E dopo(la vita) cosa ci sarà?… – meditazione con i bambini di 3 elementare su Giovanni 11,1-45: “La risurrezione di Lazzaro”

In un regno lontano lontano, c’era una volta un re che aveva 3 figli.
Sentendosi ormai vicino alla morte era tormentato dalla domanda cosa ci sarà dopo.

Così un bel giorno chiamò I 3 figli e disse :”Cari figli miei, sto per morire. Con la morte per me il mondo finirà. Vi ho voluto bene, e anche voi me ne volete, ma vorrei tanto sapere cosa c’ è dopo. Per il bene che mi volete andate fino alla fine del mondo per vedere se dopo c’è ancora qualcosa oppure no!”

Il figlio maggiore partì immediatamente. Si chiamava Gedeone, era
grande e grosso, con la voce tonante e grande abilità nel maneggiare la
spada. Ma, fin da piccolo, era sempre stato molto diffidente: diffidava di
tutto, delle cose e della gente. Così, dovendo partire per i confini del
mondo, si circondò di un potente esercito. L’armata cominciò o muoversi
lentamente, con circospezione, guardando avanti, guardando alle spalle,
temendo agguati da ogni parte. Finché, un bel giorno, la marcia fu
fermata da un grande albero.   L’albero disse a Gedeone: «Figlio maggiore del re, là dove vai tu fa molto
freddo. Avrai bisogno di legno per fare un bel fuoco. Prendi questo seme
d’ albero, ti donerà tutto il legno che ti serve».
Ma Gedeone era molto diffidente. Brontolò: «Con un piccolo seme così ci
vorranno degli anni per avere un po’ di legna».
Buttò via il semino e ordinò ai suoi di abbattere l’albero e di portar via il
suo legno. Ma appena l’albero fu fatto a pezzi, tutto il suo legno
scomparve. I soldati si trovarono in mano solo un mucchietto di cenere.
Gedeone riprese la marcia, circondato dai suoi valorosi soldati. Più
avanzavano, più faceva freddo.
La terra era gelata sotto i loro piedi. Invano scrutavano davanti a loro,
tutto era bianco, gelido, quasi trasparente. Dovunque si dirigessero,
trovavano solo ghiaccio. Gedeone tornò a casa e dichiarò: «Dove finisce il
mondo, c’è solo un freddo deserto di ghiaccio che non finisce mai».

Il giorno dopo fu il secondo figlio del re a partire per il confine del
mondo. Si chiamava Modesto e, fin da piccolo, era sempre stato molto
pauroso. La paura l’assaliva soltanto quando faceva buio. Prima di partire,
Modesto dichiarò: « D’accordo, io parto, ma devo arrivare dove finisce il
mondo, ad ogni costo, prima di sera».
Così attaccò alla sua carrozza i mille cavalli più veloci del regno e
cominciò a frustarli perché corressero più veloci del vento. Li frustò
senza posa con la sua lunga frusta di cuoio.
Attraversò in un lampo il grande deserto di ghiaccio e arrivò sull’orlo di
un grande burrone. In fondo al burrone vide la notte che cominciava a
salire. Un albatro dalle grandi ali si avvicinò e gli sussurrò: «Se vuoi
trovare la luce, devi tuffarti nella notte. Sali sul mio dorso, io ti
guiderò».
Ma Modesto aveva troppa paura e non lo ascoltò nemmeno.
Voltò la carrozza e ricominciò a frustare i cavalli per rientrare al
palazzo al galoppo.
Quando si presentò al padre, Modesto dichiarò: «Il mondo finisce in un
grande burrone e questo burrone è pieno di notte».

L’indomani mattina, toccò al figlio minore del re, Beniamino. Non aveva
guerrieri con sé e neanche cavalli. Partì tutto solo, a piedi. Camminava
senza fretta, guardava tutto, ascoltava tutto.
Quando arrivò all’inizio del grande deserto di ghiaccio, vide l’albero
ridotto in cenere e anche il piccolo seme che suo fratello maggiore aveva
buttato via. Allora lo raccolse, scavò una buchetta e lo piantò
delicatamente.
Terminato il lavoro si addormentò profondamente. Quando si risvegliò,
Beniamino non sapeva quante ore aveva dormito, ma nel frattempo un
bell’albero era cresciuto. Il ragazzo ne tagliò qualche ramo e poté
riscaldarsi al loro fuoco. Poi, pieno di coraggio riprese il cammino.
Quando arrivò ai bordi dell’immenso precipizio, trovò il grande albatro
che l’aspettava. Il vecchio uccello fece a Beniamino la stessa proposta
che aveva fatto al fratello più grande.
Beniamino aveva un po’ di batticuore ma accettò e salì sul dorso
dell’uccello, che con ampi colpi d’ala si immerse nella notte. Avanzava
senza vedere nulla, ma a poco a poco, attraversò la notte.
Il grande albatro depositò Beniamino davanti alla porta della fine del
mondo. Quando la porta si aprì, Beniamino intravide che di là tutto era
più chiaro e fulgido, molto più bello, molto più gaio di un giorno nuovo.
Beniamino aveva una gran voglia di andare verso la luce ma aveva
promesso al re di ritornare per raccontargli tutto. Prese una manciata di
luce e la portò con sé.
Allora tornò al palazzo e disse semplicemente al padre: « Non ho mai
visto tanta luce come dall’altra parte della porta dove finisce il mondo, tutto è più bello, più chiaro, vi è pace, serenità, gioia: vita».
Il vecchio re si alzò in piedi e disse adesso non ho più paura di morire!

(riadattato da. CHE COSA C’E’ DOVE FINISCE IL MONDO di Bruno Ferrero in Nuove Storie)

Perché vi ho raccontato questa storia e cosa c’ entra con il Vangelo che abbiamo letto?

Perché nel Vangelo si parla di morte e di risurrezione! Lazzaro è morto, Gesù è amico di Lazzaro. Gesù è anche nostro amico e di fronte a quello che ci spaventa, come la morte, perché non sappiamo il “dopo”, come vorrebbe sapere il re della nostra storia: Gesù oggi ci vuole dire una grande cosa!

Non è vero che la morte sia la fine di tutto. L’ amore di Dio, l’amore di Gesù, che si commuove anche per noi, come ha fatto per il suo amico Lazzaro vince la morte. Dio che è il Dio della vita, anche se noi dobbiamo attraversare questa porta che è la morte, ha in serbo per noi qualcosa di stupendo: la risurrezione e la vita eterna, la vita per sempre.

Quello che Gesù compie con Lazzaro è un segno per dirci tutto questo. La prova più grande sarà poi la risurrezione di Gesù, ma prima anche lui, perché è unito a noi in un modo specialissimo, ha voluto attraversare la porta della morte.

Anche per noi ci sarà quella frase: “Vieni fuori”. Sì vieni fuori dai lacci della morte e, come il nome di Lazzaro, verrà pronunciato anche il nostro nome.

Anche a noi, però, viene chiesto, come a Marta di credere in Gesù: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; 26chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?»

Questa è la domanda importante a cui dare la risposta: “sì o Gesù noi crediamo che tu sei la risurrezione e la vita; chi crede in te, anche se muore, vivrà, Tu sei la salvezza del mondo, la vita senza fine e la risurrezione dei morti, ( prefazio dei defunti III)”.

Questa è la risposta che ci permetterà di essere nella vita senza fine!

Deo gratias,qydiacdon  2-4-2017

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