Saluzzo. Le due visite sono in realtà (involontariamente?) correlate, con l’imam – strettamente legato al partito Ennahda, il braccio politico dei Fratelli Musulmani in Tunisia, come riporta l’edizione torinese di Repubblica.it – che ha aperto la strada alla venuta del giovane emiro del terrore. Continue reading