Il “metodo Cavina”, un attentato alla (e nella) Chiesa

Sconcertante comunicato dei vescovi dell’Emilia Romagna, che si aggiunge allo scandaloso silenzio della Cei riguardo le vicende che hanno portato monsignor Cavina alla rinnuncia al governo della diocesi di Carpi. Si accetta che i vescovi siano decisi da poteri più o meno occulti, che godono anche di complicità all’interno della Chiesa.

Dobbiamo ammetterlo. All’inizio avevamo pensato a uno scherzo. Di cattivo gusto, ma pur sempre uno scherzo. Invece il comunicato della Conferenza episcopale dell’Emilia Romagna, che «esprime vicinanza e solidarietà» a monsignor Francesco Cavina, era proprio autentico (clicca qui per il testo integrale). Avevamo scritto ieri (clicca qui) che uno degli aspetti più sconcertanti della vicenda che ha portato monsignor Cavina a rinunciare al governo della diocesi di Carpi era stato il silenzio dei vescovi italiani e in particolar modo di quelli della sua regione.

Ed ecco ieri sera arrivare un comunicato che, mentre a parole esprime solidarietà e vicinanza, trasmette in realtà un freddo distacco e quasi un compiacimento per l’esito della vicenda. Certamente non tutti i vescovi della regione hanno questi sentimenti, e neanche tutti i vescovi italiani, ma questo comunicato aggiunge sconcerto a sconcerto. Continue reading

Sapete che cos’è e come si manifesta la “santità angelica”?

Essi sono chiamati a vedere Dio faccia a faccia nella visione beatifica, fine talmente sublime che nessuno spirito, per eccellente che sia, è capace senza infusione di grazia

Gli Angeli sono perfetti in ogni modo. Per noi, cristiani, la loro santità è cosa evidente e la nostra teologia offre un potente soccorso a questa intuizione; basandosi su alcuni principi nettamente stabiliti, essa ci ha rivelato le cose più belle sulla purezza degli Angeli e sul grado eminente della loro santità.

Quello che noi sappiamo della natura di uno spirito, e che noi sappiamo della grazia, ci è molto profittevole quando noi giungiamo a studiare la vita dei nostri fratelli celesti. Come spiriti, essi non possono mai fare le cose in maniera incompleta, non possono essere imperfetti, non possono agire con negligenza, l’energia della loro intelligenza e della loro volontà è applicata tutta intera ad ognuno dei loro movimenti di ordine morale, se questo termine è permesso a proposito degli spiriti. Il peccato veniale è inconcepibile nella moralità angelica. Ci è più facile comprendere uno sprofondamento totale della volontà angelica che di comprendere una mancanza parziale; uno spirito può scegliere un fine sbagliato, ma se lo sceglie, è con l’intera impetuosità della sua natura.

Nessuna tentazione
I nostri migliori teologi, sapendo l’eccellenza della natura spirituale, hanno sostenuto che nella sua sfera naturale, sul suo proprio piano per così dire, un essere puramente spirituale non può fallire né con l’intelligenza, né con la volontà; ma che può fallire in rapporto alle cose che gli sono superiori; in altri termini in rapporto al soprannaturale. Noi svilupperemo questo punto maggiormente trattando del peccato angelico; accontentiamoci, per il momento, di rallegraci al pensiero che gli Angeli non hanno in se stessi nessuna debolezza, nessuna tentazione, nessuna divisione tra motivi più o meno elevati come li vediamo in noi. In essi, nessun conflitto di concupiscenza di nessuna specie, nessuna incertezza, nessun pericolo di giudizi troppo precipitosi; e tutto questo in virtù dei principi stessi della loro natura. Continue reading

BLASFEMIE PRIDE. PREGHIERE A VARESE E A TRIESTE, IL CONIGLIESCO MESSAGGIO DALLA DIOCESI DI GENOVA.

