Arcangeli: chi sono e qual è la loro funzione?

 

La Chiesa cattolica riconosce l’esistenza di soli tre Arcangeli, ovvero i tre citati nelle Scritture: Michele (“chi è come Dio?”), Gabriele (“forza di Dio”) e Raffaele (“medicina di Dio”).

Questa precisazione è doverosa, perché si potrebbe obiettare che nei testi del passato sono citati altri arcangeli, fino ad arrivare al numero di sette nel Libro di Enoc: Uriel, Raffaele, Raguel, Michele, Sariel, Phanuel e Gabriele. Il sistema di sette arcangeli è infatti una antica tradizione di matrice giudaica.

La Chiesa cattolica, tuttavia, ha ritenuto doveroso porre un freno a interpretazioni arbitrarie e troppo fantasiose di testi non appartenenti alle Sacre Scritture canoniche. Ricordiamo infatti che tutte le singole tradizioni devono essere vagliate e verificate in accordo con quanto riportato nella Sacra Scrittura canonica, unica vera Rivelazione.

Dunque, riguardo agli Arcangeli, si è stabilito in epoca Medioevale, che fossero resi leciti il culto e la venerazione dei soli tre arcangeli citati dalla Bibbia. Michele, Gabriele e Raffaele, appunto. Anche in passato, nella Chiesa primitiva, fu grande l’impegno per impedire che il culto degli angeli, influenzato da pratiche eterodosse e dalle tradizioni pagane dei messaggeri divini, potesse sfociare in una forma di idolatria.

Nel 1992 il decreto Litteris Diei ha sancito che “è illecito insegnare e utilizzare nozioni sugli angeli e sugli arcangeli, sui loro nomi personali e sulle loro funzioni particolari, al di fuori di ciò che trova diretto riscontro nella Sacra Scrittura; conseguentemente è proibita ogni forma di consacrazione agli angeli ed ogni altra pratica diversa dalle consuetudini del culto ufficiale.”

Chi e cosa sono gli arcangeli?

L’esistenza degli angeli è una verità di fede. La loro presenza nella Bibbia ne è la testimonianza più inoppugnabile. Si tratta di esseri incorporeispiritualiperfetti, creati da Dio all’inizio dei tempi con lo scopo di farne i suoi servitori e messaggeri. Essi contemplano da sempre e per sempre il volto di Dio, pronti ad accorrere a ogni suo comando, attenti ascoltatori ed esecutori della Sua parola. Continue reading

I SETTE ARCANGELI O SETTE SPIRITI ASSISTENTI

I SETTE ANGELI NEL PANORAMA CATTOLICO
• Nel capitolo 12 del Libro di Tobia, l’Angelo Raffaele rivelandosi al giovane protagonista del racconto e al di lui padre, così disse: «Io sono Raffaele, uno dei sette angeli che sono al servizio di Dio e hanno accesso alla maestà del Signore» [Nuova Edizione San Paolo 2014] .
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• Molti autori e ancor più numerosi Santi ritengono che di questi Sette, vi sia menzione specifica in diverse parti dell’ Apocalisse di San Giovanni, specialmente al capitolo 1 allorché si dice: “Grazie a voi e pace da Colui che è, che era e che viene, e dai Sette Spiriti che stanno innanzi al suo Trono”.
• Ma è soprattutto nell’ 8 capitolo che, il testo greco dell’ Apocalisse recita:« εἶδον τοὺς ἑπτὰ ἀγγέλους οἳ ἐνώπιον τοῦ θεοῦ ἑστήκασιν» cioè a dire: « ho visto i Sette Angeli che sono ritti davanti a Dio»; ciò a indicare che, San Giovanni allude ad un gruppo reale di Spiriti Celesti, dotati di grande dignità innanzi all’ Eterno, che lo assistono particolarmente, e non sono soliti, se non in qualche rara circostanza, essere da Dio inviati per opere e ministeri esteriori (diremmo anche minori).
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• Non è un caso che a Maria Vergine sia stato inviato proprio uno di questi, come tramandatoci dall’Evangelista Luca: “Sono Gabriele che sto al cospetto di Dio”.
• Tale sentimento trovasi presente nel libro di Daniele Dn 10,13 ove si fa cenno a “primi principi”, che vengono in soccorso dell’umanità, tra i quali Michele è il Principe Massimo Dn 12,1.
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• Non è un caso altresì che, due tra le più straordinarie Sante del Cattolicesimo, abbiano goduto della protezione salvifica di uno dei Sette Spiriti.
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• Uno dei Sette Angeli fu infatti il custode di Santa Faustina Kowalska, la meravigliosa e straordinaria propagatrice della Divina Misericordia, alla quale questo Spirito ebbe a rivelarle: “Sono uno dei Sette Spiriti (c.f.r. Ap. 1,4) che stanno giorno e notte davanti al Trono di Dio e l’adorano senza posa…” .
Uno dei Sette Angeli fu inoltre il custode di Santa Maria Margherita Alacoque, la Beata divulgatrice della devozione al Sacro Cuore di Gesù Cristo, cui il custode rivelò quanto segue: “Voglio dirti chi sono ,cara sorella, affinché tu sappia quanto amore ha per te il tuo Sposo. Sono uno dei sette spiriti (c.f.r. Ap. 1,4) più vicini al trono di Dio e che più partecipano alle fiamme del Sacro Cuore di Gesù Cristo….” .

