Teofilo, amico di Dio, meditazione con i ragazzi. – III Domenica ordinario C

Cari ragazzi penso che tutti voi abbiate visto i film di Harry Potter. Oppure che ne so l’ Hobbit … o visto altri film del genere fantasy, magari anche letto storie simili e noi sappiamo che sono storie inventate da scrittori brillanti, ma che non corrispondono alla realtà.

Allora, il vangelo di oggi inizia con una rassicurazione, da parte del suo autore: Luca. È vero vi sono descritti miracoli, prodigi, malati che guariscono, lebbrosi risanati, morti che tornano in vita, incontriamo angeli e il diavolo , vi è l’ annuncio straordinario che Gesù è risorto, che è vivo dopo la sua crocifissione ed è in cielo, che è Dio …Cose straordinarie, fatti portentosi , ai quali noi  crediamo.

E chi vuole rassicurare Luca? Questo tipo che ha un nome un po’ strano: Teofilo. È come gli dicesse. Stai tranquillo perché ho fatto delle ricerche, mi sono documentato, ho ascoltato i testimoni è tutto serio, tutto attendibile, tutto vero, non è una storia “fantastica”.  Continue reading

Durante il periodo della guerra in Libano …

Durante il periodo in cui la guerra infuriava nel Libano io ho avuto modo di leggere una lettera di un giovane cristiano di 22 anni scritta un mese circa prima di essere ucciso. Stava preparandosi al sacerdozio e nella previsione di poter morire, scrisse ai suoi familiari:

“Ho una sola cosa da chiedervi: perdonate di cuore a quelli che mi avranno ucciso; domandate con me che il mio sangue serva come riscatto per il Libano, come offerta per la pace, per l’amore che sono scomparsi nel nostro paese e nel mondo; che la mia morte insegni agli uomini la carità. ~ Signore vi consoli. Io non rimpiango questo mondo ma mi rattrista il pensiero della vostra tristezza. Pregate, pregate e amate i vostri nemici”.

È una testimonianza viva della vittoria dell’amore cristiano. Ringraziamo il Signore di farci conoscere che anche oggi i cristiani muoiono come Gesù perdonando chi li uccide; preghiamo per i cristiani che sono tuttora perseguitati e domandiamo di poter essere promotori di unità con la carità che supera ogni odio.

Da la Chiesa .it

… Sono figlio di una prostituta … – L’ importanza della famiglia *

Nel 1980 un giovane, di nome Sergio, si suicida nel carcere di Milano. Alcuni anni prima aveva scritto:

“ Sono figlio di una prostituta
e non conosco mio padre:
Talvolta mi sembra di essere nato senza genitori.
Dentro di me urlo e invoco
ciò che la vita mi ha tolto violentemente
e vorrei, come un pazzo, correre per le strade
almeno per vedere … le mamme.
Vorrei incantarmi
guardando mentre baciano i loro figli
e poi vorrei fermarmi a guardare i figli      

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Come a Cana Maria intercede per noi – *

“Per lei abbiamo ricevuto Gesù, per lei succede il primo prodigio; per la sua intercessione la gioia continua fino al termine della festa; per lei la liberazione della colpa e la discesa della grazia, come rugiada sui campi d’ estate. È la nostra speranza mai tradita, la liberazione perfino dal rossore e dal rimorso. E lei continua da secoli ad apparire e a ripetere sempre la stessa preghiera delle nozze di Cana, tuttora preoccupata che non manchi nulla ai nostri banchetti”.

