Altro “cavallo di troia” da Bruxelles per gender e utero in affitto

 

Sophia In’t Veld, eurodeputata olandese dell’Alliance of Liberals & Democrats for Europe ha consegnato un report d’iniziativa legislativa proponendo di mettere in piedi un sistema a punteggio per la valutazione di ciascun Stato membro.

A quale scopo? Per sanzionare quei popoli e paesi che non si conformano ai cosiddetti valori “democratici” imposti da Bruxelles.  

Per alcuni leader politici, tali valori sono sostanzialmente “uguaglianza” e non-discriminazione”. Questi due concetti sono alla base delle pretese LGBT riguardo all’equiparazione delle unioni omosex al matrimonio, l’adozione, riproduzione assistita e maternità surrogata.
La messa in atto di questo Report comporterebbe che quei paesi che non accettano certi “progressi sociali” potrebbero venire considerati come irrispettosi dei diritti fondamentali dei cittadini.

Ma dal momento che i Trattati della UE richiedono l’unanimità del Consiglio affinché si prenda una decisione su questi temi, il Report candidamente suggerisce di farla finita con questa regola!

Tutto ciò permetterebbe alla UE di forzare eventuali leggi nazionali.

Per questa via l’Europarlamento, la Commissione e il Consiglio si arrogherebbero dei poteri che li renderebbero capaci di modificare da sé stessi gli obiettivi e la natura dell’Unione Europea quale è definita nei Trattati.

Se questo non bastasse, dobbiamo dire che un tale comportamento è gravemente liberticida e anti-democratico. Ironicamente, si invoca il rispetto delle regole di “democrazia” mentre nei fatti le si trasgredisce ed umilia. Non si tratta di una sottigliezza tecnica, ma di un cambiamento tangibile nella vita dei cittadini.

Un esempio: ad oggi, Polonia ed Ungheria non consentono le cosiddette unioni omosex. Ma dopo l’eventuale adozione delle raccomandazioni del Report In’t Veld, tali unioni verrebbero dichiarate “diritti fondamentali per transessuali, bisessuali, queer, ecc.”, cosicché Polonia ed Ungheria verrebbero sanzionate per il loro “mancato rispetto” di tali diritti umani. Ad una situazione del genere non vi sarebbe alcuna possibilità di opporsi.

Dopo di che, lo stesso avverrebbe per la maternità surrogata, la riproduzione assistita, l’ideologia gender e la soppressione della clausola dell’obiezione di coscienza – quest’ultima sì che, al contrario, potrebbe essere considerata un diritto fondamentale secondo l’interpretazione delle Istituzioni Europee.

CitizenGO

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