VI Domenica ordinario B – Gesù ha compassione … la guarigione del lebbroso

La Bibbia possiamo dire che è il grande libro della “compassione di Dio”. Dio non abbandona l’uomo dopo il peccato, non abbandona il popolo d’ Israele, non abbandona neanche quando l’uomo ancora una volta lo rifiuta mettendo in Croce Gesù.

Il Dio della Bibbia non è un Dio freddo, che si disinteressa di noi, che è cieco, sordo e muto alle nostre necessità, ma è un Dio compassionevole che non fa mancare il suo aiuto agli uomini che vogliono accettarlo.

Abbiamo ascoltato il Vangelo: “In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!”

Gesù ha compassione di questa persona, meglio si arrabbia per la sua condizione di malattia, perché vede in quella condizione ciò che non è la volontà di Dio, non è secondo il suo progetto e quel disegno che Dio aveva nella creazione e che l’ uomo ha sciupato con il peccato stende la mano e lo guarisce.

Una condizione per chi ne era colpito di esclusione dalla collettività, come ci dice la prima lettura che abbiamo ascoltato; “Il lebbroso colpito da piaghe porterà vesti strappate e il capo scoperto; velato fino al labbro superiore, andrà gridando: “Impuro! Impuro!”.
Sarà impuro finché durerà in lui il male; è impuro, se ne starà solo, abiterà fuori dell’accampamento”. Ecco perché il lebbroso chiede di essere purificato e Gesù risponde: “Sii purificato”. Già perché la condizione di malattia che colpiva una persona si pensava che fosse conseguenza di un qualche peccato che aveva commesso, quindi una punizione divina, ma il Signore vuole la salvezza dell’uomo e non vuole il male dell’ uomo.

Come Gesù allora che ha avuto compassione del lebbroso, oggi vorrei parlarvi di una persona ha avuto compassione di questi malati, che vi sono ancora oggi, anche se la lebbra, presente in Africa, Asia, Sud America e in misura minore da altre parti del mondo, per un totale di circa 90 paesi, è una malattia dalla quale si guarisce. [È curabile con gli antibiotici per un periodo che va dai sei a dodici mesi.]

Questa persona è un religioso, missionario si chiama padre Damiano de Veuster della Congregazione dei Sacri Cuori.

Tutti avrete sentito parlare delle Hawaii, fra le isole che la compongono ve ne è una, è la quinta isola dell’ arcipelago, una bella isola meta turistica: Molokai. Non è sempre stata così. Nel passato, siamo nel 1800 era l’isola in cui venivano rinchiusi i lebbrosi assieme alla malattia vi regnava anche tanta violenza. Negli anni trascorsi sull’isola Damiano restituì ai lebbrosi il senso della loro dignità, li aiutò a organizzarsi, a costruirsi una capanna, a coltivare piccoli appezza menti di terreno. Non fu solo un sacerdote; svolse bene anche il ruolo di dottore: curò ulcere, costruì case e letti, costruì bare e scavò tombe. Finì per sentirsi talmente in comunione con loro da iniziare la sua omelia con le parole: «Noi altri lebbrosi».

Fu guardato con fastidio dai suoi superiori che lo consideravano un eccentrico. Morì a 44 anni dopo aver trascorso sedici anni in mezzo ai lebbrosi avendo contratto anche lui la lebbra. Se ne accorse quando mettendo i piedi a bagno nell’ acqua calda non sentì il calore. Ai funerali partecipò una folla straordinaria di lebbrosi inconsolabili.

Alcuni cercarono di infangare il suo nome su come avesse contratto la lebbra.

Un grande scrittore, Stevenson, autore dell’ Isola del Tesoro e Dottor Jekill e mister Hyde, dal suo letto di malattia a coloro che cercavano di infagarne la memoria , scrisse una lettera aperta a tutti i quotidiani inglesi dicendo che chi oltraggiava la memoria di padre Damiano “… era rimasto immerso ingloriosamente nel suo benessere, seduto nella sua bella camera(…) mentre padre Damiano, coronato di gloria e di orrori, lavorava e marciva in quel porcile, sotto le scogliere di Kalawao, (Molokai).

Perché padre Damiano ha fatto tutto questo?

Perché ha compreso che il Signore ha avuto una grande compassione non solo per il lebbrosi, ma per tutti noi, che è accanto a noi e ci sostiene. È il grande amore al Signore e al prossimo che gli danno forza e coraggio.

Scrive padre Damiano, non avrei mai potuto perseverare nella mia risoluzione di condividere la sorte dei lebbrosi.» Egli vive dell’Eucaristia. «Avendo Nostro Signore al mio fianco, continuo ad essere sempre allegro e contento, e lavoro con zelo al bene dei poveri sventurati.» Ed è per questo che, non appena può, istituisce a Kalawao l’adorazione perpetua. «Tutti i giorni, riferisce un testimone, i buoni cristiani vanno a cercare sollievo alle loro pene presso il divino Consolatore di tutti coloro che soffrono. Fanno ancora di più, in quanto si offrono come vittime per riparare gli oltraggi che ricevono i divini Cuori da parte di figli ingrati ai quali sono stati prodigati i benefici della civiltà cristiana.»

Allora anche noi come Padre Damiano siamo chiamati ad essere segno della compassione del Signore verso tutti quelli che soffrono i lebbrosi, come ci ricorda oggi in modo particolare la Scrittura, ma anche tutti gli altri che vivono situazione di malattia e di sofferenza, di dolore.

Nello stesso tempo chiediamo a Gesù che continui ad avere compassione anche di ciascuno di noi, che possiamo essere contaminati da una lebbra peggiore di quella della malattia fisica: dalla lebbra del peccato che avvelena i cuori e la vita delle persone.

Siamo ormai prossimi alla Quaresima è il tempo migliore per permettere al Signore di guarirci da questo tipo di lebbra con la preghiera, la celebrazione dei sacramenti della penitenza e
dell’Eucaristia e con le opere di carità.

Sapremo dire anche noi a Gesù: “Signore voglio essere purificato?”.

Deo gratis, qydiacdon

 

 

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