Credo eretico a S. Carlo al Corso -Milano

MILANO
Credo eretico alla Messa in San Carlo al Corso

«Caro direttore, scrivo per raccontarle quanto avvenuto durante la Messa prefestiva a cui ho partecipato in San Carlo al Corso a Milano. Oltre ad uno strambo inno inziale, ad un’omelia discutibile e una post omelia sulla carità pronunciata da un laico, il Credo e la consacrazione sono stati sostituiti da altre formule. Ricordando le parole di don Salvo, dopo la denuncia della NuovaBQ di un caso simile, mi sono decisa a parlare con il sacerdote e…»

Caro direttore,

scrivo per raccontarle quanto mi è accaduto sabato scorso. Ero in piazza san Carlo a Milano per la veglia delle Sentinelle in Piedi, che si è tenuta dalle ore 17 alle ore 18. Grata ancora una volta per l’esperienza di verità vissuta e per gli incontri e i dialoghi con i passanti, io e mio marito abbiamo deciso di fermarci alla Messa prefestiva delle ore 19 nella parrocchia di San Carlo al Corso adiacente alla piazza. La pace, accresciuta dal silenzio e dalla bellezza del tabernacolo dell’altare vecchio illuminato e circondato da un atmosfera semibuia sono state bruscamente interrotte da una “preghiera” di Giovanni Vannucci, che contiene versi di questo tenore: «Tu sei l’idea contenuta nel seme che cresce, tu sei l’essenza di ogni germe: delle fiere e degli animali …d’ogni essere che vive. In essi ti esprimi e appari per la pura gioia della loro esistenza…tu sei la fonte gioiosa della materia…Aiutaci a credere in te, e nelle creature in te, a credere nell’essere a non curare le apparenze…Aiutaci a credere nello Spirito che prende forma nei corpi».

Inizialmente ho pensato fosse una preghiera stramba, come le tante che girano in alcune parrocchie, sostitutiva dell’Inno all’ingresso, finché il campanello d’allarme si è definitivamente acceso durante la predica. Il sacerdote ha chiarito più volte, senza fare differenze fra peccati mortali e veniali, che la condizione per prendere la Comunione non era la confessione, perché Dio accetta tutti come sono (in effetti, all’inzio della Messa non avevamo pronunciato nemmeno il Confiteor). Ho pensato a quanto ambigua fosse la formulazione, dato che certamente Dio ci ama sempre, anche quando ci ribelliamo a lui, ma che finché non accettiamo il Suo amore e il cambiamento che ne deriva, non avrebbe alcun senso riceverlo nella Comunione mentre di fatto la nostra vita continua a rifiutarlo.

Convinta che fosse finita lì, ero pronta a rispondere alla preghiera dei fedeli, invece è accaduto che un responsabile del centro di ascolto della parrocchia salisse sul pulpito per spiegare per altri 10 minuti che i soldi raccolti durante la Messa sarebbero andati a due famiglie da loro assistite, di cui ha cominciato a raccontare nei dettagli la storia. Ma il peggio è arrivato dopo, quando al posto del Credo Apostolico ci è stato fatto recitare un “credo” inventato da Michele Do, in cui vengono cancellate tutte le verità di fede come l’unicità del nostro Dio Signore Gesù Cristo o come la consustanzialità («generato, non creato, della stessa sostanza del Padre») sostituita ereticamente così: «Credo in Gesù Cristo, figlio di Dio e figlio dell’uomo, immagine visibile…dell’invisibile Dio». Banditi anche il concepimento della Madonna per opera dello Spirito Santo (nonostante il sacerdote sia membro dei Servi di Maria) e l’incarnazione. Ovviamente censurati anche la seconda venuta di Cristo e il giudizio universale.

Per il resto basta leggere il testo del Credo per farsi un’idea delle eresie che sono state fatte pronunciare ai fedeli, probabilmente in parte ignari e in buona fede. Infine, il sacerdote ha cambiato le parole della consacrazione così: «Prendete e mangiatene tutti, questo è il mio corpo offerto per amore (anziché in sacrificio per voi, ndr)». E anziché «beati gli invitati alla Cena del Signore», ha recitato una formula del genere: «Beati voi tutti, anche peccatori, invitati alla cena del signore».

Durante tutta la celebrazione, mentre chiedevo perdono al Signore per la crescente gravità dei nostri continui tradimenti, e lo pregavo che venisse presto a salvarci, mi tornavano in mente le parole di don Salvo Priola durante l’omelia del 7 gennaio di quest’anno, dopo la denuncia della NuovaBQ di quanto avvenuto durante la Messa di Natale celebrata dal parroco della chiesa di San Rocco di Torino, in cui il prete aveva sostituito il Credo con il canto Dolce Sentire, ispirato al Cantico delle creature. Don Salvo commentò così: «Il Credo contiene la formulazione di un incontro, di un vissuto esitenziale con Gesù Cristo, il Credo non è una formuletta, una tiritera recitata da ripetere a memoria senza consapevolezza…Quando sentite un prete dire cose contrarie alla fede cattolica dovete avere il coraggio di alzarvi e dire, anche durante la Messa, questo non le è consentito».