David Maria Turoldo, ( titolo di fantasia)

S. Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e, nel 2010, l’ allora cardinal Bergoglio su famiglia e altri tipi di unioni, ( unioni civili)

S. Giovanni Paolo II, quasi all’indomani della sua elezione, tracciò l’importanza dell’impegno dei cattolici in difesa dei principi cristiani come la vita, la famiglia, i più deboli (nascituri, bambini, anziani e malati), scrivendo e descrivendo l’inno alla vita che dovrebbe ispirare ogni cattolico ad agire e a reagire in un simile contesto: «Reagiremo ogni volta che la vita umana è minacciata. Quando il carattere sacro della vita prima della nascita viene attaccato, noi reagiremo per proclamare che nessuno ha il diritto di distruggere la vita prima della nascita. Quando si parla di un bambino come un peso o lo si considera come mezzo per soddisfare un bisogno emozionale, noi interverremo per insistere che ogni bambino è dono unico e irripetibile di Dio, che ha diritto ad una famiglia unita nell’amore. Quando l’istituzione del matrimonio è abbandonata all’egoismo umano e ridotta ad un accordo temporaneo e condizionale che si può rescindere facilmente, noi reagiremo affermando l’indissolubilità del vincolo matrimoniale. Quando il valore della famiglia è minacciato da pressioni sociali ed economiche, noi reagiremo riaffermando che la famiglia è necessaria non solo per il bene privato di ogni persona, ma anche per il bene comune di ogni società, nazione e stato. Quando poi la libertà viene usata per dominare i deboli, per sperperare le ricchezze naturali e l’energia, e per negare agli uomini le necessità essenziali, noi reagiremo per riaffermare i principi della giustizia e dell’amore sociale. Quando i malati, gli anziani o i moribondi sono abbandonati, noi reagiremo proclamando che essi sono degni di amore, di sollecitudine e di rispetto» (Omelia, 7 ottobre 1979).

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Doni diversi per il bene comune*

Un giorno i colori decidono di riunirsi per stabilire che tra loro è il più importante.

Il verde si propone subito come meritevole di ricevere il primato, dicendo: “ Guardatevi incontro, contemplate la natura, osservate le colline, le foreste, le montagne e vi renderete conto come, senza di me, non ci sia vita. Io sono il colore dell’ erba, degli alberi, delle praterie sconfinate. Io rappresento la primavera, la speranza”.
Il Blu si fa vanti commentando: “ Tu sei troppo occupato a guardare la terra sei troppo preso dalla realtà che ti circonda. Alza un po’ gli occhi verso il cielo, contempla la vastità e la profondità dei mari e lì scoprirai la mia presenza. Io sono il colore della profondità, che abbraccia l’ universo. Io rappresento la pace e la serenità”.
Il blu ha appena finito il suo commento che interviene il giallo: “ ma voi siete colori troppo seri! Il mondo ha bisogno di luce e di gioia, io sono il colore che porta il sorriso nel mondo. Del mio colore si vestono il frumento e i girasoli, le stelle della notte e il sole che illumina ogni cosa, io rappresento l’ energia e la gioia”.
Timidamente si fa vanti l’arancione dicendo: “io sono il colore che annuncia il giorno e poi lascio tracce della mia presenza all’ orizzonte, all’ ora del tramonto. Del mio colore si vestono le carote, i mango ed i papaya perché dove sono presente, assicuro vitamine e una vita sana. Io rappresento il calore e la salute”.       Continue reading

Il Calvario fontana di carità, di speranza e di fede di Tonino Bello

Però è proprio dal Calvario che si diparte la speranza. Il mondo può cambiare. E noi che siamo ammalati o che pure siamo vittime di tante sofferenze morali, noi possiamo contribuire a cambiare il mondo. Con grande fiducia, appoggiando il nostro capo sul capo di Gesù che rantola sulla croce.