Alla visitandina suor Maria Amodea Blonè i Sette Angeli apparvero fisicamente dicendole: “Quando voi verrete alla Patria nostra vi ringrazieremo della carità, che ci avete usata. Siate divota de’ Sette Spiriti Beati, che assistono al Trono dell’Agnello Divino & abbiate fiducia in essi, perché non mancheranno di proteggervi in ogni bisogno”.

Alla Suora Maria Geltrude del Monastero di Santa Maria Maddalena dei Pazzi, di Firenze, maestra di Novizie, uno dei Sette apparve fisicamente inducendola ad abbracciare la mistica Croce che le indicava Cristo: « Dai chi fosse; ed Essa : e: non temere: non ti è concesso saperlo: molte cose Ti mancano: abbassa la fronte: più obbedienza» Allora io che ne avevo l’obbedienza, le dimandaiSe fosse o no uno Spirito Celeste, ed Essa rispose: non è ancor tempo di saperlo, non Lo meriti ancora. Nuovamente mi fu imposto di ripetere questa domanda alla opportunità in nome Sacerdotale. In breve tornei di fatto’ a vederla avente in mano unaCroce, ed io ripetei nel modo prescrittomi la domanda; allora udii dirmi : « Io sono uno degli Assistenti al Trono di Dio: guarda questa Croce: qui consiste tutto: volgi la mente a questa: conserva la parità del cuore: rassegnati ai Divini voleri. Passai molti giorni in gravissimo abbattimento per la forza delle gravissime tentazioni sopra indicate, così che mi credeva cadere nell’ Inferno. Avvenne intanto che nel solito smarrimento de’ sensi (mi sembra di poter dire) veddi la solita Persona (la quale or si dirà uno de’ sette beati Spiriti, che assistono al trono di Dio) con molte Croci in mano; mi diè la più grande dicendomi non temere del peso= qui sta collocata la tua sal vezza: non rigettarla: prendila con prontezza: ne sentirai ogni conforto: è volere di Dio: no non temere: non resistere».

A Suor Maria Lataste proprio Nostro Signore fece vedere in estasi: « nove gradoni o nove gradinate sovrapposte…Al di sopra di queste gradinate… un magnifico trono, fatto dell’oro più fine e più brillante…Attorno al trono… prosternati in ginocchio, sette giovani, più brillanti rispetto a quelli delle gradinate, perché erano più vicini al trono di luce» rivelandole che «… i sette giovani uomini intorno al trono, i sette angeli che sono sempre davanti al Padre mio… che rimangono sempre in adorazione davanti a lui e ai quali affida l’esecuzione dei suoi ordini …».

