Betlemme, la casa del pane – di Don Gabriele Amorth

“A te, o Cristo, che sei apparso sulla terra come uomo, noi offriamo per madre la Vergine Maria, parte della nostra umanità”. Betlemme [che in ebraico significa “casa del pane”] è stata teatro di grandi eventi biblici [tra i quali la consacrazione di Davide re d’Israele], fino al più straordinario fatto della storia umana: la nascita di Gesù, il Figlio di Dio.

Dal Vangelo sappiamo come Giuseppe e Maria dovettero scegliere – nell’imminenza del grande evento della nascita di Gesù – il ripiego di una grotta isolata, che serviva da riparo occasionale per i pastori e per il loro bestiame.   

Ancora oggi, contemplando Betlemme dal “campo dei pastori”, specie all’ora del tramonto o di notte, si resta incantati per il riposante paesaggio collinare naturale che offre e per il cielo tersissimo che lo avvolge. Ma è tutto l’universo che qui sembra ancora partecipare al grande mistero del Natale del Signore, che la liturgia celebra ogni anno. E sentiamo più che mai appropriata la solenne preghiera natalizia della tradizione bizantina: “Che cosa ti offriremo, o Cristo, per essere apparso sulla terra come uomo? Ognuna delle creature da te chiamate all’esistenza ti offre la sua riconoscenza: gli Angeli, il loro canto; i cieli, le stelle; i Magi, i doni; i pastori, la loro venerazione; la terra, una grotta; il deserto, un presepio. Ma noi ti offriamo per madre la Vergine Maria [una di noi, parte della nostra umanità]”.

Più che mai nel Natale la Santa Vergine rifulge per la sua massima elevazione a Madre di Dio, “Theotókos”, generatrice di Gesù, unica Persona del Verbo di Dio. Così il mistero del Natale del Signore ci riporta alla venerazione del titolo più grande che la fede cattolica riconosce a Maria: la sua divina maternità.

E mentre i Cristiani “fratelli separati” di fede non cattolica non hanno la grazia di riconoscere come verità rivelata gli ultimi due dogmi mariani [l’Immacolato Concepimento di Maria e la sua Assunzione al Cielo], pure essi venerano nella Madonna le verità di fede dei primi due dogmi: la perpetua verginità di Maria e, appunto, la sua divina maternità.

Per celebrare degnamente – nel mistero del Natale – le grandezze della Madre di Gesù, dobbiamo ricorrere alle esaltazioni sempre piene di amore e di fede che la Chiesa ci suggerisce in questo tempo liturgico: dalle Antifone, Responsori ed Inni propri del Natale [proposti nella “Liturgia delle Ore”], alle prime invocazioni delle ‘Litanie lauretane’ [dove si trovano associati gli attributi della divina maternità e della verginità di Maria] e alle preghiere di ogni giorno [come l’Ave, Maria e l’Angelus] che invocano Maria proprio per la sua divina maternità.

E non va dimenticata, ovviamente, la meditazione del 3° “Mistero della gioia”, il Natale di Gesù, narrato dall’Evangelista Luca: “C’erano nella regione alcuni pastori che vegliavano di notte, facendo la guardia al loro gregge. Un Angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l’Angelo disse loro: “Non temete, ecco: vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un Salvatore, che è il Cristo Signore…” [Lc 2, 8-12].

E a questo brano facciamo seguire una breve riflessione, del tipo: Maria Madre di Dio è la Madonna del Natale, la donna del primo sguardo dell’uomo sul Dio fatto uomo, accarezzato con occhi trasparenti di tenerezza materna e di santità. Così pregando la Santa Vergine: “Santa Madre di Dio, fa’ che contempliamo anche noi con sguardo di fede e di amore il tuo figlio, il Verbo fattosi uomo, il Bambino Gesù dei nostri Presepi!”.

Don Gabriele Amorth

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