Chi erano i farisei, e perché erano così negativi?

Gesù ha avuto raramente parole di lode per questo gruppo religioso

Il Nuovo Tesamento mostra chiaramente come Gesù fosse deluso dai farisei. Lo dice varie volte, e si lancia anche in un lungo discorso sottolineando tutte le loro mancanze:

“Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini; perché così voi non vi entrate, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrarci” (Matteo 23, 13).

Ma chi erano i farisei?

La Catholic Encyclopedia offre questa spiegazione:

Setta o fazione politico-religiosa tra gli aderenti al tardo ebraismo che nacque come classe verso il III secolo a.C. Dopo l’esilio, la forma di governo monarchica di Israele era diventata una cosa del passato, e al suo posto gli ebrei avevano creato una comunità che era metà Stato e metà Chiesa. Un crescente senso di superiorità nei confronti delle nazioni pagane e idolatre che li circondavano divenne una delle principali caratteristiche dei farisei. Veniva insegnato loro insistentemente a distinguersi dai propri vicini. Continue reading

L’antica preghiera a San Giuseppe che non ha mai fallito

Se recitata con fede e per un particolare beneficio spirituale

nche se San Giuseppe nella Scrittura non dice una parola, il suo silenzio, esempio di fedeltà obbediente e cura diligente della Sacra Famiglia durante gli anni formativi di Gesù, lo ha reso uno dei santi più amati della cristianità.

La devozione al padre putativo di Gesù viene in genere fatta risalire al III o IV secolo, ma secondo il libro di preghiere Pieta c’è una preghiera a San Giuseppe che risale all’anno 50.

Questa preghiera venne ritrovata nel 50° anno di nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo. Nel 1505 venne mandata dal Papa all’imperatore Carlo quando questi stava andando in battaglia. Chiunque la legga o la ascolti o la mediti non avrà mai una morte improvvisa e non affogherà, né alcun veleno avrà effetto su di lui; non cadrà nelle mani del nemico né verrà bruciato in qualche incendio o sconfitto in battaglia. Recitatela per nove mattine per qualsiasi cosa desideriate. Non ha mai fallito.

Ecco la preghiera, che per alcuni “non ha mai fallito, a patto che la richiesta riguardi il proprio beneficio spirituale o quello di coloro per cui si prega”: Continue reading

3 potenti sacramentali da tenere in macchina

Questi oggetti religiosi non solo ci ricordano Dio, ma invocano la Sua protezione

Viaggiare in macchina può essere spesso un’esperienza frustrante e rovinare il resto della giornata. Le nostre emozioni possono vedersi facilmente influenzate dal minimo cambiamento nel traffico o perfino dal tempo.

Una serie di strumenti che la Chiesa ha fornito per aiutarci a concentrarci su Dio mentre guidiamo sono i sacramentali. In genere sono oggetti religiosi benedetti da un sacerdote per invocare una grazia particolare di Dio. Sono stati istituiti dalla Chiesa per farci approfondire il nostro rapporto con Cristo e puntano a santificare ogni aspetto della nostra vita. I sacramentali sono estensioni dei sette sacramenti e portano la grazia di Dio in tutto ciò che facciamo.

Un altro beneficio dei sacramentali è la capacità di invocare la mano protettrice di Dio su di noi. Se non impediscono necessariamente di avere un incidente, sono potenti promemoria della necessità di chiedere l’aiuto provvidenziale di Dio. Molte persone hanno testimoniato eventi miracolosi collegati all’uso idoneo dei sacramentali, che hanno preservato la loro vita o quella dei loro cari.

Ecco tre sacramentali che, se usati idoneamente, possono offrire aiuto spirituale e protezione divina mentre viaggiate in macchina. Continue reading

III Domenica di Quaresima anno B, 2018 – La fede non si mercanteggia …

 

Vi è una frase, quella che conclude il Vangelo di oggi che mi fa un po’ tremare: “Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo.”

Mi fa tremare perché davanti a Gesù io sono nudo. Egli conosce ogni mio pensiero, ogni mia intenzione, se è sincera, se ha un doppio senso, se quanto faccio è veramente nella linea del bene e della verità alla ricerca di compiere la sua volontà. Egli vede in ciascuno di noi dove nessun altro può vedere e con Lui non si bara, difficile invocare scuse e fraintendimenti.

Vede e sa se cerco di osservare i comandamenti nella mia vita con sincerità, perché: “ I suoi comandamenti non sono gravosi”, oppure se non hanno incidenza in quello che vivo. A questo proposito tutti dovremo rileggere i comandamenti e scopriremo che trasgredirne anche uno solo implica il non rispetto anche di tutti gli altri.