Clamorosa l’apparizione di uno dei Sette Angeli a suor Angela Teodora Parra y Carvajal, venerabile Madre, della Villa de Aunon, dell’Arcivescovato di Toledo. Si racconta, in un capitolo della sua vita, della presenza dell’Angelo Custodeche le trapassò il cuore con una saetta con la punta infiammata. Questo Angelo le si rivelò in un momento di particlare difficoltà: «Quando questa serva di Dio sopportava queste tribolazioni, o molte altre volte senza tenerle, erasolita tenere consolazione dal Santo Angelo che la confortava e l’aiutava,apparendole in vista interiore, consolandola e animandola a soffrire per l’onore e la Gloria di Gesù Cristo. Le disse che era di Gerarchia Superiore: uno dei Sette Arcangeli, che la Scrittura riferisce assistere al Trono di Dio».

La amorosa manifestazione dei Sette Angeli fu per nostro insegnamento non solo visibile ma anche mirabile e stupenda nella vita di Santa Ludovina. “Un giorno fu tratta a contemplare il suo Sposo Divino, che stava tra Sette Angeli più rispettabili di ogni altro, ed era ossequiato da moltissimi altri, il quale dirigendo verso di lei amorosi sguardi e mostrandole le sue ferite divine come sposo del SS. Sangue, le infuse il sentimento doloroso delle sue stesse ferite” – (in La divozione ai Santi Angeli Custodi, del P- Pasquale de Mattei della Compagnia di Gesù).

Sette Angeli si manifestarono per come raccontano alcuni biografi a Santa Caterina da Bologna, a circondare la Vergine dei dolori

Maria Valtorta, la straordinaria veggente di Caserta, contemplò in estasi i Sette Arcangeli, – QUADERNI DEL 1943 CAPITOLO 119 / 13 settembre 1943 sotto la croce, chini sul dolore di Gesù e Maria, e fra essi intravide S.Michele e S. Gabriele: “ L’arcangelo Michele, che voi invocate nel Confiteor, ma secondo la vostra abitudine, con l’anima assente, era presentealla mia morte in Croce. I Sette Grandi Arcangeli che stanno in perenne davanti al Trono di Dio, erano tutti presenti al mio sacrificio (..) Gabriele e i suoi celesti compagni curvi sul dolore di Gesù e di Maria, impossibilitati a sollevarlo, perché era l’ora della Giustizia, ma non assenti da esso, hanno raccolto nel loro intelletto di luce, tutti i particolari di quell’ora, tutti, per illustrarli, quando il tempo non sarà più, alla vista dei risorti: gaudio dei beati e condanna prima dei reprobi, anticipo a questi e a quelli di ciò che sarà dato a Me, Giudice supremo e Re altissimo”.

Ma è la Venerabile Maria D’ Agreda ad aver profetizzato il futuro riconoscimento dei Sette Arcangeli. Tra le varie informazioni rese su di loro, nel Capitolo 2, del primo settimo Mistica Città di Dio, dal titolo: Si spiega il modo in cui il Signore manifesta all’anima mia i misteri e la vita della Regina del cielo nello stato in cui sua Maestà mi ha posto, ella dice: «Poi venne uno dei sette angeli che hanno le sette coppe piene degli ultimi sette flagelli e mi parlò: «Vieni, ti mostrerò la fidanzata, la sposa dell’Agnello». Conobbi che tale angelo e gli altri sei erano tra i più vicini al trono della Trinità e che era stata data loro la potestà speciale di castigare l’ardire di chi si fosse macchiato dei suddet¬ti misfatti dopo che si era manifestato il mistero salvifi¬co con le opere, l’insegnamento e il sacrificio di Cristo»
• Tuttavia i nomi dei Sette Angeli furono rivelati , tutti per intero, soltanto nella seconda metà del ‘400 al Beato Amadeo da Sylva, frate francescano, confessore di Papa Sisto IV, affinché tale conoscenza, un giorno, fosse definitivamente celebrata nella cristianità, quando un nuovo pastore, un secondo Pietro, avrebbe rifondato la Chiesa, e unito le confessioni cattoliche, eliminando errori dottrinali e false credenze. Condotto in estasi dall’Arcangelo Gabriele, Amedeo apprende finalmente per bocca del medesimo Santo Nuncio diverse verità rimaste misconosciute: – “Sette Angeli siamo, che veneriamo la Genitrice del nostro Dio, superiamo tutti gli altri del vostro genere” — “non indico con il nome di Arcangelo il secondo Coro che sale verso l’alto ma tutti quegli Spiriti che sono chiamati Angeli Superiori: tuttavia questa sentenza non fu impressa negli ecclesiastici: infatti oggi voi continuate a preporre i Santi uomini a tutti noi Angeli” – “Non ho enumerato i sette nomi di costoro, imparali ora: Michele è il primo, io sono il secondo, Raffaele mi segue, a lui, in vero, segue Uriele, tuttavia ad Uriele segue Sealtiele, allo stesso Geudiele, il settimo è Barachiele” .
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• In seguito, un sacerdote siciliano, Antonio lo Duca, tornato a Palermo per insegnare canto liturgico, scoprirà in una chiesetta situata a pochi passi dalla cattedrale, sotto cumuli di polvere e cianfrusaglie, antichi affreschi, nei quali si notavano raffigurati i Sette Angeli dell’Amodeo, con nomi e motti identificativi. Da qui riuscirà a promuovere, anche mediante eventi straordinari la costruzione di una Chiesa loro dedicata nel centro della Cristianità: la odierna Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, dopo che i Sette Angeli lo trassero in estasi, rivelandogli il luogo esatto ove costruire il tempio.

