XXX Domenica anno C 2016 – Preparare il cuore per invocare misericordia- Meditazione con bambini e ragazzi.

In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri:
«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano.
Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”.
Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.
Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».
(Vangelo di Luca 18,9-14)
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Nel “Piccolo Principe”, nell’ episodio in cui il principe incontra la volpe, ad un certo momento la volpe dice al principe, quando il giorno successivo torna a trovarla:

” Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora”, disse la volpe.
” Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi, alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell’ora aumenterà la mia felicità. Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore …”

Anche noi oggi siamo venuti a Messa. Ci presentiamo davanti al Signore, ascoltiamo la sua parola, gli diciamo grazie perché suo figlio Gesù è venuto in mezzo a noi, riviviamo la Pasqua di Gesù, in cui Lui dona la vita per noi, ma abbiamo preparato il nostro cuore? O abbiamo preparato solo il vestito, lo zainetto, le scarpe, o magari niente di tutto questo, perché lo ha fatto qualcun altro al posto nostro: la mamma!    Già, perché, attraverso la parabola che abbiamo ascoltato, Gesù, ci fa vedere due modi diversi di presentarsi davanti a Dio nella preghiera, certamente se preghiamo. Forse non tutti gli uomini pregano e allora noi dovremmo essere capaci di pregare anche per loro, in un certo senso adottarli, proprio come si fa con i bambini che non hanno un papà e una mamma.

1 modo: quello del fariseo, [ qualcuno di voi mi rilegge la sua preghiera?]

Com’è questa preghiera? Pensate se ognuno di noi che è in chiesa in questo momento facesse una preghiera come la sua, più o meno così: … Signore ti ringrazio perché io sono proprio diverso da tutti gli altri ( fin qui niente di male, ciascuno di noi è diverso da ogni altro, io sono diverso da don G., tu sei un maschio, lei è una femmina, voi siete dei bimbi, là vi sono degli adulti), ma se poi io continuassi così: … sì, Signore io sono proprio diverso dagli altri che sono intanto più brutti di me, poi antipatici, litigiosi, pettegoli, ne combinano di tutti i colori, mentre io sono proprio bravo, vengo a messa, a catechismo, dico le mie preghiere al mattino e alla sera, faccio anche qualche fioretto, un po’ di elemosina … e sì sono proprio bravo, mica come quei tipi lì …

Sareste contenti se il vostro compagno di banco, quello a cui stringerete la mano quando ci scambieremo il segno di pace pregasse così?
Provate a pensare, ancora:
La nostra comunità sarebbe più unita o più divisa? Ci vorremmo più bene o meno bene? Saremmo capaci di aiutarci gli uni con gli altri? Mettiamo in pratica il comandamento che Gesù ci ha lasciato, che è quello di amarci come Lui ci ha amato?


Certo che NO!

Il Fariseo che prega in quel modo si dimentica che se riesce a fare quello che fa è un dono di Dio, ma soprattutto
si dimentica del Signore stesso, chiude la porta del suo cuore al Signore e anziché avvicinarsi a Lui se ne allontana sempre di più. Le sue parole sembrano rivolgersi a Dio, in realtà è superbo, orgoglioso, si pavoneggia davanti a Dio … è come se dicesse: vedi come sono tanto bravo Dio, di te non ne ho proprio bisogno! Anzi alla fine se ci penso bene forse tu mi devi qualcosa, Dio! Molto pericoloso, pensare in questo modo, perché Gesù nel Vangelo ci dice: “Senza di me non potete far nulla”( Gv 15,5). Alla fine il fariseo è una persona che non ama nessuno!

2 modo, la preghiera del pubblicano [ qualcuno la legge]
Si presenta davanti al Signore, un po’ come uno di voi che deve tornare a casa dopo avere preso una nota sul comportamento a scuola e non certo perché esemplare, o, peggio ancora, portando a casa la fatidica lettera in cui il preside, il dirigente scolastico, convoca i genitori a scuola, il giorno dopo, per un colloquio perché ne abbiamo combinato una grossa, ma talmente grossa che non si può dire, con la prospettiva della sospensione Come faccio a dirlo …,
cosa succederà … adesso, come reagiranno i miei genitori che si raccomandano sempre di fare bene!

Anche Il fariseo è consapevole di non essere proprio così limpido, pulito agli occhi di Dio … di averne combinate tante!
Eppure, battendosi il petto trova quelle parole: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”!
Un po’ come se voi diceste ai genitori: so di averla combinata grossa, so di non essere stato come mi avete insegnato, mi dispiace tantissimo e affronterò le conseguenze …

Nella preghiera del pubblicano vi è, però anche un’altra cosa: è consapevole che lui di fronte a Dio è talmente piccolo e Dio è talmente grande da non essere sfiorato dal pensiero di fare confronti e paragoni con altri! Non giudica gli altri … come invece fanno tanti che pretendono di “dire al fratello: “Fratello, lascia che io tolga la pagliuzza che hai nell’occhio”, mentre non vede la trave che è nel suo occhio.[ Gesù dice] Ipocrita, togli prima dall’occhio tuo la trave, e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza che è nell’occhio di tuo fratello.”
(cfr. Lc 6, 42).

Sentendosi peccatore è consapevole di avere bisogno del perdono e della misericordia del Signore che arriva a noi attraverso Gesù!

Per lui la parabola è a lieto fine, tornerà a casa giustificato, e, avendo accolto il perdono e la misericordia del Signore, potrà cambiare rinnovare la sua vita. Anche noi tante volte sbagliamo e non facciamo quello che Gesù ci chiede di fare, impariamo a pregare come il pubblicano, confidando in quel Dio che ci ama e che, come ci ha insegnato Gesù, invochiamo come Padre Nostro impegnandoci a camminare in una vita nuova!
Invochiamo anche il dono della vera umiltà, come ci ricorda il Vangelo: perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato

Deo gratias, qydiacdon.

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