Il Calvario è lo scrigno nel quale si concentra tutto l’amore di Dio   

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Quello che i vescovi dicevano nel 2007 sulle cosiddette Unioni Civili

In vista della discussione sul ddl Cirinnà,, e dopo la presa di posizione del Cardinale Angelo Bagnasco, presidente della CEI, vale la pena rileggere la Nota del CONSIGLIO EPISCOPALE PERMANENTE del 28 Marzo 2007 sulle unioni civili. (dqy)

Nota a riguardo della famiglia fondata sul matrimonio
e di iniziative legislative in materia di unioni di fatto

L’ampio dibattito che si è aperto intorno ai temi fondamentali della vita e della famiglia ci chiama in causa come custodi di una verità e di una sapienza che traggono la loro origine dal Vangelo e che continuano a produrre frutti preziosi di amore, di fedeltà e di servizio agli altri, come testimoniano ogni giorno tante famiglie. Ci sentiamo responsabili di illuminare la coscienza dei credenti, perché trovino il modo migliore di incarnare la visione cristiana dell’uomo e della società nell’impegno quotidiano, personale e sociale, e di offrire ragioni valide e condivisibili da tutti a vantaggio del bene comune.

La Chiesa da sempre ha a cuore la famiglia e la sostiene con le sue cure e da sempre chiede che il legislatore la promuova e la difenda. Per questo, la presentazione di alcuni disegni di legge che intendono legalizzare le unioni di fatto ancora una volta è stata oggetto di riflessione nel corso dei nostri lavori, raccogliendo la voce di numerosi Vescovi che si sono già pubblicamente espressi in proposito. E compito infatti del Consiglio Episcopale Permanente «approvare dichiarazioni o documenti concernenti problemi di speciale rilievo per la Chiesa o per la società in Italia, che meritano un’autorevole considerazione e valutazione anche per favorire l’azione convergente dei Vescovi» (Statuto C.E.I., art. 23, b).

Non abbiamo interessi politici da affermare; solo sentiamo il dovere di dare il nostro contributo al bene comune, sollecitati oltretutto dalle richieste di tanti cittadini che si rivolgono a noi. Siamo convinti, insieme con moltissimi altri, anche non credenti, del valore rappresentato dalla famiglia per la crescita delle persone e della società intera.

Ogni persona, prima di altre esperienze, è figlio, e ogni figlio proviene da una coppia formata da un uomo e una donna. Poter avere la sicurezza dell’affetto dei genitori, essere introdotti da loro nel mondo complesso della società, è un patrimonio incalcolabile di sicurezza e di fiducia nella vita. E questo patrimonio è garantito dalla famiglia fondata sul matrimonio, proprio per l’impegno che essa porta con sé: impegno di fedeltà stabile tra i coniugi e impegno di amore ed educazione dei figli.

Anche per la società l’esistenza della famiglia è una risorsa insostituibile, tutelata dalla stessa Costituzione italiana (cfr artt. 29 e 31). Anzitutto per il bene della procreazione dei figli: solo la famiglia aperta alla vita può essere considerata vera cellula della società perché garantisce la continuità e la cura delle generazioni. E quindi interesse della società e dello Stato che la famiglia sia solida e cresca nel modo più equilibrato possibile.

A partire da queste considerazioni, riteniamo la legalizzazione delle unioni di fatto inaccettabile sul piano di principio, pericolosa sul piano sociale ed educativo. Quale che sia l’intenzione di chi propone questa scelta, l’effetto sarebbe inevitabilmente deleterio per la famiglia. Si toglierebbe, infatti, al patto matrimoniale la sua unicità, che sola giustifica i diritti che sono propri dei coniugi e che appartengono soltanto a loro. Del resto, la storia insegna che ogni legge crea mentalità e costume.
Un problema ancor più grave sarebbe rappresentato dalla legalizzazione delle unioni di persone dello stesso sesso, perché, in questo caso, si negherebbe la differenza sessuale, che è insuperabile.

