III Domenica ciclo A, 2017 : Abbiamo bisogno di luce …

Di fronte al dramma che stiamo vivendo in questi giorni anche noi siamo nel buio Signore, la nostra terra è ancora umiliata.
Camminiamo in questo mondo provvisori, in esilio … e tra le tante strade che ci vengono proposte non ne vediamo nessuna che possa riportarci alla Luce … A te, Signore, l’ unico che può rischiarare i luoghi bui della nostra esistenza.
Il nostro tempo, il mondo, la società in cui viviamo è ancora la “Galilea delle genti”! Dove si incontrano e si scontrano popoli, religioni, diversità e più che un armonia, gli uomini, producano ancora noti stridenti, stonate, perché non si lasciano guidare da te … l’ unico “direttore” che può ricondurre un’ orchestra stonata all’ unità, alla bellezza. Riunire tutti rendendo un’ armonia che canti le lodi dell’ unico Dio.
La Chiesa dovrebbe essere questa sinfonia. Eppure quanto bisogno di luce anche dentro alla Chiesa… perché l’ oscurità è dentro di noi. Quell’ oscurità che nasce dal peccato dell’ uomo che idolatrando se stesso cerca la propria affermazione e non si pone a servizio del bene, della verità e dei fratelli.     

Per questo ancora le tenebre avvolgono la terra e occorre che tu ritorni sempre a darci luce, a darti la tua luce.
Occorre che torniamo a comprendere che tu puoi dare senso e speranza anche nel buio delle vicende umane, nella notte del dolore, nel vacillare della speranza. Luce che rischiarando le tenebre, il nostro smarrimento ci chiama alla conversione, al cambiamento:
“Convertitevi perché il Regno dei cieli è vicino”

Perché dei cieli e non è della terra!!! La terra soffre, l’ uomo soffre, la vita soffre, la speranza soffre!
“È dei cieli”, perché il tuo cuore è più grande, il tuo amore è più grande,
e non si limita ad illuminare la nostra condizione terrena, ma vuole avvolgerla di eternità, trasfigurarla di una luce senza fine. Vuole liberarla da quella che è l’ origine di ogni male, di ogni bruttura: il nostro peccato.
Convertitevi! È un grido! Lasciatevi illuminare, rivedete la vostra vita perché io non la voglio togliere, ma edificarla assieme. Non abbiate paura, non nascondetevi come fece Adamo: “mi sono nascosto perché sono nudo”. Lasciarsi illuminare dalla luce significa dire sì e seguire Gesù, essere disponibile all’ incontro con qualcuno e metterci in viaggio lasciandoci guidare, prendere per mano. Ecco ancora l’ incontro con la generosità, l’ umiltà, la grandezza di Gesù. Tu Signore, avresti potuto fare anche da solo, sei il Figlio di Dio, sei Dio! Eppure hai chiamato, cercato e invitato, e continui a farlo, uomini piccoli, fragili, perché diventino testimoni e siano coinvolti nell’ indicare la Luce vera, quella che illumina ogni vita, ogni storia: tu Gesù.

Essere portatori della luce del Vangelo, della sua speranza, del suo amore che unisce e non divide, [come dice l’ apostolo paolo scrivendo alla comunità di Corinto].

“ Voi siete la luce del mondo(…) così risplenda la vostra luce davanti agli uomini” , leggiamo nel Vangelo. Ecco l’ impegno della nostra testimonianza, non nascondere quella luce che abbiamo ricevuto quando Gesù ci ha chiamati a sé dal giorno del nostro Battesimo, dentro un mobile … non servirebbe e non farebbe luce a nessuno.

Oggi, però, a volte, sembra proprio che questa luce sia scomoda e si preferisce nasconderla. Il Vangelo anziché essere gridato sui tetti, viene appena sussurrato, non ci lasciamo più: “nutrire dalle parole della fede e della buona dottrina”, in un tempo in cui in cui non si sopporta più la sana dottrina, ma, pur di udire qualcosa, gli uomini si circondano di maestri secondo i propri capricci.

Molti uomini sono sordi all’ invito di Gesù continuando a buttare le reti nel mare della loro esistenza, per poi ritirarle vuote, continuandole a rattoppare in attesa di chissà quale pesca miracolosa. Ma noi non siamo capaci di miracoli. Quale coscienza e quale impegno mettiamo nell’ essere testimoni, nell’ indicare Gesù come Luce?

Vorrei riportare qui una preghiera di don Primo Mazzolari che certamente qualcuno conoscerà, perché altre volte l’ho citata:

“ Ci impegniamo noi e non gli altri. Unicamente noi e non gli altri; bè chi sta in alto, né chi sta in basso, né chi crede, né chi non crede. Ci impegniamo senza pretendere che gli altri si impegnino, con noi o per conto loro, con noi o in altro modo. Ci impegniamo senza giudicare chi non si impegna, senza condannare chi non si impegna, senza cercare perché non si impegna. Il mondo si muove e noi ci muoviamo, si muta e noi mutiamo, si fa nuovo se qualcuno si fa nuova creatura. Ci impegniamo perché noi crediamo nell’ amore, la sola certezza che non teme confronti,  la sola che basta ad impegnarci personalmente”.

Convertiamoci e crediamo al vangelo perché il Regno dei cieli è vicino, per essere portatori della Luce del vangelo, luce vera di Cristo, ricordando che :
“ Senza un intimo e assiduo contatto con Cristo non può esserci né santità, nè apostolato. L’apostolo, sacerdote o laico, dovrà dare dunque il primo posto, tra i valori della sua esistenza, alla preghiera, al raccoglimento silenzioso, all’ orazione e a tutto ciò che l’ alimenta”. (Card. Suhard)
Deo gratias, qydiacdon.

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