XV Domenica ordinario A – La Parola e le chiacchiere

Ci siamo mai chiesti prima di parlare con quale scopo apriamo bocca, qual è il motivo per cui vogliamo dire determinate parole e non altre? Se lo facessimo forse ne diremmo di meno. Dalla nostra bocca escono parole spesso cattive, che feriscono, o che comunque spesso sono solo chiacchiere! Di tutte le parole che sentiamo pronunciare ogni giorno quante ne riteniamo? Quante sono veramente significative? Un Esempio? La parola emergenza che sentiamo dire ogni giorno a proposito dell’arrivo dei migranti! Ormai, siccome l’emergenza sta diventando quello che accade ogni giorno, tanti si sono stancati di sentirla … che dire poi delle parole dei politici che oggi dicono e domani si contraddicono, dei buonisti preoccupati di rassicurarci che comunque va tutto bene …

Non tutte le parole sono uguali, però! Alcune passano senza lasciare traccia, altre si imprimono nella nostra mente, nel nostro cuore in modo indelebile, come un marchio a fuoco. Magari quelle sussurrate da una persona cara, oppure anche in modo vigoroso in un determinato momento della nostra vita.

Parole che feriscono, parole che consolano, parole di amore, parole di odio, parole di disperazione, parole di speranza!

Vi è una Parola che è singolare, è speciale, non è uguale alle altre! Quella che abbiamo appena ascoltato in questa celebrazione dell’Eucaristia. Quella Parola che, come ci ricordava il profeta,
«Come la pioggia e la neve scendono dal cielo
e non vi ritornano senza avere irrigato la terra,
senza averla fecondata e fatta germogliare,
perché dia il seme a chi semina
e il pane a chi mangia,
così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca:
non ritornerà a me senza effetto,
senza aver operato ciò che desidero
e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata».

È la Parola di Dio, la Parola del Signore, che Domenica dopo Domenica, che in ogni Eucaristia, quando la Chiesa, fedele al suo mandato, nella predicazione annuncia, viene ancora seminata nei nostri cuori, nella nostra vita! Attraverso questa Parola il Signore si comunica a noi e noi entriamo in relazione con Lui, Lo scopriamo, veniamo interpellati, siamo chiamati a prendere una decisione chiara per ciò che riguarda la nostra vita, la nostra storia!

Questa parola viene annunciata, e buttata nel grande campo della nostra esistenza e in quella del mondo esattamente come si faceva quando non si seminava con le macchine, ma l’agricoltore passava e la spargeva.

La Parola, esattamente come il piccolo seme ha in sé una forza che non si direbbe all’ apparenza: “noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani”; direbbe Paolo, ma è l’unica che può trasformare e cambiare la nostra vita, che può far nascere nella nostra esistenza e in quella del mondo la speranza e l’amore.

Essa deve essere accolta, in noi macerare, diventare realtà e concretezza quotidiana. Macerando nei cuori degli uomini trasforma e cambia, così anche la grande storia del mondo muta, perché se nel mondo può nascere qualcosa di nuovo, di bello, di buono di autentico e non di effimero e transitorio sarà dovuto proprio a Lei.

La Parola deve superare l’opposizione del maligno, agli occhi del quale è vista come nemica irriducibile. Satana cerca di renderci chiusi e insensibili indurendo i nostri cuori che diventano come pietre. Cuori indifferenti ed egoisti, in cui vi è posto solo per sé stessi e la Parola viene rigettata, non vi è spazio per accoglierla.

Ella deve anche farsi largo per vincere la nostra incapacità di perseverare, di essere costanti e di affidarci pienamente e completamente. Una difficoltà, la voglia di novità di un cuore incostante, non danno spazio e tempo perché il “seme del Regno di Dio” possa attecchire.

Che dire poi “della preoccupazione del mondo e della seduzione della ricchezza”, da cui ci lasciamo prendere non dando spazio a nient’altro?

Ma: “La mia parola non è forse come il fuoco- oracolo del Signore –
e come un martello che spacca la roccia?” (Ger 23,29), dice Dio al profeta Geremia. Così la Parola di Dio scesa dal Cielo continua ad essere donata e a fecondare tanti cuori. Il Signore non è avaro con noi e il “seme sparso dell’ annuncio del Regno, la buona notizia, il Vangelo” continua a produrre, quando è accolto in un cuore ben disposto e buono a dare frutto: “il cento, il sessanta, il trenta per uno.”. Certamente porterà il suo frutto di grazia, di amore, di giustizia, di verità non solo per chi è stato terreno buono, ma anche per ogni passante, uomo o donna, nella grande storia del mondo.

Il seminatore ha compiuto quello che dipendeva da Lui, Gesù è morto e risorto, ma se gli uomini non rispondono a quell’ amore di Dio che ci è stato manifestato con una trasformazione della loro vita, con una sincera conversione non è certo colpa di Colui che ha manifestato un così grande amore per noi.

Preghiamo il Signore perché ci aiuti ad accogliere in noi la Parola che anche oggi abbiamo udito:
“ Gesù, divino seminatore e seme di vita eterna, vieni in quest’ora di grazia, a seminare nei nostri cuori la tua Parola, te stesso, e a farci germogliare, fiorire e fruttificare nella chiesa pellegrina sulla terra per i granai del cielo.
Amen”

Deo gratias, qydiacdon

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