Stranamente ci sono alcuni cattolici a cui da’ fastidio vedere personaggi e simboli della loro fede derisi, usati in maniera irriverente o addirittura blasfema, strumentalizzati per scopi che sono totalmente contrari a quello che è stato il loro insegnamento. Questo è avvenuto, avviene con regolarità soprattutto in quelli che sono definiti “Gay Pride”: manifestazioni in cui si rivendica un presunto “orgoglio” per comportamenti che la Chiesa – e non solo la Chiesa – giudica anomali rispetto all’uso del proprio corpo dettato dalla natura. Se per la Chiesa la sodomia è un peccato di quelli che gridano al cospetto di Dio, e altre religioni hanno posizioni ancora più dure, la medicina dimostra che un uso prolungato di quel genere di comportamento ha conseguenze pesanti e pesantissime sulla salute di chi lo pratica, come bene insegna la professoressa Silvana De Mari.

Tutto questo fa sì che sempre più di frequente, da qualche anno a questa parte, nelle città in cui sfila un Gay Pride dei fedeli sentano l’esigenza di praticare preghiere o processioni di riparazione per l’offesa fatta a Dio, con l’esaltazione di un peccato, e per le offese contro le immagini e i simboli sacri.

Abbiamo visto che la processione di riparazione a Modena ha avuto un grande successo.

Da Varese possiamo pubblicare questo annuncio:

Varese

Santo Rosario in pubblica riparazione del “gay pride” di Varese.

Sabato 15 giugno 2019

I fedeli di Varese hanno deciso di esprimere pubblicamente la loro riprovazione per il diffondersi indiscriminato dell’uso abietto di andare orgogliosi [pride] del peccato contro natura, che grida vendetta al cospetto di Dio e che è un abominio ai Suoi occhi. Continue reading

Usa, arrestato rifugiato musulmano: voleva far saltare in aria una chiesa

Mustafa Mousab Alowemer, siriano di 21 anni, è stato arrestato a Pittsburgh: «Stava costruendo una bomba e aveva giurato fedeltà all’Isis»

L’Fbi ha arrestato ieri un rifugiato siriano di 21 anni residente a Pittsburgh. Il giovane musulmano stava pianificando un attentato a una chiesa della città «nel nome dell’Isis».

Mustafa Mousab Alowemer era stato accolto come rifugiato nel paese nel 2016 e aveva acquistato del materiale per costruire una bomba, ispezionando più volte le vie di fuga dalla chiesa. L’uomo, avvicinato da un agente dell’Fbi in incognito, ha anche condiviso un piano scritto a mano su come condurre l’attacco. All’agente ha inoltre chiesto di procurargli «un’arma con silenziatore» e gli ha mostrato un video nel quale giurava fedeltà allo Stato islamico.

«VENDICARE I FRATELLI DELL’ISIS IN NIGERIA»
Secondo l’accusa, riporta la Cnn, Alowemer voleva detonare una bomba in chiesa per «sostenere la causa dell’Isis e ispirare i simpatizzanti dell’Isis negli Stati Uniti a unirsi e commettere atti simili». Il terrorista aveva scelto una chiesa frequentata da nigeriani per «vendicare i nostri fratelli dell’Isis in Nigeria».

L’Fbi ha cominciato a sospettare Alowemer nel 2018, dopo aver registrato un’intensa attività di consultazione di propaganda Isis online da parte del rifugiato. Il terrorista era anche entrato in contatto con un uomo dell’Isis conosciuto per distribuire online materiale su come realizzare una bomba fatta in casa.

Nel 2016 l’Fbi aveva arrestato due rifugiati iracheni con l’accusa di aver aderito all’Isis. Nel 2015, invece, una coppia di musulmani rifugiati dalla Bosnia era stata fermata mentre cercava di condividere materiale di supporto al terrorismo islamico.

Fonte: Tempi

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MARINA NALESSO E IL CROCEFISSO. AGOSTINO NOBILE: GLI ATEI, E LE LORO PAURE.

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, l’incredibile vicenda della collega Marina Nalesso, responsabile addirittura di portare al collo un crocefisso in TV, reato tale da meritarle gli strali del noiosissimo superconformista di sempre, da Cuore all’Unità a Repubblica Michele Serra, ha provocato il nostro Agostino Nobile a scrivere, nella notte una veloce commento. E Stilum Curiae con altrettanta rapidità lo pubblica. Sbalordito – ma ormai non dovremmo riuscire a sbalordirci più di nulla di ciò che viene dalla soi-disant sinistra progressista e democratica, pronta a difendere tutto, dalla tratta dei neo-schiavi alla compravendita di esseri umani in tutte le fasi – dalle reazioni. Proprio vero: quem deus vult perdere, dementat prius…  

