Anche da noi i cristiani vivono un clima persecutorio: Le persecuzioni contro i cristiani non sono state messe in atto soltanto da fondamentalisti islamici o indù, o dal regime comunista

In Europa, l’Osservatorio sull’intolleranza e sulla discriminazione contro i cristiani in Europa (OIDCE), organizzazione non governativa con sede a Vienna, già segnalava come nei nostri paesi i casi di intolleranza e di discriminazione nei confronti dei cristiani siano in aumento.

Tre o quattro episodi negli ultimi 30 giorni – fra i tanti altri – testimoniano quanto scritto prima:

In Francia, il Consiglio di Stato francese ha ordinato la rimozione della croce che sovrasta un monumento eretto alla memoria di S. Giovanni Paolo II.

Siamo nella piccola cittadina di Ploermel, di nemmeno 10.000 abitanti, nella Bretagna.Nella piazza del borgo è stata eretta una statua donata dall’artista russo Zurab Tsereteli: una scultura del Pontefice in piedi, con le mani giunte, sopra un semplice arco sormontato da una croce. Questa croce ha dato fastidio ed è stata giudicata offensiva da alcuni laicisti estremisti e così dovrà essere rimossa. Lo ha stabilito il Consiglio di Stato francese, motivando la sua decisione con il fatto che la croce viola la legge sulla separazione fra Stato e Chiesa.

E questo, dopo più di 1.500 anni di cristianesimo in Francia, da quando, nel Natale del 496, Clodoveo Re di Francia si convertì alla religione cattolica davanti al Vescovo San Remigio, facendosi battezzare insieme ai suoi uomini.
In Germania, tramite il bollettino della Parrocchia di Werl, siamo stati informati di un sacerdote oltraggiato e attaccato da un cittadino di religione islamica in un supermercato nel Nord Reno-Westfalia. Questa è la testimonianza del sacerdote: “Sabato, nel primo pomeriggio, ero in fila per pagare alla cassa del Lidl a Werl.Indossavo i miei abiti ordinari di tutti i giorni, così ero riconoscibile come sacerdote. Il supermercato era piuttosto gremito, tutte le casse erano aperte.
“Proprio di fronte a me c’era una signora, probabilmente straniera. Metteva la spesa sul rullo del registratore di cassa, quando è stata raggiunta dal marito. Questo, quando mi ha visto, ha iniziato a maledirmi nella sua lingua di origine.
“Non ho reagito in alcun modo. Ma l’uomo in questione ha poi afferrato il mio carrello e ha cominciato a scuoterlo e spingerlo mentre continuava ad insultarmi: “Specie di miscredente, specie di maiale”.Senza dire niente, io ho chiamato immediatamente, con il mio cellulare, il numero della polizia, che si è dimostrata incompetente. Nessuna delle persone intorno a noi ha detto niente”.

La cosa più scandalosa è il fatto che la polizia si è dimostrata incompetente e nessuno ha detto niente.

Ma c’è anche l’Italia. La “Nuova Bussola Quotidiana” si domanda: un’Ave Maria recitata in un’aula universitaria può provocare la reazione rabbiosa di studenti e persino del rettore?
Bene, continua la Nuova BQ, la risposta è sì. Il fatto in questione è accaduto a Macerata. La professoressa si chiama Clara Ferranti ed insegna linguistica e glottologia.
La professoressa aveva seguito le vicende legate al Rosario polacco per la difesa della patria e aveva aderito alla maratona di preghiera di sostegno che anche in Italia ha visto il prodigarsi di migliaia di cattolici con la corona in mano.
L’appuntamento era fissato per il 13 ottobre alle 17.30 ed in quel momento la prof. era immersa nella terza ora della sua lezione. Dunque propose ai suoi studenti “di recitare un’Ave Maria per la pace. Chi non vorrà, si asterrà”.
Apriti cielo! Si è scatenato il finimondo: post su Facebook, falsità, offese, inni a satana e persino la dura reprimenda del rettore che, con un linguaggio burocratico e ministeriale, le ha rimproverato che a scuola certe cose non si fanno, dopo aver chiesto scusa agli studenti che si sono sentiti offesi.

La Nuova BQ ha raggiunto la professoressa e ha scoperto che a farle più male non sono state le critiche, ma le falsità sul suo conto. Quali? “Ad esempio che alcuni ragazzi sono dovuti uscire dall’aula, o che la preghiera sia stata imposta, così come è falso che abbia dato un’occhiataccia a chi non si è unito in preghiera. Ho soltanto chiesto loro di restare in piedi in segno di rispetto”.
La docente sta comunque ricevendo la solidarietà di tantissime persone che la stanno sostenendo, ma non dell’università.

Invece, il vescovo di Macerata, Mons. Nazzareno Marconi, l’ha difesa con un commento tagliente: “Grazie all’università, ai non credenti e agli anticlericali perché ci avete ricordato quali tesori possediamo senza apprezzarne adeguatamente il valore e l’importanza”.

Nestle ed altre aziende cancellano la croce. La Nestle da tempo utilizza un’immagine delle famose cupole blu della Chiesa della Resurrezione sull’isola greca di Santorini per la confezione del suo popolare yogurt greco. La chiesa è sormontata da croci bianche e sullo sfondo viene mostrato il mare Egeo. Ma recentemente, la Nestlé ha semplicemente tolto le croci della Chiesa con il programma Photoshop e nessuna spiegazione è stata data. Questa, comunque, è una tendenza che cresce in Europa. Il francese Carrefour, il greco Megval ed il tedesco Lidl seguono la stessa linea, amputando digitalmente la croce dai loro prodotti.

Un portavoce di Lidl ha cercato così di spiegare l’eradicazione della Croce: “Evitiamo l’uso di simboli religiosi perché non vogliamo escludere nessuna credenza religiosa… Siamo un’azienda che rispetta la diversità”. Lidl ha ripetuto la stessa cosa in Italia, sul suo yogurt “Eridanous” che mostra la chiesa di San Antonio Abate di Dolceacqua, in Liguria, senza la croce sulla facciata.

Ma questa volta, non le è andata bene. Dopo le proteste del sindaco Fulvio Gazzola, il caso si è chiuso con le scuse di Lidl“Lidl Italia si scusa con i clienti e gli abitanti del borgo per questo errore del tutto involontario”.

Osservatorio sulla Cristianofobia

 

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