“Così i neo-modernisti vogliono sdoganare la contraccezione artificiale”

L’Humanae Vitae non si tocca. A mettere le mani avanti di fronte al “rischio” di una possibile reinterpretazione dell’ultima enciclica di Paolo VI sono alcuni esponenti del mondo cattolico tradizionalista.
In vista del cinquantesimo anniversario del documento pubblicato nella turbolenta estate del 1968 che, tra aspre polemiche dentro e fuori le Mura Vaticane, sanciva l’inaccettabilità etica dei metodi contraccettivi, Papa Francesco ha istituito, infatti, una commissione di studi, presieduta da monsignor Gilfredo Marengo, per “ricostruire l’iter compositivo dell’enciclica”. Un percorso tortuoso, fatto di pressioni mediatiche e fughe di notizie. Come quella relativa al cosiddetto “rapporto di maggioranza” dei cardinali favorevoli all’uso della pillola contraccettiva e alla pianificazione familiare, considerata una necessità del mondo contemporaneo. Un rapporto ignorato da Paolo VI, che il 25 luglio del 1968, in piena “rivoluzione sessuale”, decise invece di riaffermare la posizione tradizionale della Chiesa sui metodi contraccettivi artificiali.


Ora, però, avverte il mondo cattolico conservatore, questa posizione potrebbe essere messa nuovamente in discussione dagli “sconfitti del ‘68”. È così che il professor Roberto de Mattei, a margine del convegno “Humanae Vitae 50 anni dopo: il suo significato ieri ed oggi” che si è svolto sabato nella Pontificia Università San Tommaso d’Aquino di Roma, apostrofa quel gruppo di teologi, cardinali e vescovi che all’epoca invitarono i fedeli a rifiutare gli insegnamenti di Paolo VI. “Oggi ciò che viene proposto dai neo-modernisti è di rileggere l’Humanae Vitae alla luce dell’Amoris Laetitia, un documento che ha il suo retroterra culturale nelle posizioni dei teologi che contestarono l’enciclica di Paolo VI”, accusa lo storico, tra i firmatari della Correctio filialis che accusava il Papa di aver sostenuto sette “posizioni eretiche”.
Teologi influenti come Eberhard Schockenhoff sostengono, infatti, che l’Humanae Vitae vada riconsiderata alla luce delle osservazioni contenute in Amoris Laetitia. Per il teologo, l’esortazione apostolica post-sinodale di Francesco rappresenta, infatti, un “cambio di paradigma”. Così, anche per la “dottrina morale sulla contraccezione” si potrebbe passare da una “teoria morale deduttiva”, che applica i principi generali ai casi concreti, ad un approccio “casuistico”, in cui sono i principi che devono adattarsi alle necessità del singolo. In questo modo, però, denuncia John Henry Westen, direttore del sito di informazione Lifesitenews, “la contraccezione, in certi casi, potrebbe essere sdoganata come male minore”.

“Bisogna difendere l’Humanae Vitae a fronte di modificazioni della sensibilità ecclesiale che si sono andate profilando” ha detto a il Giornale.it l’arcivescovo emerito di Ferrara-Comacchio, monsignor Luigi Negri, al quale sono state affidate le conclusioni del convegno promosso da 25 associazioni per la vita e per la famiglia. “È necessario tenere conto della tradizione, riproponendola in maniera attuale senza ridurla, minimizzarla o cambiarla”, puntualizza l’arcivescovo emerito. Contrario ad una revisione della dottrina morale sulla contraccezione è anche il cardinale Walter Brandmüller, uno dei quattro firmatari dei dubiasull’Amoris Laetitia. L’ultima enciclica di Paolo VI, ha detto il porporato aprendo i lavori del convegno, “è uno straordinario esempio di come si svolge il processo di trasmissione della dottrina della Chiesa”, che risponde “alle domande del rispettivo presente, pur rimanendo identica a sé stessa”.

È sulla Humanae Vitae, quindi, che si aprirà un nuovo capitolo dello scontro tra il Papa e i cardinali conservatori? “Credo che oggi nella chiesa ci sia una varietà di posizioni e opinioni anche in ordine al magistero”, risponde monsignor Negri, “ma che, come più volte ha propiziato il cardinale Parolin, debba esserci un dialogo: non è possibile che l’unità, nella Chiesa, significhi omologazione”. “Chi oggi critica l’Amoris laetitia non intende opporsi al Papa, di cui riconosce la suprema autorità, ma ad un documento che contraddice la tradizione della Chiesa”, chiarisce, inoltre, De Mattei.
Un’eventuale apertura, anche parziale, “all’uso di metodi contraccettivi artificiali”, infine, secondo i relatori del convegno, avrebbe conseguenze nefaste sul futuro della popolazione europea. Il tasso di natalità nel Vecchio Continente, infatti, è nettamente inferiore a quello necessario ad assicurare il ricambio generazionale. “Noi non ce ne rendiamo conto perché la popolazione totale dei paesi europei rimane stabile o aumenta leggermente”, ha affermato Jean Marie Le Méné, membro della Pontificia Accademia per la Vita, “ciò però è dovuto all’allungamento della vita individuale e soprattutto all’immigrazione proveniente dall’Africa e dal Medio Oriente”. “È facile immaginare”, conclude, quindi, Le Méné, “quale sarà la popolazione europea tra cinquant’anni”.

Alessandra Benignetti – Il Giornale 29/10/2017

 

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