Oggi, il concetto di libertà viene rivendicato con forza, ma anche in modo improprio per cui la libertà dell’uomo non deve avere vincoli e divieti, così anche i comandamenti diventano una difficoltà nel vivere la fede, perché vengono sentiti come una limitazione e un’ingerenza di Dio nella nostra vita, eppure con essi ci dovremmo confrontare più spesso. Essi, infatti, non sono contro di noi, ma sono per noi. Vengono dati al popolo di Israele in un contesto di un cammino di liberazione.

“Non ci tolgono o limitano la nostra libertà, piuttosto ci liberano. Quello che ordinano non è un capriccio di qualcosa che non è gradito a Dio, ma un progetto di vita che rende possibile lo sviluppo umano e un sano rapporto con gli altri” (cardinale Norberto Rivera Carrera).

Quello che noi potremmo sentire come una costrizione o una indebita ingerenza di Dio nella nostra vita per il popolo di Israele era un dono fatto da Dio.

Allora il Vangelo di oggi con la cacciata dei venditori dal tempio, nel modo in cui ci viene anche descritta, mi spinge a riflettere,  a ripensare sulla sincerità del mio rapporto con Gesù, sulla qualità e sulla verità della mia fede e sull’ accettazione di questi doni, i comandamenti, appunto, nella mia vita

Che ci fossero cambiavalute, perché nel tempio non poteva essere usato il denaro romano che portava l’effige dell’imperatore e venditori di animali sacrificali non ci deve scandalizzare. I pellegrini arrivavano da ogni dove e chi di loro si sarebbe portato dietro un animale per il sacrificio? Cosa vorrà dirci Gesù con questo gesto così forte?

Stai attento a non mercanteggiare con Dio! Qual’ è il tuo atteggiamento quando preghi? É un volere comprare dei favori
da Dio? Che non esclude la preghiera di richiesta, che va accompagnata dalla preghiera di accettazione della sua volontà, assieme a quella di: “Gesù confido in Te”. Esprimendo, così, la volontà di abbandonarci alla sua volontà, certi che il Signore non ci lascerà soli!

Consapevoli che Dio non è un funzionario da blandire con una quantità innumerevoli di Parole o promettendo chissà quali cose, ce lo ricorda Gesù stesso.
“Nel pregare non usate troppe parole come fanno i pagani, i quali pensano di essere esauditi per il gran numero delle loro parole.”
(Mt 6,7) Aggiunge ancora: “il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate.” (Mt 6,8)

Guardando al gesto di Gesù nel tempio, tutti siamo invitati, a fare una purificazione del cuore, di tutta la nostra persona, e non solo quella interiore e spirituale, e della vita. Perché se Gesù, con la sua passione e la sua Risurrezione, è il nuovo tempio tramite il quale noi possiamo rendere culto a Dio in Spirito e Verità. Paolo scrivendo ai cristiani di Corinto ricorda: “(1Cor 6,19) Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi? Lo avete ricevuto da Dio e voi non appartenete a voi stessi… (2Cor 6,16) Quale accordo fra tempio di Dio e idoli? Noi siamo infatti il tempio del Dio vivente…”

In questa riconversione del cuore riesaminiamo, quindi, se vi sia una vera relazione con Gesù, che significa un rapporto continuo, costante con Lui o se il nostro rapporto sia a fasi alterne dove lo “spento” prevale sull’ “acceso”.

Certo la fede in Gesù è impegnativa, non semplice perché vi è uno scandalo da accettare: quello della Croce di cui parla Paolo nella seconda lettura. La Croce, il momento della solitudine,
dell’abbandono e della sconfitta, della derisione: “(Mt 27,42) Ha salvato altri e non può salvare sè stesso! È il re d’Israele; scenda ora dalla croce e crederemo in lui.”

Il cristianesimo non è una filosofia, ma è testimonianza del Figlio di Dio, Dio, venuto in mezzo a noi crocifisso e risorto. Anche oggi, come al tempo di Paolo vi è sempre la tentazione e il pericolo di condurre l’evento cristiano a una concezione intellettuale, a un insegnamento elevato come i greci che ricercavano una sapienza fondata sulla ricerca razionale. Il cristiano si ferma davanti alla contemplazione e all’ annuncio del crocifisso, un condannato a quella morte riservata agli schiavi e a quelli che erano i terroristi dell’epoca. Di fronte a ciò
l’irrisione, che accade ancora oggi e lo scandalo. Se Dio è Dio non può manifestarsi così! Eppure quel crocifisso che si staglia fra la terra e il cielo salva l’uomo, è il preludio alla risurrezione e a quella domanda di vita e di salvezza che l’uomo da sempre ricerca. Ecco perché Paolo può dire che: “Il Cristo crocifisso è potenza di Dio e sapienza di Dio”

