Gli 8 miti della propaganda omo-transgender

Il 19 agosto il quotidiano online statunitense “Accuracy in Media”, che si propone di monitorare scrupolosamente l’attendibilità e la serietà dell’enorme ed incessante flusso di notizie messo in circolo dal mainstream mediatico, ha pubblicato un interessante e documentato report, dal titolo Media Myths of the Homosexual-Transgender Agenda, del giornalista Peter LaBarbera presidente dell’associazione “Americans for Truth about Homosexuality” (AFTAH).
Obiettivo della relazione, come chiarisce l’autore nella premessa, è quello di esporre e smontare i principali miti e luoghi comuni esistenti attorno al tema dell’omosessualità, evidenziandone la debolezza e inconsistenza intrinseca.

MITO 1 – GLI OMOSESSUALI SONO IL 10% DELLA POPOLAZIONE AMERICANA
“Per decenni i giornalisti americani hanno fatto riferimento a tale affermazione del 10% – frutto di una lettura errata degli screditaty “Report” del sessuologo statunitense Alfred Kinsey. Il mito del 10 % ha raggiunto il suo scopo di dare un enorme forza politica alle istanze “gay” quando il movimento era ancora debole”.
I dati reali ovviamente dicono tutt’altro. Successivi, seri e più approfonditi, studi hanno stimato infatti una cifra totale della popolazione omosessuale-bisessuale inferiore al 5%.     

MITO 2 – “GAY SI NASCE”
“Negli anni ’90, parlare di un “gene gay” era di gran moda dopo che l’allora ricercatore omosessuale Dean Hamer aveva pubblicato nel 1993 sulla rivista ‘Science’ uno studio sbandierato dai media che pretendeva di aver individuato un “marcatore genetico” per l’orientamento omosessuale dei maschi. Tuttavia, ‘Science’ non riuscì a replicare il proprio studio, e anche altri tentativi analoghi fallirono. Ora l’omosessualità genetica non è più in voga, nonostante la possibilità dell’esistenza di un “gene gay” ecciti ancora i giornalisti”.
A proposito della forsennata caccia al “gene gay”, LaBarbera osserva come il più grave colpo alla teoria dell’ “innatismo gay” sia arrivato, come un boomerang, dagli studi sui gemelli omozigoti. Tali ricerche, in origine utilizzate per promuovere l’idea dell’omosessualità innata, sono oggi infatti ritenute, con un generale consenso della comunità scientifica, le prove provate dimostranti il contrario.
A conferma di ciò, esistono almeno otto importanti studi scientifici condotti su gemelli identici in Australia, Stati Uniti, e in Scandinavia, durante gli ultimi due decenni che mostrano come gli omosessuali non sono nati omosessuali.
Il dr. Neil Whitehead, uno dei principali ricercatori in tutto il mondo sul tema, ha dichiarato al sito web OrthodoxNet.com

“Da sei studi (2000-2011): se un gemello identico ha attrazione verso lo stesso sesso le probabilità che il co-gemello abbia la stessa attrazione, sono solo circa dell’11% per gli uomini e del 14% per le donne. (…) Dal momento che hanno il DNA identico [la concordanza sull’orientamento sessuale ] dovrebbe essere al 100%”.

MITO 3 – I TRAUMI INFANTILI NON C’ENTRANO NULLA
Se “gay si nasce” tutti gli eventi e gli accadimenti esterni non c’entrano nulla, perfino se si tratta di traumi dell’infanzia. Tuttavia, LaBarbera mette in luce come alcuni studiosi abbiano recentemente sottolineato il nesso esistente tra “abusi infantili” e omosessualità adulta. Il presidente di AFTAH osserva infatti come alcuni ricercatori abbiano, negli ultimi tempi, portato avanti delle teorie alternative che collegano lo sviluppo dell’identità omosessuale adulta ai traumi infantili subiti, come, l’incesto tra gemelli o le molestie su minori.

