Domenica delle Palme:Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?

Ci sono momenti- ma potrebbero essere una vita intera- in cui abbiamo la certezza razionale, palpabile, documentabile che Dio non esista. Momenti di rabbia, di tradimento, di delusione. O momenti di lucida evidenza: crederemo soltanto a ciò che è provato e tangibile. Soli in mezzo a un mondo ingiusto e imperfetto: è questa la triste realtà. Nella disperazione pensiamo in fondo di essere nati per soffrire. Sconfitti, divisi, spaccati, in balia delle onde: nella tempesta o alla deriva, tutto ciò che conosciamo ci dice che nessuno ci può salvare.
Dio abbandonò anche Gesù. Lo dice il Vangelo. Scelse di essere lontano, ignoto, invisibile. Così nascosto e irrispettoso da passare per inesistente. Un Dio con cui adirarsi, tanto da bramare il giorno del giudizio per rovesciare i luoghi comuni e trattarlo come imputato, colpevole di tutte le croci del mondo.

Ma immaginando la scena della rivalsa, Gesù avrà ricordato il Padre che ha predicato, il Dio che non ti aspetti, che cancella la sua signoria e immensità per chiedere scusa, per piangere con te. Come fare a non sciogliersi in un pianto, questa volta sì, liberatorio? Come fare a non vergognarsi di non aver visto tutti quegli indizi di vita, di bellezza e di fantasia che il mondo profonde a piene mani, nonostante il male che gli uomini costruiscono da soli? Come giustificare bestemmie di una vita spesa a rimarcare tutto ciò che ci mancava per essere completi?

Il metro di Dio, per fortuna, è diverso dal nostro. E’ quello del perdono,. E’ questa la chiave della Salvezza, (…) Così gli uomini sono salvati per mezzo di Lui. Sono felice, o Dio, di mettermi alla scuola di Gesù. (…) Sono in compagnia di tanti uomini che -coi loro limiti- intuiscono qualcosa di Te anche in mezzo al buio. Lo fanno per salvare se stessi, e forse il proprio prossimo. Poi verrà ciò che è perfetto, e sarà svelato ciò che sei realmente. Per intanto nella realtà tangibile, che è impensabile qualche uomo riesca ad esplorare interamente in questa vita, tra miliardi di cose stupendamente elaborate, di persone capaci di gesti e sentimenti mirabili, non possiamo che inchinarci davanti al Creatore: perdonandoci quando non riusciamo a guardare oltre, a comprendere, a vivere.

Sì rispondi che ci siamo perdonati. Ora possiamo continuare. Di nuovo assieme.

S. Messina, P. Raimondo: Suo Padre uscì a supplicarlo. Ed. Effatà 

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