Solo alla fine della celebrazione, però, mi sono decisa e sono andata con mio marito in sagrestia presentandomi come fedele al sacerdote che ci ha risposto gentilmente di chiamarsi padre Ermanno. Domandandogli perché avesse cambiato il Credo ci ha rassicurati sul fatto che «oggi bisogna tradurre con le nostre parole, con il nostro linguaggio. Questo è il credo di un santo, Dario Fo». «Dario Fo?» ho ribattuto. «No, scusi Michele Do». Ho fatto notare che esiste un canone liturgico deciso da Roma e dal Santo Padre, ma lui ha obiettato prima dicendo che Gesù era stato messo in croce per via di canoni e norme e poi ridendo così: «Ahaha la Chiesa, il Papa…la Chiesa sono io». Ho risposto che Gesù era stato messo in croce da chi usava le norme a proprio vantaggio, e chiedendo come mai, se la pensava così, non si faceva protestante.

Lui, alzando la voce, mi ha domandato «con che diritto» rimproverassi lui, che aveva insegnato liturgia, in quel modo. Ho chiarito che lo facevo con il diritto di una fedele cattolica di partecipare alla Messa professando la propria fede. «Non si preoccupi che nessuno la perde la fede…», ha continuato il sacerdote. Ho ricordato che invece a furia di dimenticarne i contenuti, la fede si sarebbe perduta. Poi abbiamo salutato e ce ne siamo andati, seguiti da don Ermanno che è uscito dalla sagrestia per raccogliere tutti i foglietti del “credo” lasciati sulle panche.

Più tardi sono tornata ad ascoltare le parole di don Salvo con cui concludo la mia lettera, perché esprimono precisamente quanto ho tratto da questa esperienza, avvenuta, “guarda a caso”, immediatamente dopo la veglia delle Sentinelle in Piedi: «È tempo di mettersi in piedi quando sentite cose che sono contrarie al nostro credo, anche se le dice un vescovo o un prete, mettetevi in piedi e ditelo: “Padre, eccellenza non le è consentito”. Perché c’è un Vangelo, perché c’è un catechismo della Chiesa Cattolica universale e non si può pestare sotto i piedi il Vangelo, siamo tutti sotto il Vangelo…non è consentito a nessuno alterare la fede, siamo tutti servi della parola, dobbiamo essere tutti fedeli a quel Credo che abbiamo ricevuto, alla comprensione del mistero della fede che i padri ci hanno consegnato e che noi abbiamo il dovere di custodire e consegnare. Siamo arrivati ad un livello di confusione, di stupidaggini, eresie, cretinate proclamate con una solennità come fossero dogmi di fede e i pastori della Chiesa, i vescovi, sono più colpevoli dei preti deficienti…perché loro dovrebbero vigilare».

Poi ha spronato tutti a «rinnovare la nostra professione di fede, la gioia di essere cristiani cattolici, la fierezza…non è fedeltà a forme tradizionali, ché non si tratta di essere tradizionalisti o progressisti, nella Chiesa questa categorie sono fasulle. Nella Chiesa si è fedeli a Cristo o no, si è fedeli al Vangelo o no…non è questione di restare attaccati ai parapetti della strada per paura di fare un passo in avanti, come farebbero i tradizionalisti, o di essere progressisti che vorrebbero che dalle strade a precipizio si togliessero i parapetti…qui in gioco non ci sono forme, ma la fede. La liturgia della Chiesa non è del prete ma della Chiesa…voi fratelli e sorelle siete pietre e membra vive del Corpo di Cristo di cui l’unico capo è Gesù Cristo…e come i figli hanno il diritto di non essere avvelenati dai genitori, voi avete diritto di esigere dai pastori della Chiesa il cibo buono che viene dal Vangelo, fedele al deposito della fede. E sapete qual è il deposito della fede? Il credo, dodici articoli intoccabili, immodificabili, che sintetizzano 2000 anni di comprensione del mistero della fede che Dio ha rivelato in Cristo Gesù».

Infine, aveva chiarito don Salvo: «Possiamo mettere in dubbio tutto, tutto, ma dobbiamo avere la decenza di prendere le distanze fisiche, concettuali, teologiche, di non dichiararci più cristiani cattolici, che siamo vescovi, preti o semplici fedeli laici. Se uno ha perso la fede abbia il coraggio di deporre i segni del cristianesimo e di non infettare la fede semplice delle persone che ancora credono».

Benedetta Frigerio

 

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