Vi Domenica ordinario A: “ Se la vostra giustizia …”

Come sono ornati i portali delle cattedrali di figure, simboli mettiamo come fregio del portale del vangelo che abbiamo letto questa frase: “Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.”

In questa frase vi sono due visioni contrapposte, il modo di intendere la legge di Dio con tutte quelle norme di comportamento che regolavano la vita religiosa al tempo di Gesù, insegnato dai maestri del popolo e quello di Gesù.

Gesù indica chiaramente che vi deve essere un superamento, senza cancella zione: “Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli.”

Eppure scribi e farisei erano scrupolosi osservanti delle norme religiose, come mai Gesù si esprime così duramente nei loro confronti? Nei vangeli che abbiamo letto questa settimana nelle messe feriali ad un certo punto leggiamo un’affermazione di Gesù: “Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi” (Mc 7,21).

Gli scribi e i farisei e il loro insegnamento guardavano più che all’ interno del cuore dell’uomo al suo esterno, un po’ come facciamo noi che veniamo a Messa perché c’è l’obbligo del precetto o ci comunichiamo e confessiamo almeno una volta all’ anno per Pasqua. Le norme religiose che codificavano la vita non vengono condannate da Gesù, ma il contrasto nasce perché il Signore cerca il cuore e che dal cuore nasca l’osservanza della sua legge. Se noi leggiamo in quest’ottica entreremo meglio nello spirito di quel: “Avete inteso che fu detto agli antichi …Ma io vi dico”.

Circoncisione, prescrizioni alimentari e altre norme giuridicamente codificate, costituivano una barriera di separazione tra ex-giudei ed ex-pagani, erano un idolo rispetto a un affidamento interiore a Dio che si fa scelta di vita continua. La legge opera sull’individuo dall’esterno; «non è un principio di vita. Dice che cosa l’uomo deve fare; non gli dà la forza di farlo. Non cambia l’uomo internamente lo lascia come l’ha trovato, peccatore».( E. Borghi), il vangelo invece richiama alla conversione del cuore, il Signore cerca il cuore perché se il cuore dell’uomo cambia, cambia tutto l’uomo. Le cose che facciamo: gesti, parole, sguardi, desideri, azioni sono espressione di quanto abbiamo nel nostro cuore.

Non uccidere

Certamente l’omicidio è contro la Parola di Dio, Gesù non si ferma all’atto materiale e concreto dell’uccisione, ci dice che dobbiamo togliere quanto in noi va contro l’amore che dobbiamo avere nei confronti di tutti. Togliere il rancore, l’astio coltivato, il giudicare e puntare il dito, ogni parola e mormorazione offensiva contro il prossimo. Guardiamo allora in noi stessi.

Il Signore chiede che sia l’offeso a cercare la riconciliazione con il fratello.

Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.

Ci viene richiesta la rettitudine dei desideri e la virtù dei “Puri di cuore”, in un mondo che decanta più il vizio nelle molteplicità delle sue manifestazioni, che la virtù. Riguardo poi il linguaggio dobbiamo essere schietti: il sì deve essere sì e il no deve essere no.

Riguardo il matrimonio, Gesù, è talmente esigente che considera la donazione dei coniugi, che avviene in esso, sia irreversibile esprimendo la fusione di due vite: “chiunque sposa una ripudiata, (una divorziata) commette adulterio.” 

Come se non bastasse veniamo invitati ad una mutilazione spirituale, pur di non venire a compromessi con il male: “Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna”

 L’ anima della Giustizia superiore di cui parla il Signore è l’amore, quell’ amore che nasce dalla fede e dalla relazione con Lui, che nasce dal Vangelo. Gesù è la giustizia di Dio, cioè la misericordia di Dio che si manifesta nei nostri confronti.

Viene così bandito ogni tipo di formalismo esteriore praticato anche da tanti farisei del nostro tempo, ma anche “il tutto lecito, permesso, che male c’è” così propagandato oggi e il concetto di una falsa libertà che tende ad estromettere il vangelo dalla vita.

Egli ti ha posto davanti fuoco e acqua:
là dove vuoi tendi la tua mano.
 Abbiamo letto nella prima lettura, che è come dire scegli quale “giustizia” vuoi praticare, quella che conduce alla vita o quella che conduce alla morte, non solo morale, interiore e spirituale, ma quella che esclude dalla vita eterna.

Scriveva il Cardinal Biffi: “Certo è possibile che di fronte al vangelo abbiamo un po’ a sgomentarci. Ed è vero che non è mai stato facile, in nessun tempo essere cristiani davvero. Ma noi sappiamo che quel Signore che ci appare così esigente, è anche un Signore amico e pietoso: capisce le nostre debolezze, ci sa aiutare nelle nostre difficoltà, ci rialza nelle cadute, ci consente sempre di cominciare da capo.  Purché non abbiamo mai a vantare come valori le nostre trasgressioni e purché non abbiamo a chiamare bene il male e male il bene”. (Omelie per le Domeniche anno A)

 Certi che con l’aiuto e la grazia di Dio e che a Lui nulla è impossibile chiediamo, in questa Eucaristia, di diventare persone che praticano questa giustizia!

qydiacdon

 

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