Alla luce della Parola del Signore diventi questo cammino quaresimale vera occasione di purificazione per il nostro credere e agire di conseguenza, chiediamo a Gesù di purificare il nostro credere da tutte quelle scorie che ancora ci impediscono di abbandonarci a Lui come un bimbo sereno fra le braccia della madre.
(Slm 131,2)

Deo gratias, qydiacdon

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“I 10 comandamenti non limitano la nostra libertà, ci liberano”

Meditazione del cardinale Norberto Rivera Carrera

I dieci comandamenti sono per l’uomo, non contro l’uomo. Non ci tolgono o limitano la nostra libertà, piuttosto ci liberano. Quello che ordinano non è un capriccio di qualcosa che non è gradito a Dio, ma un progetto di vita che rende possibile lo sviluppo umano e un sano rapporto con gli altri”.

Con queste parole, il cardinale messicano Norberto Rivera Carrera ha spiegato una delle letture della Messa domenicale e ha affermato che il decalogo deve essere un’opzione per la vita: “Io metto davanti a te la vita e la morte, il bene e il male, e ti ordino di osservare i comandamenti perché tu possa vivere. I dieci comandamenti devono essere il punto di riferimento, il punto di partenza della vita morale”, ha dichiarato.

Il porporato ha precisato che in Israele non si parlava della Legge come di un peso o di un’imposizione, ma di un dono che Dio ci ha fatto, come luce per i nostri passi. “Abbiamo stretto un’alleanza con Dio e i comandamenti sono il segno della nostra appartenenza a Yahvè, sono la proclamazione del fatto che siamo popolo eletto”.

Il cardinale ha quindi affermato che non siamo soli di fronte alla Legge, con la nostra debolezza e impotenza di compierla. “Tra noi e il decalogo c’è Cristo Gesù, morto e risorto. Egli è il potere di Dio, ci dà il suo Spirito; è venuto a darci una nuova legge che non si limita a proclamare il bene, ma lo realizza dentro di noi”.

Circa il Vangelo in cui Gesù scaccia dal tempio i mercanti e i cambiavalute, il cardinale Rivera ha considerato che “è necessario un progetto per rinnovare nella nostra arcidiocesi le celebrazioni liturgiche, soprattutto la celebrazione dell’Eucaristia, in cui si veda chiaramente che si tratta di celebrazioni sacre, celebrazioni di un popolo che partecipa, in cui davvero i fedeli si nutrono spiritualmente e in cui brilla la gloria di Dio e si esprime la nostra cattolicità. Queste celebrazioni, però, devono essere unite alla vita e alle situazioni di tutti i giorni”.

“Se le nostre mani sono macchiate di sangue o di violenza, o se non cerchiamo la giustizia e non soccorriamo gli oppressi, Dio ci dirà: ‘Non voglio i tuoi sacrifici, e le tue celebrazioni non mi sono gradite’. Se non onoriamo nostro padre e nostra madre, ma li abbandoniamo nella loro vecchiaia e non li aiutiamo nelle loro necessità e nella loro solitudine, quando arriveremo al suo tempio Dio ci dirà: ‘Non presentarmi offerte inutili, non gradisco il tuo culto, sono stanco delle tue celebrazioni’”.

“Se la nostra vita si sviluppa tra menzogne e inganni, Dio ci dirà: ‘Smetti di presentare sacrifici inutili, non sopporto delitto e solennità’. Se la nostra vita sessuale si lascia trascinare da deviazioni perverse e non ci fermiamo neanche davanti all’adulterio, Dio ci dirà: ‘Non voglio le tue solennità, le detesto, non proseguire in oblazioni vane’”, ha concluso.

Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti
In Aleteia

MESSORI SBUGIARDA SPIELBERG E LUI RINUNCIA AL FILM CONTRO LA CHIESA

Steven Spielberg lavorava a un film sul caso Mortara, ma l’uscita negli USA del libro di Messori svela la verità e il regista abbandona il progetto per non cadere nel ridicolo

 

Il celebre regista e produttore americano, ebreo praticante, Steven Spielberg, stava per iniziare le riprese di un film sul “caso Mortara”. Naturalmente, la pellicola (distribuita nel mondo intero) avrebbe seguito la vulgata, secondo la quale il piccolo Edgardo Mortara, su ordine di Pio IX, a sette anni sarebbe stato crudelmente strappato dalle braccia dei genitori, israeliti di Bologna, portato a Roma e allevato in collegi cattolici, imponendogli di diventare cristiano. E questo parchè, quando era neonato e rischiava di morire, una domestica cristiana lo aveva nascostamente battezzato. Continue reading

Quei vescovi con l’ossessione di Salvini

Continuano le polemiche per l’uso “improprio” di Vangelo e Rosario da parte del leader della Lega, ma monsignor Perego – che tanto si scandalizza – nulla ha avuto da dire sulle leggi anti-vita e famiglia della passata legislatura né sulla Bonino a far comizi in chiesa.

