II Domenica ordinario C – “fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù”. Le nozze di Cana

A me piace molto questo andare di Gesù a una festa di nozze, che è un momento di gioia, di festa, di comunione, lui il Messia, l’ atteso, che ha una missione da compiere che il Padre gli ha affidato si ferma a condividere la gioia di questi due sposi, si siede a mensa con la gente del posto, magari avrà anche danzato come era costume, che bella tutta questa umanità di Gesù, davvero Dio venendo in mezzo a noi ha assunto tutta la nostra umanità, non il peccato, però, perché proprio da questo è venuto a liberarci.

Poi ad un certo punto la festa sembra naufragare: manca il vino, Maria chiede l’intervento di Gesù che dapprima non sembra così disponibile. Maria però non demorde: “fate quello che vi dirà”, dice ai servi, ed ecco che Gesù opera il miracolo. Riempite le giare, l’acqua diventa vino e che vino!!!  

Giovanni al termine della descrizione di questo evento fa un’ annotazione molto importante: “fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.”

“Fu l’ inizio dei segni”
Giovanni non adopera la parola Miracolo, ma usa questo termine “segno”. Dobbiamo guardare a quanto è accaduto come in filigrana, come ci venisse detto: attenti andate al di là, oltre al fatto in sé. In questo fatto, in questo avvenimento Dio ci sta raccontando qualcosa di Sé ; in quanto è accaduto ci viene svelata l’ identità di Gesù.

Il vino migliore!
«Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora». Dice il maestro di tavola allo sposo.

La venuta del Messia è stata preparata e annunciata nella storia del popolo d’ Israele dai profeti, ad Israele è stata data la legge, come via della rivelazione di Dio, ma ora, nel segno dell’acqua tramutata in vino viene annunciato un tempo nuovo, il tempo della salvezza che viene attraverso Gesù, attraverso il Vangelo che determina un cambiamento radicale del nostro rapporto con Dio. Gesù viene per trasformare, rinnovare completamente la nostra vita che altrimenti risulta senza sapore e incolore proprio com’è l’acqua

Vi è un gesto nella celebrazione della Messa che noi compiamo che esprime questa svolta e la sintetizza: quando nel vino vengono versate una o alcune gocce d’acqua. “Infatti, pur non essendo udibile, il sacerdote o il diacono quando versano una goccia d’acqua nel vino dicono sottovoce: “L’acqua unita al vino sia segno della nostra unione con la vita divina di colui che ha voluto assumere la nostra natura umana”. Ecco allora come un gesto piccolo e poco conosciuto porta in sé un significato molto profondo: l’unione della nostra natura con la vita di Cristo, l’unione al suo sacrificio del nostro sacrificio, la nostra partecipazione a ciò che il vino sta per diventare.”(don Francesco Verzini)

Mi veniva da pensare quanto siamo consapevoli, di questa svolta determinante nella vita dei cristiani. “ Solo Dio basta” diceva S. Teresa, ed è proprio vero senza di lui noi siamo ben poco, ma siamo quel ben poco amato per cui Egli si dona e rinnova il suo dono in ogni Eucaristia, come quella che stiamo celebrando.

Nel compiere questo segno Gesù rivela la sua gloria, cioè che Gesù è veramente il Figlio di Dio, Dio come il Padre e lo Spirito Santo.
Tutto questo avviene alla presenza di Maria, sotto il suo sguardo attento e materno rivolto a quegli sposi che sono in difficoltà, la cui festa e gioia si sta trasformando in un fallimento, in tristezza.
Ricorriamo a Maria, quindi quando siamo nella prova, nella tristezza nella sofferenza, a lei siamo stati affidati come figli da Gesù sotto la croce, rappresentati dall’ apostolo Giovanni, disposti ad accogliere quella che sarà la volontà del Signore ed il suo agire nella nostra vita. Quel dire ai servi fate quello che vi dirà è anche riservato a ciascuno di noi.

Il fatto che tutto questo avvenga in una festa di nozze, fa subito pensare alla famiglia e ci dice qualcosa di molto importante, che la famiglia è tale quando accoglie la presenza del Signore. Senza Dio la famiglia non è completa, dice il cardinale Comastri. Quando Dio non è presente, come la casa costruita sulla sabbia, la famiglia si frantuma e crolla di fronte alle difficoltà, alle prove della vita: la fede fa la differenza.

La festa di nozze è legata all’ immagine del banchetto. Scrive il cardinal Biffi: Gesù arriva a raffigurare come un banchetto il traguardo, la sorte ultima, il destino eterno dell’uomo; e nell’ ultima sera, congedandosi per sempre dalle mense terrene, dirà con la coppa del vino tra le mani: Io non berrò più del succo della vita, fino a che lo berrò nuovo nel Regno di Dio.

Maria che ha perorato la causa affinché non terminasse la festa degli sposi di Cana, interceda quella grazie e quelle benedizioni del cielo che ci sono necessarie a vivere il nostro stato di vita e perché la gioia di sentirsi amati da Gesù accompagni tutta la nostra esistenza, ma soprattutto perché, come suoi discepoli, anche noi crediamo in Gesù nostro Signore.

Deo gratias,qydiacdon

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