MITO 4 – GLI OMOSESSUALI NON POSSONO CAMBIARE
Come più volte riportato dall‘Osservatorio Gender, gli Stati Uniti di Barack Obama hanno dato, negli ultimi tempi, una spinta decisiva al processo di omosessualizzazione globale. L’impegno profuso e i risultati raggiunti sono stati tali che la popolare rivista statunitense LGBT, “Out” ha incoronato Obama ad “alleato dell’anno” nella sua quotidiana battaglia per gli pseudo “diritti” omosessuali.
Tra le tante attività, una delle più devastanti e inaccettabili campagne pro-LGBT condotte dall‘amministrazione Obama è stata quella finalizzata a mettere al bando le cosiddette “terapie riparative”, obbligando le persone con tendenze omosessuali ad accogliere forzatamente tali pulsioni senza alcuna possibilità di via di uscita.
Come osserva LaBarbera, non vi è infatti
“verità disprezzata e rifiutata dagli attivisti omosessuali quanto la semplice realtà che le persone che hanno vissuto come “gay” o lesbiche (o “transgender”) possono cambiare e vivere onorevolmente secondo il naturale scopo creato per i loro corpi da Dio. Gli attivisti omosessuali che continuano ad affermare che le persone non possono cambiare il loro “orientamento sessuale” – ignorano le molte testimonianze di persone come Stephen Black and Dr. Rosaria Butterfield che hanno superato e vinto l’istinto dell’omosessualità nella loro vita”.
Ora le lobbies pro-omosessuali, assieme ad altri alleati come il Southern Poverty Law Center, presentati erroneamente dai media come un “gruppo per i diritti civili”, hanno alzato l’asticella delle rivendicazioni, chiedendo che le leggi statali e nazionali vietino del tutto le terapia riparative rivolti ai minori.
“Tali leggi anti-libertà – continua La Barbera – oggi esistono in California, Oregon, New Jersey, Illinois, Vermont e nel Distretto di Columbia. Il presidente Obama ha approvato un progetto di legge federale progettato per vietare cosiddetta terapia di “conversione” (cambiamento) per i minori. Questa legislazione altamente pericolosa vorrebbe limitare la libertà dei genitori e dei figli, tra cui quelli vittime di predatori omosessuali a perseguire il sano cambiamento che desiderano”.

MITO 5 – E’ POSSIBILE “RIASSEGNARE IL SESSO” IN SALA OPERATORIA
Negli Stati Uniti si vanno diffondendo centri medici attrezzati per le operazioni chirurgiche di cambio di sesso, presentate con la definizione più soft e politically correct di “riassegnazione di sesso“, a sottolineare la possibilità di ri-assegnarsi autonomamente il sesso, secondo le proprie mutevoli e soggettive percezioni.
In tal senso, il presidente di AFTAH racconta la storia di Walt Heyer, un ex transessuale che si è sottoposto ad un intervento chirurgico di “riassegnazione di sesso” da maschio femmina per diventare il suo alter ego femminile ( “Laura”).
“Heyer, sottolinea LaBarbera, non era “nato transgender”, quanto vittima di alcune tragiche circostanze di infanzia, tra cui una nonna che lo vestiva in costume da donna quando era ancora un ragazzino. Ora ha riacquistato la sua identità maschile naturale e incoraggia gli uomini dal sesso confuso di non sottoporsi a radicali operazioni e terapie ormonali per inseguire una mera fantasia”.
Heyer è oggi diventato un formidabile testimone contro l’ideologia transgender, scrivendo un interessante libro, Paper Genders. Il mito del cambiamento di sesso (SuGarco 2013), riguardo la propria esperienza in cui riporta, tra l’altro, l’autorevole testimonianza del noto dottor Paul McHugh, Professore di Psichiatria presso la Johns Hopkins University School of Medicine, che, dopo aver attentamente studiato i risultati degli uomini che si erano sottoposti ad interventi di “cambio di sesso” rispetto a coloro che non non lo avevano fatto, ha messo fine al programma “riassegnazione chirurgica del sesso” dell’università.
Una drastica ma convinta decisone così illustrata dallo stesso McHugh nel 2014:
“La maggior parte dei pazienti trattati chirurgicamente avevano affermato di essere ‘soddisfatti’ dei risultati, ma i loro successivi adeguamenti psico-sociali non erano migliori di quelli di coloro che non si erano sottoposti ad intervento chirurgico. E così che alla Hopkins abbiamo smesso di fare chirurgia per cambiare sesso, dal momento che la produzione di un ‘soddisfatto’, ma ancora turbato paziente ci è sembrata una ragione insufficiente per amputare chirurgicamente organi normali”.

MITO 6 – GLI ORMONI RITARDANTI LA PUBERTÀ AIUTANO I BAMBINI “CONFUSI”
l’ “American College of Pediatricians“, un’organizzazione di pediatri che cerca di contrastare l’ideologico operato della più nota, e soprattutto potente, “American Academy of Pediatricians“, apertamente pro-LGBT, ha recentemente pubblicato un importante documento di denuncia, “Gender Ideology Harms Children”, che, come riportato da LaBarbera, include tra i suoi punti:
La pubertà non è una malattia e gli ormoni bloccanti la pubertà possono essere pericolosi …
Secondo il DSM-V (manuale diagnostico dell’APA per i disturbi mentali) ben il 98% dei ragazzi e l’88% delle ragazze sessualmente confusi alla fine accettano il loro sesso biologico dopo aver attraversato naturalmente la fase della pubertà;
I bambini che fanno uso di bloccanti della pubertà per identificarsi con l’altro sesso dovranno assumere ormoni cross-sessuali nella tarda adolescenza. Gli ormoni cross-sessuali (testosterone ed estrogeni) sono associati a pericolosi rischi per la salute incluso ma non limitato alla pressione alta, coaguli di sangue, ictus e cancro;
I tassi di suicidio sono 20 volte maggiori tra gli adulti che fanno uso di ormoni cross-sessuali e sono sottoposti a chirurgia di cambiamento di sesso, anche in Svezia, che è tra i paesi a maggior tasso di affermazione LGBTQ;
Condizionare i bambini a credere che una vita di rappresentazione chimica e chirurgica del sesso opposto è normale e sana costituisce abuso sui minori.