 Non si spengono gli echi delle parole pronunciate da Matteo Salvini sul palco di piazza Duomo a Milano, in occasione del comizio di sabato scorso, durante il quale ha promesso di seguire il Vangelo e ha mostrato il Rosario. Il gesto è stato interpretato dai suoi detrattori come una trovata elettoralistica fuori luogo e ciò era ampiamente prevedibile. C’era altresì da aspettarsi che anche settori della Chiesa si indignassero per l’accostamento del programma politico della Lega al messaggio evangelico, con il dichiarato e solenne impegno, da parte del candidato premier della Lega, di applicare i principi del cattolicesimo alla politica. Continue reading

Prete non pedofilo: lezione della Chiesa allo Stato

Dopo una condanna pesantissima per pedofilia e sette anni scontati in carcere, per don Luciano Massaferro arriva la piena riabilitazione dalla giustizia ecclesiastica. Merito del coraggio mostrato dall’arcivescovo di Genova Bagnasco che ha fatto svolgere un processo rigoroso dal quale è uscito assolto. Parlano l’amico vescovo e il suo legale, Ronco, che sottolineano la fede con la quale ha affrontato una tragedia personale e gli errori compiuti dalla giustizia italiana: “Le cose non andarono come stabilì il giudice civile”

La giustizia ecclesiastica lo ha pienamente riabilitato dall’accusa di pedofilia entrando così in opposizione con la sentenza con la quale la Cassazione stabiliva per don Luciano Massaferro di Alassio la condanna a 7 anni, scontati quasi tutti in carcere. Per i giornali la notizia è ghiotta. Infatti lo si presenta come né più né meno che un contrasto per mettere in cattiva luce il tribunale ecclesiastico, adombrando una sorta di “tenerezza” nei confronti del sacerdote che invece la giustizia penale ha ritenuto colpevole.

Di qua la giustizia civile che lo ha condannato, di là quella ecclesiastica che invece dopo un’attenta analisi della vicenda iniziata nel 2009, ha assolto “don Lu”, ribaltando completamente la decisione precedente che ora gli consentirà di poter tornare a fare il parroco e soprattutto a dire messa, salvo però impedirgli di insegnare religione nelle scuole perché per quell’incarico vale la giustizia ordinaria, che lo inibisce dalla cattedra. Continue reading

Cure palliative ed eutanasia, Parolin frena la PAV

Importante messaggio del Segretario di Stato vaticano in occasione della Conferenza internazionale sulle cure palliative organizzata dalla Pontificia Accademia per la Vita (PAV): confine chiaro tra cure palliative ed eutanasia, sedazione profonda solo come “estremo rimedio”.

Oggi primo marzo si conclude il Congresso internazionale “Palliative Care: everywhere & by Everyone. Palliative care in every region. Palliative care in every religion or belief”, organizzato dalla Pontificia Accademia per la Vita (PAV). In occasione di questo congresso il cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin, ha inviato una lettera a mons. Vincenzo Paglia, presidente della PAV.

La lettera è ricca di spunti preziosi. Ne evidenziamo solo alcuni. Il cardinal Parolin innanzitutto inserisce le cure palliative nell’ambito più ampio del prendersi cura della persona, autentica vocazione del medico. Infatti “il suo compito è di curare sempre – scrive Parolin – anche se non sempre è possibile guarire”. Altra suggestione interessante offerta dalla missiva è il concetto di limite. Quando ogni terapia ormai si è dimostrata inutile sia a guarire il paziente che a migliorare le sue condizioni che addirittura solo a stabilizzarlo nel suo quadro clinico, ecco che le cure palliative – anche in quel frangente che mette a nudo i limiti della medicina – appaiono efficaci non solo sul piano della terapia del dolore, ma anche nel loro significato più umano dell’accompagnamento del morente. Scrive infatti Parolin: “Le cure palliative attestano, all’interno della pratica clinica, la consapevolezza che il limite richiede non solo di essere combattuto e spostato, ma anche riconosciuto e accettato. E questo significa non abbandonare le persone malate, ma anzi stare loro vicino e accompagnarle nella difficile prova che si fa presente alla conclusione della vita. Quando tutte le risorse del ‘fare’ sembrano esaurite, proprio allora emerge l’aspetto più importante nelle relazioni umane che è quello dell’’essere’: essere presenti, essere vicini, essere accoglienti. Questo comporta anche il condividere l’impotenza di chi giunge al punto estremo della vita”.