Più recentemente il Beato Bartolo Longo, il Beato Giustino Maria Russolillo, il Servo di Dio Don Dolindo Ruotolo, e i Santi Annibale Maria di Francia e San Leonardo Murialdo, ripresero la tradizione dei Sette Arcangeli, finanche quella onomastica, adoperandola per l’accrescimento della Chiesa; dando vita pure a importanti ordini religiosi.

Da: i sette arcangeli avv. Carmine Alvino

 

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Vi Domenica ordinario A: “ Se la vostra giustizia …”

Come sono ornati i portali delle cattedrali di figure, simboli mettiamo come fregio del portale del vangelo che abbiamo letto questa frase: “Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.”

In questa frase vi sono due visioni contrapposte, il modo di intendere la legge di Dio con tutte quelle norme di comportamento che regolavano la vita religiosa al tempo di Gesù, insegnato dai maestri del popolo e quello di Gesù.

Gesù indica chiaramente che vi deve essere un superamento, senza cancella zione: “Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli.”

Eppure scribi e farisei erano scrupolosi osservanti delle norme religiose, come mai Gesù si esprime così duramente nei loro confronti? Nei vangeli che abbiamo letto questa settimana nelle messe feriali ad un certo punto leggiamo un’affermazione di Gesù: “Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi” (Mc 7,21).

Gli scribi e i farisei e il loro insegnamento guardavano più che all’ interno del cuore dell’uomo al suo esterno, un po’ come facciamo noi che veniamo a Messa perché c’è l’obbligo del precetto o ci comunichiamo e confessiamo almeno una volta all’ anno per Pasqua. Le norme religiose che codificavano la vita non vengono condannate da Gesù, ma il contrasto nasce perché il Signore cerca il cuore e che dal cuore nasca l’osservanza della sua legge. Se noi leggiamo in quest’ottica entreremo meglio nello spirito di quel: “Avete inteso che fu detto agli antichi …Ma io vi dico”.

Circoncisione, prescrizioni alimentari e altre norme giuridicamente codificate, costituivano una barriera di separazione tra ex-giudei ed ex-pagani, erano un idolo rispetto a un affidamento interiore a Dio che si fa scelta di vita continua. La legge opera sull’individuo dall’esterno; «non è un principio di vita. Dice che cosa l’uomo deve fare; non gli dà la forza di farlo. Non cambia l’uomo internamente lo lascia come l’ha trovato, peccatore».( E. Borghi), il vangelo invece richiama alla conversione del cuore, il Signore cerca il cuore perché se il cuore dell’uomo cambia, cambia tutto l’uomo. Le cose che facciamo: gesti, parole, sguardi, desideri, azioni sono espressione di quanto abbiamo nel nostro cuore.

Non uccidere

Certamente l’omicidio è contro la Parola di Dio, Gesù non si ferma all’atto materiale e concreto dell’uccisione, ci dice che dobbiamo togliere quanto in noi va contro l’amore che dobbiamo avere nei confronti di tutti. Togliere il rancore, l’astio coltivato, il giudicare e puntare il dito, ogni parola e mormorazione offensiva contro il prossimo. Guardiamo allora in noi stessi.