 Perché gli atei temono Gesù Cristo? Continue reading

LA UMMA NON PREVEDE NESSUNA FRATERNITA’ SE NON TRA MUSULMANI Intanto in Germania la Merkel ammette che la società multiculturale è completamente fallita e per questo il parlamento tedesco ha approvato leggi che prevedono espulsioni e un giro di vite sugli ingressi

«Nel Corano ritroviamo questo primo uso del verbo âmana nel senso di “fidarsi gli uni degli altri”. Vi si dice infatti che il profeta «si fida dei muʼminûn», mentre non «si fiderà per niente» di quanti si tirano indietro e trovano delle scuse per non impegnare i loro beni e le loro persone nella lotta sulla strada di Allah (IX, 41, 44, 73 et 81).
Gli affidati «sono una umma unica, ad esclusione degli altri uomini», dice l’incipit della Carta. Nel grande dizionario classico Lisân al-ʽarab, umma questa parola significa prima di tutto gruppo, o raggruppamento umano in senso neutro. Qui, essa non designa un raggruppamento etnico o tribale, ma nel contesto dell’Arabia di allora indica la federazione dei Qurayshiti della Mecca, giunti a Medina con il profeta, e i vari clan e tribù della zona di Medina.
Questa confederazione è di natura politica, unita dall’adesione al profeta di Allah. Essa si caratterizza per il fatto di essere esclusiva. La finalità di questa organizzazione è di garantire l’efficacia del comune sforzo guerriero. Ciò è espresso fin dall’inizio della Carta con la parola jihâd, che verrà più tardi precisata con l’espressione “il combattimento sulla strada di Allah”.

NESSUNA FRATERNITÀ SE NON TRA MUSULMANI
Una stretta regolamentazione e una casistica minuziosa stabiliscono che un affidato possa evitare una sanzione, anche se è colpevole, se la vittima è estranea al gruppo. Questa solidarietà nasce prima di tutto dallo spirito di sopravvivenza del gruppo – dirà lo storico Muhammad Talbi, per giustificare le violenze degli inizi della storia dell’Islam, – «perché si trattava della difesa e della sopravvivenza della umma primitiva».
Non per caso quando il Corano dice: «i credenti sono dei fratelli» (XLIX, 10) utilizza la particella grammaticale innamâ che contiene un significato esclusivo, ma anche un effetto amplificante che dinamizza la frase nominale. Essa è da mettere in relazione con la particella illâ, propria del credo monoteista «nessuna divinità eccetto Allah», che carica la frase nominale, qui negativa, di un esclusivismo ferreo. In questi due esempi abbiamo ben più che delle questioni tecniche, abbiamo delle vere e proprie strategie stilistiche che mirano ad un solo effetto: la valorizzazione dell’aspetto assoluto con la relativa ricaduta nella mente dei credenti.
Del resto, il commentatore al-Râzî afferma che la particella innamâ comporta restrizione: «nessuna fraternità se non tra Musulmani». Egli spiega la sua interpretazione basandosi sulle prescrizioni legali che negano una qualunque fraternità tra un Musulmano e un infedele, il quale non può in nessun caso ereditare da un Musulmano. Allah ricorda a più riprese ai Musulmani che essi sono i soli credenti nel Corano: «voi siete la comunità migliore che sia mai stata creata per gli uomini; voi ordinate di fare il bene e vietate di fare il male, voi credete in Allah» (III, 110).
A partire da qui, l’islam ha considerato la superiorità della comunità dei credenti come il primo legame tra di loro: essi hanno come segno distintivo la capacità di distinguere tra fede e infedeltà, bene e male. Dall’invincibile affermazione dell’unicità di Allah discende il senso vivo del Musulmano per l’unità con i suoi fratelli nella medesima fede.
Essi sono inviati da Allah per difendere i suoi diritti sulla terra. Sono dei servitori eletti e incaricati dell’esecuzione di un piano divino che coincide con le prescrizioni sociopolitiche scese sul suo profeta a beneficio dell’umanità e per il trionfo dell’islam su tutte le religioni (IX, 33). Continue reading