Poi il Segretario di Stato ricorda un punto centrale della dottrina cristiana fondata sul personalismo ontologico: nessuna patologia, nessuna disabilità, nessun clessidra che ci dice che ormai il tempo sta per scadere può legittimare l’eutanasia, perché nessuno di questi fattori riesce a cancellare nel paziente la sua dignità personale: né la sua maggiore o minore perfettibilità fisica, né la perdita di funzioni elevate quali l’autocoscienza e la comunicazione con terze persone, né il tempo che gli rimane da vivere. Lasciamo nuovamente la penna a Parolin: “Questo prezioso legame [di cura vicendevole lungo tutto l’arco dell’esistenza] sta a presidio di una dignità, umana e teologale, che non cessa di vivere, neppure con la perdita della salute, del ruolo sociale e del controllo sul proprio corpo”.

La lettera, prima di chiudersi, tocca un aspetto attinente le terapie del dolore che il Magistero aveva sempre tenuto in grande considerazione: la perdita della coscienza a seguito di terapie antalgiche è un effetto indiretto che può essere accettato solo come extrema ratio, dato che la persona dovrebbe vivere con piena consapevolezza anche gli ultimi istanti di vita. Il Segretario di Stato a questo proposito ricorda che “con la sedazione, soprattutto quando protratta e profonda, viene annullata quella dimensione relazionale e comunicativa che abbiamo visto essere cruciale nell’accompagnamento delle cure palliative. Essa risulta quindi sempre almeno in parte insoddisfacente, sicché va considerata come estremo rimedio, dopo aver esaminato e chiarito con attenzione le indicazioni”.

In questo periodo di lassismo dottrinale la lettera del cardinal Parolin pare quindi richiamare alcuni punti fermi della dottrina relativi alla inviolabile dignità delle persone moribonde. Un richiamo assai opportuno all’indirizzo della Pontificia Accademia per la Vita che nel novembre scorso organizzò un convegno sul fine vita in collaborazione con la World Medical Association, convegno in cui presero la parola alcuni relatori favorevoli all’eutanasia (http://www.lanuovabq.it/it/vaticano-si-apre-dolcemente-la-porta-alleutanasia). Il convegno di questi due giorni presenta anch’esso delle ombre. Infatti ieri è intervenuta la dott.ssa Kathleen Foley che è stata responsabile per nove anni del Project on Death in America (Progetto sulla morte in America), progetto finanziato dal famigerato Open Society Institute, fondazione eretta dal magnate George Soros. Nel 2005 la Foley fu chiamata come esperta ad esprimere un parere su un disegno di legge inglese dal titolo Assisted Dying for the Terminally Ill. Nel suo intervento (https://publications.parliament.uk/pa/ld200405/ldselect/ldasdy/86/86ii.pdf pp. 593-595) la Foley apparve possibilista in merito all’aiuto al suicidio.

Dovremo attendere la lettura degli atti del convegno per fornire un giudizio ponderato sulla due giorni di lavoro della PAV, però il nostro timore nasce dal fatto che sotto le mentite spoglie delle cure palliative e delle terapie del dolore qualcuno, anche in casa cattolica, voglia occultare pratiche mortifere, ossia tracciare una via cattolica all’eutanasia. E’ infatti noto che dosi massicce di farmaci nati per domare il dolore possono invece provocare volutamente la morte del paziente.

Tommaso Scandroglio in La NBQ

Lodate il Signore …

Lodate il Signore per tutte le cose,
la sua umiltà e la sua provvidenza.
Lodate il suo amore per tutte le cose,

lodate la sua lunga pazienza.
Lodate il Signore che perdona le colpe,
largisce successi e afflizioni.
Lodate il Signore, voi pene e rovesci,
voi gioie serene e dolori;
voi mali affliggenti la vita,
che fate più umile il cuore.

Lodate il Signore che aiuta noi stanchi
in cammino alla meta agognata,
il Signore che accende nel cuore
l’ anelito al vero e alla pace.

Lodate il Signore per le croci che pesano,
per l’ aiuto che accorda alla lotta interiore,
la quiete e il fuoco che prova.
Lodate il Signore per tutte le cose.

L. Ryzova