Il Signore chiede che sia l’offeso a cercare la riconciliazione con il fratello.

Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.

Ci viene richiesta la rettitudine dei desideri e la virtù dei “Puri di cuore”, in un mondo che decanta più il vizio nelle molteplicità delle sue manifestazioni, che la virtù. Riguardo poi il linguaggio dobbiamo essere schietti: il sì deve essere sì e il no deve essere no.

Riguardo il matrimonio, Gesù, è talmente esigente che considera la donazione dei coniugi, che avviene in esso, sia irreversibile esprimendo la fusione di due vite: “chiunque sposa una ripudiata, (una divorziata) commette adulterio.” 

Come se non bastasse veniamo invitati ad una mutilazione spirituale, pur di non venire a compromessi con il male: “Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna”

 L’ anima della Giustizia superiore di cui parla il Signore è l’amore, quell’ amore che nasce dalla fede e dalla relazione con Lui, che nasce dal Vangelo. Gesù è la giustizia di Dio, cioè la misericordia di Dio che si manifesta nei nostri confronti.

Viene così bandito ogni tipo di formalismo esteriore praticato anche da tanti farisei del nostro tempo, ma anche “il tutto lecito, permesso, che male c’è” così propagandato oggi e il concetto di una falsa libertà che tende ad estromettere il vangelo dalla vita.

Egli ti ha posto davanti fuoco e acqua:
là dove vuoi tendi la tua mano.
 Abbiamo letto nella prima lettura, che è come dire scegli quale “giustizia” vuoi praticare, quella che conduce alla vita o quella che conduce alla morte, non solo morale, interiore e spirituale, ma quella che esclude dalla vita eterna.

Scriveva il Cardinal Biffi: “Certo è possibile che di fronte al vangelo abbiamo un po’ a sgomentarci. Ed è vero che non è mai stato facile, in nessun tempo essere cristiani davvero. Ma noi sappiamo che quel Signore che ci appare così esigente, è anche un Signore amico e pietoso: capisce le nostre debolezze, ci sa aiutare nelle nostre difficoltà, ci rialza nelle cadute, ci consente sempre di cominciare da capo.  Purché non abbiamo mai a vantare come valori le nostre trasgressioni e purché non abbiamo a chiamare bene il male e male il bene”. (Omelie per le Domeniche anno A)

 Certi che con l’aiuto e la grazia di Dio e che a Lui nulla è impossibile chiediamo, in questa Eucaristia, di diventare persone che praticano questa giustizia!

qydiacdon

 

I nomi dei Sette Arcangeli, i loro compiti e il loro significato

I sette Arcangeli che stanno dinnanzi al trono di Dio sono Michele, Gabriele, Raffaele, Varachiele, Gudiele, Salatiele e Uriele. Tutti i nomi degli arcangeli finiscono in “-ele” (in ebraico: il): perché? Nella lingua ebraica, questi nomi sono dei composti che contengono tutti la parola “Dio” (-Il).

Michele in Italiano viene erroneamente tradotto come interrogativo “chi è come Dio?” mentre in ebraico Miha significa “forza”: il suo vero significato è “Potenza di Dio”. Quando preghiamo san Michele Arcangelo? Per tutte le battaglie del corpo e dello spirito, per rimanere saldi nelle tentazioni e nei digiuni.

Gabriele significa “Uomo di Dio” e non è un caso che l’Arcangelo Gabriele fu mandato da Dio alla santissima Vergine Maria per annunciare il suo parto: il nome era indicativo della sua missione. L’Arcangelo Gabriele aveva inoltre già svolto la funzione di messaggero presso altri grandi personaggi della storia biblica, come al profeta Daniele e a Zaccaria. Viene dunque pregato per i viaggi (in quanto messaggero).

Raffaele significa “Comandante Divino” ed è famoso per aver protetto Tobia e Sara nella loro notte di nozze, e per aver guarito il padre di Tobia dalla cecità: viene invocato per la guarigione dell’anima e del corpo.

Varachiele significa “Benedizione Divina” e nel Terzo Libro di Enoch viene descritto come comandante di 496’000 angeli e appartiene al coro dei Serafini. Viene ritenuto dalla Tradizione ortodossa come comandante degli Angeli delle case, coloro che proteggono le nostre abitazioni.

