L’ insegnamento della Passione

 

Dio onnipotente ed eterno,
che hai dato come modello agli uomini
il Cristo tuo Figlio, nostro Salvatore,
fatto uomo e umiliato fino alla morte di croce,
fa’ che abbiamo sempre presente
il grande insegnamento della sua passione,
per partecipare alla gloria della risurrezione.( Preghiera di colletta della Domenica delle Palme)

Nel nostro cammino di preparazione alla Pasqua siamo giunti alla Domenica delle Palme. Siamo prossimi a quell’ ora di cui ci parla l’ evangelista Luca all’ inizio del suo Vangelo, nel brano delle tentazioni: “Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato.”.
È l’ ora dell’ istituzione dell’ Eucaristia, è l’ ora della Passione, della consumazione e del compimento della Pasqua dell’ Antico Testamento. Ma anche: “É l’ora vostra e del potere delle tenebre”. L’ ora in cui il maligno con il suo seguito di oscurità, di male, di peccato sembra trionfare, sul debole, sul giusto; l’ ora in cui l’ odio e la morte sembrano trionfare sull’ amore e sulla vita.

Ma ancora una volta il Maestro ci indica la via attraverso la quale la parola finale non sarà morte, ma vita, vita piena, Risurrezione.

Quale insegnamento dalla Passione di Cristo?

Gesù vive tutto questo in un’ intimità profonda con il Padre. Un’ intimità totale che lo porta a non cercare di sottrarsi a quanto avverrà, ma ad accettarlo in piena adesione alla volontà di Colui che lo ha mandato. «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà».

Anche nella nostra vita non mancano momenti di “Passione”, di fronte ai quali rimaniamo sgomenti, davvero tutto è oscurità e accettare quanto avviene non è semplice. La tentazione di mollare e di scappare, di rifiutare un Dio che ci sembra lontano e avverso si fa forte e il nostro grido si leva contro il cielo.
Ma è solo rifugiandosi nella stessa intimità del Signore Gesù, nella preghiera, nel rinnovare la nostra fiducia in Dio, anche se tutto ci spingerebbe in un’altra direzione, che ci fa trovare la forza per affrontare ciò che umanamente non avremmo il coraggio di affrontare.

“ … E nacque tra loro anche una discussione: chi di loro fosse da considerare più grande. Egli disse: «I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno potere su di esse sono chiamati benefattori.
Voi però non fate così …”

Impariamo a donare, a fare dono di noi stessi per servire. Il più grande è colui che serve! Dove, come? Ovunque vi sia bisogno. Gesù ha donato tutto se stesso per noi, si è fatto dono per noi e continua a farsi dono in ogni Eucaristia che celebriamo. Noi facciamo così fatica ad essere dono, a diventare dono lasciandoci affascinare dalla tentazione di “essere il più grande e di farsi servire”.
Eppure nel momento in cui si scopre di poter essere dono di se per l’ altro ci si accorge che si riceve molto di più di quello che si riesce a dare e comprendiamo la verità di quello che leggiamo negli Atti degli apostoli:
«Si è più beati nel dare che nel ricevere!»(At 20,35).
Come? Secondo le modalità che può suggerire un cuore che ama profondamente e veramente Dio e i fratelli.

«Pietro, io ti dico: oggi il gallo non canterà prima che tu, per tre volte, abbia negato di conoscermi».

Il peccato, il tradimento di Pietro è il nostro, quando in ogni occasione per quello che viene indicato come
“ rispetto umano” ci rifiutiamo di riconoscer e testimoniare Gesù come Figlio di Dio crocifisso, risorto e perciò vivente, presente nella nostra vita. Quanti silenzi colpevoli di cristiani tiepidi, incerti, indecisi che esitano a manifestare senza se e senza ma di essere discepoli in cammino dell’ unico, vero Signore e Dio.
Un Signore e Dio che non violenta e non prevarica la nostra libertà, ma la rispetta anche se questo significa continuare ad essere crocifisso, tradito, abbandonato. Anche a Pietro , però, il Signore continua ad usare misericordia. Quando di nuovo Pietro si rivolge a Lui. Così ancora e sempre Gesù ci offre e ci dona la misericordia del Padre. Di quel Padre che sempre ci attende per riportarci in casa e restituirci la nostra dignità, sciupata dal peccato, e fare festa.

“Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: «Veramente quest’uomo era giusto”

Di fronte al mistero della croce, di Dio che si dona e muore per amore accogliamo e riconosciamo questo amore, esattamente come fa questo pagano, che rende, riconosce a Dio quella gloria e quella lode di cui Egli, da parte nostra non ha bisogno, ma abbiamo necessità noi di riconoscerla, per noi stessi, per ricordarci che dal momento che Dio ci ama così , portando in se stesso il peso del male e della sofferenza questa non potrà essere la risposta definitiva! L’ amore infatti è sempre fecondo, non si chiude mai in se, ma si apre e genera vita … è sarà la Risurrezione.

Deo gratis qydiacdon

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