Sinodo Amazzonia. Signori cardinali e vescovi, davvero volete questa Chiesa? 20 Giugno 2019 – 17:51

Riprendiamo dal blog di Aldo Maria Valli Duc in Altum, questa analisi del  professor Roberto de Mattei dell’Instrumentum laboris pubblicato dal Vaticano in vista del sinodo dei vescovi sull’Amazzonia, in programma nel prossimo ottobre 

Le prime reazioni di fronte dall’Instrumentum Laboris per il Sinodo sull’Amazzonia si sono concentrate sull’apertura ai sacerdoti sposati e all’inserimento delle donne nell’ordine sacramentale della Chiesa. Ma l’Instrumentum Laboris è qualcosa di più: è un manifesto della ecoteologia della liberazione che propone una “cosmovisione” panteista ed ugualitaria inaccettabile per un cattolico. Le porte del Magistero, come ha ben sottolineato José Antonio Ureta, vengono spalancate«alla Teologia India e alla Ecoteologia, due derivati latinoamericani della Teologia della Liberazione, i cui corifei, dopo il crollo dell’URSS e il fallimento del “socialismo reale”, hanno attribuito ai popoli indigeni e alla natura il ruolo storico di forza rivoluzionaria, in chiave marxista» Continue reading

Una famiglia si sgretola: separazione dei genitori

Oggi festa della SS. Trinità, festa della Comunione dell’ amore i miei occhi sono pieni di lacrime, perchè , proprio in questo giorno, una famiglia si è frantumata. I figli hanno appreso che i loro genitori si sarebbero separati. Vedo le lacrime del più piccolo che ha visto frantumarsi il mondo in cui è vissuto fino adesso e io piango con lui! Vedo il pragmatismo del più grande, ormai maggiorenne, ma nessuno sa cosa sia passato nel suo cuore in questo momento.

Vi è un nonno che non ha smesso di piangere affidandosi al Signore che può guarire la ferita del cuore e donare consolazione e speranza!

Chiedo al Signore che abbia misericordia per chi ha procurato questa divisione, di cui dovrà rispondere perchè ha procurato tanta sofferenza e ha sconvolto la vita di due ragazzi con un trauma che si porteranno dietro per la vita.

Chiedo preghiere perchè il Signore aiuti, sostenga, lenisca le ferite dei cuori e non faccia perdere la speranza! Soprattutto sia vicino a questi ragazzi perchè non si perdono nel lungo cammino della vita e possano sperimentare la vicinanza del Signore, che “anche se una madre si scorda del suo bambino” Egli non si scorderà mai di ciascuno di noi!

Chiedo preghiere, qydiacdon!

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SS. Trinità : Dio è amore

Quale Dio? Potrebbe essere la domanda che ci poniamo oggi che celebriamo la festa della SS. Trinità. Tanti dicono di credere in Dio, se parliamo con loro, poi se approfondiamo non è difficile che ci si renda conto che non è il Dio che ci viene fatto conoscere nella Rivelazione, il Dio che ci ha fatto conoscere Gesù. Tanti, anche cristiani, parlano di Dio in modo vago, quasi fosse qualcosa di freddo, di astratto lontano dall’ uomo, come fosse chiuso in sé stesso. Si sono create varie caratterizzazioni su Dio, come il Dio dei filosofi, il Dio delle religioni per arrivare anche al Dio della fede.

Il Dio della fede, della nostra fede è il Dio che è Padre, Figlio e Spirito Santo. È qualcosa che professiamo in continuazione! Il segno della croce con cui abbiamo iniziato la Messa, che ci facciamo quando entriamo in Chiesa, che apre e chiude la preghiera, il gesto con il quale veniamo benedetti è tutto un dire e professare la Trinità. Così facciamo nella professione di fede, il Credo. Nel Battesimo con cui siamo diventati cristiani, siamo stati battezzati “Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito santo. La liturgia è sempre orientata alla Trinità. Continue reading

Con quale amore amiamo Gesù Cristo?

Non basta parlare di Lui, fare delle cose per Lui, vestirci di Lui per poter anche dire che lo amiamo. È la tenerezza con cui viviamo che dice che non siamo aceto, ma acqua che disseta.
In quel tempo, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala.
Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.
Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito.
Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. (Gv 19,25-34) Continue reading