Queste riflessioni non pregiudicano il riconoscimento della dignità di ogni persona; a tutti confermiamo il nostro rispetto e la nostra sollecitudine pastorale. Vogliamo però ricordare che il diritto non esiste allo scopo di dare forma giuridica a qualsiasi tipo di convivenza o di fornire riconoscimenti ideologici: ha invece il fine di garantire risposte pubbliche a esigenze sociali che vanno al di là della dimensione privata dell’esistenza.
Siamo consapevoli che ci sono situazioni concrete nelle quali possono essere utili garanzie e tutele giuridiche per la persona che convive. A questa attenzione non siamo per principio contrari. Siamo però convinti che questo obiettivo sia perseguibile nell’ambito dei diritti individuali, senza ipotizzare una nuova figura giuridica che sarebbe alternativa al matrimonio e alla famiglia e produrrebbe più guasti di quelli che vorrebbe sanare.

Una parola impegnativa ci sentiamo di rivolgere specialmente ai cattolici che operano in ambito politico. Lo facciamo con l’insegnamento del Papa nella sua recente
Esortazione apostolica post–sinodale Sacramentum Caritatis: «i politici e i legislatori cattolici, consapevoli della loro grave responsabilità sociale, devono sentirsi particolarmente interpellati dalla loro coscienza, rettamente formata, a presentare e sostenere leggi ispirate ai valori fondati nella natura umana», tra i quali rientra «la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna» (n. 83). «I Vescovi – continua il Santo Padre – sono tenuti a richiamare costantemente tali valori; ciò fa parte della loro responsabilità nei confronti del gregge loro affidato» (ivi). Sarebbe quindi incoerente quel cristiano che sostenesse la legalizzazione delle unioni di fatto.

In particolare ricordiamo l’affermazione precisa della Congregazione per la Dottrina della Fede, secondo cui, nel caso di «un progetto di legge favorevole al riconoscimento legale delle unioni omosessuali, il parlamentare cattolico ha il dovere morale di esprimere chiaramente e pubblicamente il suo disaccordo e votare contro il progetto di legge» (Considerazioni della Congregazione per la Dottrina della Fede circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali, 3 giugno 2003, n. 10).
Il fedele cristiano è tenuto a formare la propria coscienza confrontandosi seriamente con l’insegnamento del Magistero e pertanto non «può appellarsi al principio del pluralismo e dell’autonomia dei laici in politica, favorendo soluzioni che compromettano o che attenuino la salvaguardia delle esigenze etiche fondamentali per il bene comune della società» (Nota dottrinale della Congregazione per la Dottrina della Fede circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica, 24 novembre 2002, n. 5).

Comprendiamo la fatica e le tensioni sperimentate dai cattolici impegnati in politica in un contesto culturale come quello attuale, nel quale la visione autenticamente umana della persona è contestata in modo radicale. Ma è anche per questo che i cristiani sono chiamati a impegnarsi in politica.

Affidiamo queste riflessioni alla coscienza di tutti e in particolare a quanti hanno la responsabilità di fare le leggi, affinché si interroghino sulle scelte coerenti da compiere e sulle conseguenze future delle loro decisioni. Questa Nota rientra nella sollecitudine pastorale che l’intera comunità cristiana è chiamata quotidianamente ad esprimere verso le persone e le famiglie e che nasce dall’amore di Cristo per tutti i nostri fratelli in umanità.

Roma, 28 marzo 2007

I Vescovi
CONSIGLIO EPISCOPALE PERMANENTE

 

UNIONI CIVILI, PARLA L’ORGANIZZATORE DEL FAMILY DAY Di Angelo Perfetti

Nell’Anno Santo della Misericordia, Roma sarà protagonista tra l’altro di una grande manifestazione in difesa della famiglia; il 30 gennaio prossimo, infatti, sarà organizzato nella Capitale un nuovo “Family Day”, due giorni dopo l’approdo del disegno di legge sulle unioni civili (il cosiddetto ddl Cirinnà) al Senato. A promuoverlo è il Comitato “Difendiamo i nostri figli”, tra gli organizzatori anche del raduno del 20 giugno scorso, sempre a Roma.