Recentemente, come riportato dall’Osservatorio Gender, le due principali associazioni pediatriche statunitensi si sono affrontate pubblicamente attraverso la messa online di due interessanti e contrapposti documenti sul fenomeno della cosiddetta “disforia di genere”.

MITO 7 – I FIGLI DI PERSONE OMOSESSUALI E TRANSGENDER NON SOFFRONO
Un altro ricorrente mito della propaganda omosessualista recita che non vi è “nessuna differenza” tra le famiglie omosessuali e quale normali, composte da mamme e papà, arrivando, in alcuni casi, ad affermare che la genitorialità “gay” sarebbe addirittura superiore a quella normale . Ma ancora una volta, la realtà racconta tutta un’altra storia.
A tale proposito, LaBarbera riporta quanto scritto dall’analista statunitense dell’Heritage Foundation Jamie Bryan Hall, che ha studiato l’opera del professore di sociologia Dr. Paul Sullins della Catholic University.(…)
“(..) il dottor Sullins ha riscontrato che i figli di genitori in relazioni omosessuali hanno risultati significativamente peggiori rispetto a quelli dei genitori di sesso opposto su 9 delle 12 misure riguardo i problemi emotivi o di sviluppo e il loro uso del trattamento di salute mentale. In generale, i figli di genitori in relazioni omosessuali hanno circa due o tre volte di più la probabilità di avere tali problemi. Nella sua più ampia analisi statistica, in cui prende anche in considerazione la stabilità della relazione, la stigmatizzazione e il disagio psicologico dei genitori, Sullins nota che la prevalenza di problemi emotivi tra i bambini che vivono con genitori dello stesso sesso è 4,5 volte più alta tra i bambini che vivono con i loro genitori biologici sposati, 3 volte maggiore nei bambini che vivono con un genitore acquisito sposato, 2,5 volte più elevato di quelli con i genitori conviventi, e 3 volte di più nei bambini con un solo genitore”.

MITO 8 – L’OMOSESSUALITÀ NON CAUSA ALCUN PROBLEMA DI SALUTE
Un’altra delle affermazioni che la comunità LGBT respinge con maggior forza è il rapporto tra comportamenti omosessuali e gravi problemi di salute. A tale proposito, il presidente di AFTAH sottolinea come quanto scritto dal dottor Sullins nel 2004 sia tutt’oggi vero:
“Come l’aborto, l’omosessualità è associata ad un aumento dei problemi di salute mentale e di angoscia. Anche se raramente riconosciuto sui media popolari o nei discorsi pubblici, l’emergere di evidenze epidemiologiche negli ultimi dieci anni ha chiaramente stabilito un legame tra l’omosessualità e la malattia mentale o problemi emotivi”. In tema di omosessualità e salute, LaBarbera denuncia la scellerata campagna dell’amministrazione Obama per consentire agli omosessuali maschi di poter donare il sangue, evidenziando come la spregiudicata lobby LGBT sia disposta a tutto pur di raggiungere i propri ideologici obiettivi:
“la lobby LGBT è più preoccupata di segnare un altro score nei “diritti dei gay” piuttosto che di proteggere la fornitura di sangue della nostra nazione. È come se le migliaia di storie nel corso degli ultimi decenni, comprese quelli riguardanti la crisi dell’AIDS, che ha mostrato l’elevata correlazione tra “uomini che fanno sesso con altri uomini” (MSM) e varie malattie, non fossero mai state pubblicate”.(…)
Gli elevati e concreti rischi insiti nell’adozione dello stile di vita omosessuale sono stati recentemente denunciati da due eminenti studiosi statunitensi attraverso la pubblicazione di uno degli studi scientifici più rigorosi compiuti finora. A pochi giorni di distanza, è stata la volta del Servizio Sanitario Britannico che ha lanciato l’allarme sifilide per la capitale Londra a causa della sempre maggiore diffusione di disordinate abitudini sessuali. Il report redatto dal Public Health England, ha rilevato come nel 2015 ci sia stato un vero e proprio boom di infezioni, con la malattia diagnosticata a 2.811 londinesi, vale a dire il 56% di tutti i casi dell’Inghilterra, pari a 5.042.(leggi qui l’articolo completo Omosessualità: Londra capitale della sifilide in Europa).

Gli 8 miti qui elencati sono solo alcune della tante menzogne messe in giro dall’attivismo LGBT al fine di raggiungere i propri scopi sovversivi. Se vuoi aiutarci a diffondere la verità e smascherare il piano di omosessualizzazione della nostra società

Ridotto dall’ articolo di Rodolfo de Mattei in Osservatorio sul Gender

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