Uomo di poca fede, perché hai dubitato? Riflessione su: Mt 14, 23-34

Testo

23Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo.
24La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. 25Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. 26Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. 27Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». 28Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». 29Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. 30Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». 31E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?». 32Appena saliti sulla barca, il vento cessò. 33Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».
34Compiuta la traversata, approdarono a Gennèsaret.

Il contesto
Gesù ha appena compiuto la moltiplicazione dei pani, si separa dalla folla, fa imbarcare i discepoli e si ritira a pregare sulla montagna. Vorrei richiamare la vostra attenzione, su questo ritirarsi di Gesù in preghiera, per ripensare quale spazio diamo noi nella nostra vita a questa dimensione che è fondamentale perché il nostro rapporto con Dio sia un rapporto vivo, costante e non solo occasionale.
Molto spesso noi ci ricordiamo del Signore in qualche determinata occasione, in genere quando siamo in uno stato di necessità o di difficoltà, ma può essere questo il nostro rapporto con Dio?

« Per me la preghiera è uno slancio del cuore, è un semplice sguardo gettato verso il cielo, è un grido di riconoscenza e di amore nella prova come nella gioia” ».( S. Teresa di Gesù bambino)
Ringraziamo il Signore anche nei momenti gioiosi della nostra vita? Oppure Tralasciamo questo aspetto?                   

Da dove partiamo pregando? Dall’altezza del nostro orgoglio e della nostra volontà o « dal profondo » (Sal 130,1) di un cuore umile e contrito? È colui che si umilia ad essere esaltato. L’umiltà è il fondamento della preghiera. « Nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare » (Rm 8,26). L’umiltà è la disposizione necessaria per ricevere gratuitamente il dono della preghiera: l’uomo è un mendicante di Dio.

Vedete com’è la Parola del Signore, come ci interpella, se noi ci lasciamo interrogare, se non ci poniamo davanti a lei con superficialità? Certo occorre avere familiarità con la preghiera, una familiarità che si acquisisce con il tempo e con l’insistenza nella preghiera.
Ma iniziamo anche noi la nostra traversata assieme ai discepoli!

24 La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. 25Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. 26 Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. 27 Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!».

Possiamo paragonare la nostra vita ad una traversata come quella fatta dai discepoli. Come la barca dei discepoli anche nella nostra vita ci possiamo trovare ad affrontare venti contrari, essere sballottati di fronte alle prove che i momenti difficili, che non mancano ci riservano. Possiamo anche noi essere nella notte, nella notte della fede e avere paura per il rischio di soccombere. In questi momenti noi sperimentiamo tutta la nostra debolezza, tutta la nostra fragilità e impotenza.
Il Signore sembra essere lontano, rimasto sul monte a pregare.
In realtà non è così ! Egli ci viene incontro per soccorrerci nelle prova. Ma noi abbiamo lo sguardo appannato, lo scambiamo anche noi con un fantasma.
È il fantasma della nostra incredulità, che ci accompagna così spesso, perché pensiamo che Egli non ci sia, ce ne scordiamo e cerchiamo solo l’ aiuto. Arriviamo anche a cercare altrove il senso da dare alla nostra vita, alla nostra esistenza. Siamo diffidenti. Se poi riconoscerlo e abbandonarmi a Lui non è ciò che mi attendo, se è “ una fregatura”. Già, se poi il Signore viene a togliermi la libertà …
Ma anche a noi Gesù dice: “ Coraggio, sono io non abbiate paura”.
“Sono io”. Questo ci dovrebbe bastare. “Io sono” è il nome di Dio, come troviamo nella Scrittura: «io sono colui che sono» (cfr. Es 3,13-14);[ in Es 6,2-3 troviamo l’espressione «io sono YHWH», il nome di Dio (6.828 volte nell’AT) composto da quattro consonanti attinenti al verbo essere, che per rispetto era (ed è) considerato impronunciabile dagli Ebrei (si ritiene che la pronuncia più probabile sia Yahwè) e perciò nella lettura sostituito con il generico Adonày, “Signore”.]

Questo dovrebbe bastarci. Le sue parole sono un invito ad avere fiducia in Lui, nella sua presenza che non ci abbandona mai.

28 Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». 29Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. 30Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». 31 E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?».

Ci incontriamo con Pietro. Pietro è umanissimo, troviamo in lui gli stessi tratti che abbiamo anche noi!
Quell’ entusiasmo, che magari possiamo avere anche noi in certi momenti di fronte a certe pagine del Vangelo, o di fronte alla figura di Gesù. Se sei tu e puoi camminare sulle acque agitate fa che anch’ io ti possa seguire, cos’ non avrò più paura di nessuna tempesta. Per chi crede nulla è impossibile ce lo ricorda lo stesso Gesù: “In verità io vi dico: se avrete fede pari a un granello di senape, direte a questo monte: «Spòstati da qui a là», ed esso si sposterà, e nulla vi sarà impossibile”.( Mt 17,20)
La risposta di Gesù è : “ Vieni”
Si fa presto ad entusiasmarsi, ma camminare sulle acque agitate non è così semplice. La fede di Pietro vacilla, come tante volte la nostra e anche noi cominciamo ad affondare, altro che camminare sulle acque e spostare le montagne e di nuovo il nostro grido si alza al Signore, con le parole di Pietro o con altre come: Perché? Cosa ho fatto di male? A quelli che si comportano male va tutto bene, perché me proprio questo?
Davvero si incomincia ad andare “giù”, ma il Signore ci tende la mano e, se noi siamo pronti ad afferrarla, possiamo risalire sulla barca, occorre, però afferrare quella mano che ci viene tesa.

I modi con cui il Signore ci tende la sua mano sono molteplici: preghiera, Sacramenti, la sua Parola, la testimonianza e la vicinanza di qualcuno, occorre che noi sappiamo coglierli Il Signore ci vuole rimettere “ sulla barca”, certo quella della nostra vita, ma su quella ben più grande che è la Chiesa, perché è lì che il Signore è presente, nonostante la fragilità e la debolezza dei battezzati, Lì possiamo riconoscere il Signore e fare anche noi la nostra professione di fede: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».

Non abbiamo paura perciò ad accogliere Gesù nella nostra vita, a dirgli il nostro sì. Prendendoci per mano ci guiderà perché anche noi, assieme a tanti altri uomini e donne, nostri fratelli in Cristo, in comunione con tutta la chiesa possiamo pronunciare anche noi la nostra professione di fede.

La traversata dei discepoli è terminata, sono passati dalla Paura a riconoscere Gesù come il Figlio di Dio, sono passati dalla paura alla fede. Noi siamo ancora in viaggio, non sappiamo neppure a quale punto della nostra traversata, ma con il Signore assieme a noi possiamo affrontare qualsiasi tempesta sicuri di affondare perché: “…chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia.
Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia.” ( Mt 7, 24-25).

Quando, però, come Pietro stiamo per vacillare facciamo questa semplice preghiera: «Credo; aiuta la mia incredulità!». Oppure «Accresci in noi la fede!».

Deo gratias, qydiacdon

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