I motivi della contrarietà al ddl Cirinnà sono ormai noti e sempre più condivisi, al di là delle appartenenze religiose e politiche: la famiglia naturale, che genera e cresce figli, non è equiparabile ad altre formazioni sociali, e dunque, è gravissimo il tentativo di parificazione che alcuni vogliono fare con le unioni gay, fotocopiando le leggi sul matrimonio e applicandole alle unioni civili di coppie omosessuali. In Terris ha intervistato il presidente del Comitato “Difendiamo i nostri figli”, il professor Massimo Gandolfini.

Un appuntamento di estrema importanza, questo del 30 gennaio prossimo, un’occasione fondamentale per far sentire la voce unica dei cattolici su argomenti essenziali per la vita della collettività. Manca poco tempo. Come si sente?

“Gravato di grande responsabilità. Vorrei che, come l’incontro della volta scorsa, che fu definito un vero miracolo, anche stavolta si ripetesse; anzi, spero che possa avere un successo di partecipazione anche superiore. Mi porto dietro un obiettivo, quello di evitare che possano ripetersi le mancanze, gli errori fatti in passato. Lo scopo organizzativo è quello di ricompattare tanti altri amici che in quel momento (il 20 giugno scorso, ndr) si erano sentiti in disparte o non adeguatamente coinvolti”.

Questo vale per i movimenti cattolici di base. Ma, con le alte gerarchie vaticane, qual è l’approccio stavolta?

“Molte cose sono cambiate. La sensazione è che in questo momento ci sia una maggiore partecipazione e condivisione. Soprattutto l’impegno dei singoli Vescovi delle Diocesi, che ci hanno invitato a fare convegni, conferenze, incontri preparatori di quello che accadrà il 30 gennaio, mi ha tanto confortato. Io personalmente e tanti amici abbiamo avuto l’occasione di fare questa opera di informazione e divulgazione. Abbiamo trovato dei Vescovi veramente splendidi, sensibilissimi, che hanno capito la gravità del momento. Io mi sento in perfetta, totale comunione, non soltanto ovviamente con il Santo Padre, ma con tutto il Clero”.

Qual è l’obiettivo immediato della manifestazione e il riverbero sperato per il futuro?

“Sono due aspetti entrambi importanti e complementari. L’immagine che meglio rappresenta tutto ciò è quella usata dal Papa, a proposito dell’orchestra sinfonica. I violini devono fare i violini, le trombe le trombe, e così via… C’è qualcuno di noi che è capace di fare un grande lavoro giuridico-legislativo, altri quello di tipo filosofico-antropologico. Qualcun altro, per dono della Provvidenza, ha la possibilità di poter chiamare a raccolta i fedeli e mandare un messaggio alla nazione, soprattutto a coloro che poi devono decidere. Quest’ultimi devono sentire che il sentimento degli italiani non è quello rappresentato da un pensiero unico. Il 30 gennaio non sarà una manifestazione fine a se stessa; dopo c’è tutto il restante importantissimo lavoro. Perché un esercito possa vincere deve innanzitutto essere unito. La Storia ci insegna che quando iniziano le divisioni, le disparità, i distinguo esiste un’elevatissima probabilità di perdere la battaglia”.

Nell’opinione pubblica si percepiscono spesso come sinonimi termini e concetti in realtà molto diversi. famiglia e unioni civili, genitorialità e Stepchild Adoption, e questo crea confusione, soprattutto rispetto all’obiettivo del 30 gennaio. Vogliamo fare chiarezza?

“Io, che sono l’organizzatore principale del Comitato, e i miei collaboratori abbiamo ben chiaro quali siano i punti focali della battaglia. E dunque, la ringrazio per l’opportunità che ci da di ripeterli in modo da evitare equivoci. Noi diciamo “no” allo Stepchild Adoption, no all’affido rafforzato, no ai due anni di adozione preadottive, no all’equiparazione delle unioni affettive. Sì ai diritti della singola persona, No ai diritti sulle relazioni affettive che potrebbero essere anche solo lontanamente confuse con la famiglia e il matrimonio. Noi siamo perché si mantengano rispettati nella pratica i principi dell’articolo 29 della Costituzione, ossia, che la famiglia è una società naturale fondata sul matrimonio. Noi diciamo che i bambini hanno il diritto di avere un papà e una mamma, che la famiglia è il luogo biologico e sociologico perché il bambino possa essere educato in maniera armonica”.

