Cosa significa “Alleluia”

E perché si usa tanto a Pasqua?

Durante i 40 giorni della Quaresima, la parola “Alleluia” scompare dalla liturgia della Chiesa. Non si pronuncia neanche una volta. Poi, durante la Veglia Pasquale, il sacerdote intona il grande Alleluia e sembra che la Chiesa non riesca a smettere di ripetere questa parola. Perché? Cosa significa, e perché è così strettamente associata al periodo pasquale?

Alleluia, dal latino halleluia, ha radici ebraiche in hallĕlū yăh e significa “lodate Dio”. Si trova in genere come una sorta di antifona che si ripete alla fine dei Salmi. Si trova anche nel libro di Tobia, in cui si utilizza come un inno di lode da cantare nella nuova Gerusalemme.

“Le strade di Gerusalemme saranno lastricate con turchese e pietra di Ofir. Le porte di Gerusalemme risuoneranno di canti di esultanza, e in tutte le sue case canteranno: ‘Alleluia!’” (Tobia 13, 17-18).

Non sorprende che appaia anche nel libro dell’Apocalisse:

“Dopo ciò, udii come una voce potente di una folla immensa nel cielo che diceva: “Alleluia! Salvezza, gloria e potenza sono del nostro Dio; perché veri e giusti sono i suoi giudizi, egli ha condannato la grande meretrice che corrompeva la terra con la sua prostituzione, vendicando su di lei il sangue dei suoi servi!”. E per la seconda volta dissero: “Alleluia! Il suo fumo sale nei secoli dei secoli!”. Allora i ventiquattro vegliardi e i quattro esseri viventi si prostrarono e adorarono Dio, seduto sul trono, dicendo: “Amen, alleluia”. Partì dal trono una voce che diceva: “Lodate il nostro Dio, voi tutti, suoi servi, voi che lo temete, piccoli e grandi!”. Udii poi come una voce di una immensa folla simile a fragore di grandi acque e a rombo di tuoni possenti, che gridavano: “Alleluia. Ha preso possesso del suo regno il Signore, il nostro Dio, l’Onnipotente. Rallegriamoci ed esultiamo, rendiamo a lui gloria, perché son giunte le nozze dell’Agnello; la sua sposa è pronta(…)’” (Apocalisse 19, 1-7).
San Girolamo è il responsabile della traduzione dell’espressione ebraica della parola “Alleluia” nella Vulgata Latina, che all’epoca si usava nella liturgia romana. È ed è sempre stata un’espressione di lode, per glorificare Dio per la sua bontà. Per questo motivo, l’Alleluia è così strettamente legato a un’epoca di gioia e contrasta drasticamente con l’atteggiamento di penitenza della Quaresima.

La Pasqua è un periodo di grande allegria ed esaltazione, per cui cantare “Alleluia” è il modo della Chiesa per sottolineare questa realtà, offrendo continuamente lodi e onori a Dio.

E allora, se qualche volta avete bisogno di una preghiera breve per lodare Dio, gridate semplicemente “Alleluia!”

Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti in:Aleteia

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