Gudiele è l’Angelo del Pentimento, colui che motiva gli esseri umani a pentirsi e a cercare Dio. Sebbene non sia molto conosciuto, la tradizione lo identifica come uno degli Arcangeli più potenti, con miriadi di angeli al suo comando.

Salatiele significa “Il più alto servo divino” ed è l’Arcangelo responsabile di raccogliere le preghiere degli uomini e portarle a Dio. E’ quindi un arcangelo dal ruolo importantissimo: ricordiamocelo quando preghiamo. Viene menzionato nel Libro di Ezdra.

Uriele, il cui nome significa “Luce divina”, è l’angelo che spiegò al profeta Ezdra i misteri di Dio, ed è responsabile di gestire la luce e le energie create da Dio, secondo la Tradizione ortodossa.


 

Preghiera sulle Beatitudini

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Gesù, sei salito sul monte, li hai proclamati “beati” quanti hanno il cuore libero,
quanti sono pronti ad amare, quanti vivono per il Regno!

Lì editti la legge dell’amore, legge di vita e di speranza.
La tua voce ora tace, ma la tua parola risuona nuova nel nostro cuore.
Ed oggi, come ieri, la sua forza ci desti la sua potenza ci liberi,
la sua verità ci ricordi l grande felicità di Dio che sempre si dona a noi.

Messale LDC 2011

5 Domenica ordinario A: Vedano la vostre opere e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli …

Per la meditazione sul testo del Vangelo di oggi, che la liturgia della Parola ci propone e che fa parte del grande discorso della montagna, che si apre con la proclamazione delle beatitudini, che avremmo dovuto contemplare Domenica scorsa, vorrei partire dalla frase finale: “vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli.”

Tutta la vita del credente cristiano, di ogni battezzato è rendere gloria al Padre, ma cosa significa rendere gloria e quali sono queste opere buone che permettono anche a chi ha una fede debole, vacillante, anche a chi professa un’altra religione di stupirsi, meravigliarsi e dire: “davvero c’è un Padre buono” e, guardando il cielo, avere un grazie da dire a chi è più grande di noi.

 Rendere gloria al Padre significa vivere tutta la nostra vita in relazione con Dio Padre, come ha fatto Gesù, che ha fatto della sua vita tutto un sì compiendo la volontà a la missione che il Padre-Dio gli ha affidato. Così anche per ciascuno di noi rendere gloria al Padre è aderire alla volontà di Dio, anche quando questa volontà è difficile, impegnativa e a volte non ci è del tutto chiara. È testimoniare annunciando un Dio che si fa vicino all’uomo per amore, questo in modo particolare verso tutti quelli che vorrebbero un Dio così forte e potente da spaventare un po’ l’uomo. Un Dio come quello che predicava Giovanni Battista, che avrebbe pulito, messo ordine con forza.

Le opere buone: quali sono queste opere? Il profeta Isaia, che abbiamo ascoltato nella prima lettura ne fa un elenco.  “dividere il pane con l’affamato,
nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto,
nel vestire uno che vedi nudo,
senza trascurare i tuoi parenti (…) togliere di mezzo a te l’oppressione,
il puntare il dito e il parlare empio,
aprire il tuo cuore all’affamato, saziare l’afflitto di cuore”
.
Se riuscissimo a fare questo sarebbe già tanto, ma la lista non è chiusa, rimane una lista aperta alle tante situazioni di vita e di relazione che ci accompagnano sia nella nostra vita personale, sia nella nostra vita collettiva.

Significa che riguarda tutte le dimensioni del quotidiano, famiglia, lavoro, tempo libero, se ne abbiamo ancora, perché questa dimensione della vita è impegnata da tantissime cose e attività per cui non è più libero.

Nel nostro vissuto quotidiano siamo chiamati a vivere il rispetto, la solidarietà, la compassione; in una parola l’amore.Se noi guardiamo a Gesù non vediamo qualcuno che ha cercato di vivere solamente l’amore, ma vediamo l’amore, quello vero, personificato, come dice l’evangelista Giovanni: “Dio è amore”. Cosa succede quando si vive l’amore sull’ esempio di Gesù? Succede una cosa bellissima, meravigliosa che ci si fa dono e servizio per gli altri e in questo si rende Gloria a Dio.