Precisazioni opportune, perché su alcuni termini esiste una grande confusione…

“Molte volte dietro questi tentativi c’è quello di far passare la menzogna per verità; quando si viene a dire che l’affido rafforzato non ha niente a che fare con l’adozione, soltanto un ingenuo potrebbe crederlo. Perché l’affido innanzitutto non ha quel significato ‘definitivo’ che gli si vuole dare, ma l’obiettivo è invece quello di dare tempo alla famiglia d’origine di potersi organizzare, uscire dal disagio e recuperare l’unione tra genitori e figli. Nei casi invece proposti in queste ore, in quale famiglia dovrebbe tornare il bambino? Non c’è una famiglia in disagio sullo sfondo, c’è invece un bambino che viene procurato, spesso è comprato all’estero attraverso la pratica dell’utero in affitto. Dato che lo Stepchild Adoption era troppo brutale, si sta inventando sull’idea di un affido preadottivo che dopo due anni diventa adozione . Il solito tentativo di mettere un velo di ipocrisia su una realtà che purtroppo è evidente, con prospettive devastanti”.

Parliamo della politica. Al di là di Palazzo Chigi, che mi sembra piuttosto tiepido, forse per problemi di equilibri interni, negli ultimi giorni, una gran parte dell’area che fa riferimento al governo si è mossa autonomamente, con una direzione esplicita di opposizione al ddl Cirinnà. Come giudica questa novità?

“E’ importante, la condivido pienamente. A questo cambio di rotta interno ha contribuito moltissimo il lavoro successivo alla piazza del 20 giugno, fatto senza clamore. Un’attività di sesnibilizzazione che ha risvegliato le coscienze. In diverse sedi ho fatto presente un concetto fondamentale: la coscienza morale dovrebbe venire prima della disciplina di partito. E allora, mi domando, come può un cattolico votare a favore di una legge che va a minare nel profondo la struttura stessa della famiglia e il diritto di ogni bambino ad avere un padre una madre?”.

Questo invito ad ascoltare la coscienza vale per i politici, ma non solo. E’ ormai pieno di cattolici da salotto…

“Ha ragione. Non facciamo mai un passo in prima persona, non ci indigniamo. I cittadini potrebbero dare un segnale forte. Non possiamo restare in casa guardando semplicemente nel proprio cortile, ‘e gli altri si arrangino’. Non è questa la coerenza con la dottrina cattolica, e non è certamente questa la missione che Nostro Signore ha affidato ai credenti”.

Molti però, va detto, devono fare i conti spesso anche con informazioni pilotate e accuse infamanti…

“Esiste il problema di gestire la sensazione di paura che ingenerano tante menzogne. Le persone che osano dire le cose che ho detto io vengono appellate come omofobe, fasciste, integraliste, discriminatorie, ghettizzanti. Io non sto violando i diritti di nessuno, ogni persona deve essere rispettata nella sua vita e nelle sue scelte, ma questo non vuol dire che dobbiamo fare una specie di cocktail culturale, dove non si riconosce più che cos’è la verità, cos’è il bene e il male. Benedetto XVI dice che il male della nostra società è il relativismo. Infatti si arriva addirittura a negare, a stravolgere la natura stessa. Si, perché un bambino nasce da un padre da una madre, da un uomo e da una donna. Due uomini, cinque uomini, venti uomini messi insieme non fanno un figlio, da soli. Questa verità oggi viene negata. Ma questo non basta a cambiarla”.

Fonte: Interris, 18-1-2016