Cosa vuoi che io faccia per te? – XXX Domenica ordinario B

 

Poiché, ecco, le tenebre ricoprono la terra,
nebbia fitta avvolge le nazioni;
ma su di te risplende il Signore,
la sua gloria appare su di te.(60,2 )

Queste parole del profeta Isaia ben si adattano a descrivere quella che è la nostra situazione.
Che oggi si viva in un momento in cui si stiano perdendo i punti di riferimento, il buon senso, la capacità di discernimento, di orientamento e l’umanità brancoli nel buio, muovendosi a tentoni, non sapendo dove andare, proprio come un cieco, non sapendo a chi rivolgersi, credo sia un dato inconfutabile.
Che questo accada anche nella nostra storia personale, anche se spesso ci illudiamo di essere certi, di avere in pugno la situazione, di avere chiaro la direzione in cui rivolgere il cammino della nostra vita, di fronte a certi accadimenti che vi entrano in modo prepotente e violento più spesso di quello che noi immaginiamo, anche questo è difficile da smentire. Mi venivano in mente le parole delle persone che in questi ultimi giorni sono state colpite dalle alluvioni e hanno perso tutto. Così, anche noi, 

siamo nelle stesse condizioni di Bartimeo, seduti sul bordo della strada della nostra vita nell’attesa che qualcuno passi e ci dia luce, conforto e speranza. Attendiamo che qualcuno passi e ci porti luce, ci apra gli occhi, a chi rivolgerci, da soli non riusciamo a risolvere i nostri problemi, le parole umane non bastano e siamo mendicanti di luce, la fiammella dei nostri ragionamenti umani non è sufficiente.

Siamo dei mendicanti ciechi . La cecità umilia profondamente Bartimeo, non solo perché non vede, ma perché è posto ai margini della società, non può stare con gli altri, assieme agli altri, fare quello che gli altri fanno, destinato a un’ esistenza di solitudine, di isolamento.
Qualcuno ha scritto: “ Non c’è che una sofferenza, quella di essere soli”. ( G. Marcel), e oggi, purtroppo, ci sentiamo sempre più soli.

Allora può darsi che in questa condizione anche noi abbiamo iniziato a gridare forte:
“ Aiuto, qualcuno mi aiuti!”, Anche noi abbiamo gridato al Signore: “Gesù, figlio di Davide, uno dei titoli che indicavano il Messia: abbi pietà di me”.

Il grido di aiuto di Bartimeo, diventa, però, preghiera e riconoscimento di una povertà a cui solo Dio può dare risposta e affidamento al Signore … Abbì pietà di me! E il nostro grido qual’è? Oppure ce la prendiamo con Dio?

Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto.( Mt 7,7), leggiamo nel Vangelo. La folla, che cercava di zittire il cieco viene zittita. Gesù fa chiamare il cieco, che subito si alza, buttando il mantello. Un gesto forse insignificante, ma il rialzarsi in piedi del cieco mi rammenta l’alzarsi in piedi dei tanti schiacciati della storia, privati della loro dignità, che per la venuta di Gesù la ritrovano, mentre il gesto di gettare il mantello l’ abbandono delle proprie certezze, delle proprie sicurezze per andare da Gesù. Il mantello copre, è un riparo caldo per la notte, per le intemperie.

Ed ecco che siamo al cuore dell’ episodio: “Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?”.

Cosa vogliamo che il Signore faccia per noi? Cosa chiediamo? Potremmo chiedere carriera, successo, affetto, comprensione, denaro o, come si sente spesso dire, la salute, perché “basta”.

Leggendo il cardinal Angelo Comastri in un suo commento mi colpivano due fatti che egli riporta:
“ A Lourdes , nello stradello che scende dalla Basilica superiore alla Grotta, c’è un monumento che raffigura un cieco. Alla base del monumento c’è scritto così: ritrovare la fede è più che ritrovare la vista. Queste parole le ha fatte scrivere una donna che a Lourdes ha ritrovato la fede ed ha capito quanto fosse cieca prima di credere.

Suor Carla Colombo, missionaria in Uganda tra i lebbrosi, mi ha raccontato quest’incantevole testimonianza. Nel lebbrosario ha conosciuto un cristiano di nome Giacinto, deturpato dalla lebbra nelle mani e nei piedi e in più reso cieco dal male. Quando la suora gli parla del Paradiso, il volto del cieco diventa raggiante ed è capace di dire. “ Sì, credo nel Paradiso. E la prima persona che rivedrò sarà il Signore”. Questa è fede.

Questa è la luce che fa vedere.
Quella luce di cui abbiamo bisogno per comprendere che non è importante la fortuna, ma che occorre che sappiamo riconoscere la Provvidenza di Dio; che il denaro e quanto altro vi è di materiale non può riempire il desiderio infinito di vita che è nel nostro cuore; che non è importante diventare qualcuno se nel nostro cuore alberga il peccato ed il male, che solo l’ amore del Signore può rispondere al nostro bisogno di speranza.

“Và la tua fede ti ha salvato! E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.” Così termina il Vangelo!

Chiediamo anche noi, che già vediamo con gli occhi, al Signore di poter guarire i nostri dubbi, le perplessità e quell’essere cristiani tiepidi che non riescono a vedere bene, perché si accenda in noi la luce della speranza e alziamoci in piedi per seguire Gesù “ lungo la strada” della vita, calcando le strade del mondo, per essere annunciatori di luce e di speranza!
Aprici gli occhi perché possiamo seguirti, Signore!

Soli Deo gloria , qydiacdon

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