22 Domenica del tempo ordinario A – 2017- Pensare secondo Dio o secondo gli uomini?

Domenica scorsa sentivamo l’elogio che il Signore faceva a Pietro e oggi Gesù lo riprende aspramente: “Va’ dietro di me, Satana! Tu mi sei di scandalo perché non pensi secondo Dio, secondo gli uomini”.

Cosa vuol dire pensare secondo Dio e pensare secondo gli uomini?

Significa che la verità del Vangelo sarà sempre una verità scandalosa, per chi fa suoi altri modi di vedere, di pensare, di condurre la propria vita non secondo quanto il Vangelo ci propone, ma quanto ci viene proposto oggi da una cultura e un modo di vivere e di pensare dove non vi sono più verità assolute, dove ciascuno crede cosa e come gli pare!

Gesù ha detto: “Io sono la verità” e la verità è qualcosa di scandaloso, di scomodo, che non viene accettata, esattamente come fa’ Pietro.

Proviamo a riflettere, partendo dal nostro vissuto!

Chi dice oggi che esiste la morte, la sofferenza e il distacco, che la nostra esistenza terrena è a tempo? Non lo diciamo più e i nostri giovani,  non ritornando all’ orginaria convivemnza quando si ritrovano di fronte al mistero della morte,  si smarriscono e non sanno dove andare a cercare una speranza. Eppure questa è una verità!

Provate ad andare a dire oggi che la famiglia vera è quella che nasce da un legame d’ amore fra un uomo e una donna e che è il luogo naturale dove viene trasmessa la vita e nascono dei figli. Come minimo siete accusati di omofobia, eppure è una verità.

Aggiungete, poi, che i divorziati risposati non possono accostarsi al sacramento dell’ Eucaristia se non ritornando all’ originaria convivenza, sinceramente pentiti, e se ciò non è possibile vivono come fratello e sorella, astenendosi degli atti propri degli sposi! E vedete cosa succede, secondo il modo di pensare degli uomini!

Provate ad affermare che un bambino per crescere armoniosamente, per acquisire una giusta consapevolezza di quello che è, maschio o femmina ha bisogno di un papà e di una mamma e non di due papà e di due mamme, eppure è una verità.

Provate, venendo a noi che ci dichiariamo cristiani, ad andare ad annunciare che: “Gesù è la pietra, che è stata scartata(…)  e che è diventata la pietra d’angolo. In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati”

Vedrete quante agitazioni in nome del rispetto delle altre religioni e del ecclesiasticamente corretto, eppure questa è la verità del annuncio cristiano.

Un altro esempio ancora, come ha scritto qualcuno. “Prova a dire che la chiesa cattolica dà il sacramento del matrimonio solo ai credenti disposti a rimanere “fedeli” sessualmente al proprio coniuge per tutta la vita, nonostante eventuali dolorosi tradimenti del coniuge e vedrai che molti ti chiederanno se stai delirando”

 E non è questo ancora una volta pensare “secondo gli uomini”?

Il cristiano, cioè colui che si è messo in cammino al seguito di Gesù, però, non può pensare secondo gli uomini, o secondo “il mondo”, come direbbe Giovanni, ma secondo Dio, coniugando la volontà di Dio con quella che è la vita. Pietro che dice a Gesù: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai» cede alla tentazione, spesso ricorrente, di volere insegnare a Dio come si fa il Dio, diventando in un certo senso lui il maestro, ma questo non è possibile perché vi è un solo maestro, il Signore, e noi siamo tutti discepoli in cammino

Di fronte a Pietro che gli propone di rivedere, di aggiustare  il suo progetto, Gesù non ha problemi, non fa marcia indietro, non si allinea con quello che  potrebbe essere oggi il nostro modo di pensare secondo il mondo e ai suoi  dice di prendere “la sua croce e di seguirlo”.  È difficile prendere la Croce!

 Eppure non ci sono sconti, non ci sono vie di mezzo, compromessi, cercarli significa perdere l’unica via che conduce alla vita!

“Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà.” 

Ma cosa significa prendere la Croce ?

 

  • Significa mettere nel conto che i passaggi che hanno segnato la vita di Gesù saranno anche i nostri passaggi! Gesù è stato perseguitato per la sua fedeltà al compito e alla missione che il Padre gli ha affidato? Se cercheremo di vivere il nostro essere suoi discepoli con verità e sincerità accadrà anche a noi!

 

  • Essere consapevoli che la vita vera non è proprio quella che noi abbiamo sognato da bambini, o come ci viene prospettata da una certa cultura, da questa o quest’altra ideologia e che il dolore e la sofferenza, quella fisica, ma anche quella spirituale ne fanno parte, sperando e pregando di avere la forza di sostenerla.

 

  • Non vivere solo ad una dimensione che ricerca le soddisfazioni del corpo. Quali sono queste soddisfazioni? Sempre quelle: Denaro, sesso, fama, potere, sicurezza, successi finanziari.

 

  • Vuol dire saper accettare che la morte stessa fa parte della vita, ma che è un passaggio inevitabile.

 

  • “Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno.” 

Come i discepoli noi, sgomenti, se questa è la prospettiva, ci dimentichiamo della parola risorgere.

Che è un grande annuncio che porta luce e speranza nella nostra vita e nella nostra esistenza. Anche se la strada dietro Gesù è impegnativa, difficile, se si deve portare la croce la certezza della risurrezione ci annuncia che tutto sfocerà in una pienezza di vita e in un modo diverso di relazionarci con il Signore. Questo ci ha assicurato Gesù con la sua morte e la sua risurrezione.

Accogliamo l’esortazione di Paolo quindi ad offrire tutto a Dio, non conformandoci a questo mondo, ma lasciandoci trasformare rinnovando il nostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto.

Alla luce di quel “rinneghi se stesso”, che non vuol dire che dobbiamo disprezzarci, come annotava il cardinal Biffi: “in un tempo in cui dappertutto perfino nella vita religiosa, si sente parlare solo di impegno a realizzare se stessi, questa frase di Cristo è davvero provocatoria, ed è un invito serio a esamire quanto si possa dire che siamo – almeno nelle intenzioni, nei tentativi, nei desideri profondi del nostro essere- veramente discepoli del nostro Maestro, il Signore crocifisso e risorto”.

 Deo gratias, qydiacdon

 

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