Che non è lontano, come si potrebbe pensare leggendo che “è nei cieli”. Significa che Dio è in una realtà che è completamente diversa da quella nostra umana, terrena, ma proprio per questo può intervenire, salvare e soccorrere ascoltando chi sia affida a Lui e al suo amore. Significa anche che Dio è la pienezza dell’amore, è l’amore perfetto in cui si sommano tutti gli amori. Il cristiano è così chiamato a vivere questa relazione d’amore con Dio che si rinnova in ogni Eucaristia, in ogni comunione in cui Cristo si dona a noi.

Gesù ci dice che siamo chiamati ad essere sale e luce. Gesù è Lui la luce, ma noi con il Battesimo ci siamo rivestiti di Gesù per questo siamo chiamati ad essere anche noi luce facendo trasparire il fuoco dell’ amore con cui il Signore ci ha avvolti e per irrorare il mondo con questo amore, trasformandolo dal di dentro dandogli sapore, che, se manca, non ci fa gustare la grandezza e la bellezza della vita. Essere sale e luce significa vivere la grandezza e la bellezza del Vangelo, di quell’ amore che ci ha insegnato Gesù con il nostro concreto modo di operare. Gesù e molto concreto dice vedano le vostre opere. Chiediamoci se anche noi con il nostro vivere, con il nostro agire siamo sale, che si scioglie nelle varie situazioni, tanto da non essere più separabile e luce che illumina le storie e i dolori di un’umanità spesso sofferente e malata di peccato e di conseguenza di cattiveria, malvagità, odio.

Detto così sembrerebbe qualcosa di irrealizzabile, forse, ma come ha scritto qualcuno, “Gesù ci chiede piccoli gesti di gratuità e di amore verso i fratelli”

Deo gratias,qydiacdon

 

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Ecco l’ Agnello di Dio – meditazione con i bimbi e genitori del catechismo

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Per indicare Gesù, vedendolo venire verso di lui, Giovanni Battista fa riferimento ad un animale che è importante nella storia del popolo di Israele: un agnello!

Questa settimana noi venerdì abbiamo celebrato la festa di un grande santo che è protettore degli animali: S. Antonio abate. Mia madre mi racconta che mio nonno, che era un contadino, la sera della festa di S. Antonio puliva la stalla a regola d’arte, dava da mangiare in abbondanza agli animali che in quella notta parlavano! Proviamo ad immaginare se gli animali parlassero In passato, durante la notte degli animali parlanti, i contadini si tenevano lontani dalle stalle, perché udire gli animali conversare era segno di cattivo auspicio. Sarebbe bello poter comunicare con i nostri cucciolotti, anche solo per una notte! Secondo voi che cosa ci direbbero se potessero parlare? Cosa vi piacerebbe sapere da loro?
A me piacerebbe sapere se è soddisfatto della sua situazione, se c’è qualcosa che proprio non sopporta e cosa vorrebbe per essere felice. La storia seconda dice che un giorno il santo guarì un maialino e da quel momento questi lo seguì fedele come un cane. E il maiale diventò un privilegio dei Fratelli Ospedalieri di sant’Antonio, fondati nel 1600, che potevano allevarlo per nutrire gli ammalati che accorrevano alla chiesa di Saint-Antoine-de-Viennoi a alla Motte-Saint-Didier, dopo che si era sparsa la voce che attribuiva al santo la facoltà di guarire l’herpes zoster, grazie al suo dominio sul fuoco.

Ma torniamo all’ agnello del Vangelo, che è poi Gesù!
Quali sono i sentimenti che suscita un agnello? Sono sentimenti di tenerezza, di fragilità, di mitezza, di dolcezza. Se pensiamo invece ad un animale che è esattamente il contrario invece mi viene da pensare al leone, forte, potente: il re della foresta. Giovanni annunciando la venuta di Gesù aveva descritto la figura del Messia, che è Gesù come un uomo forte, che avrebbe fatto ordine con energia e determinazione. Ma il Padre ci manda che cosa? Lo abbiamo appena celebrato nel Natale un bimbo indifeso, proprio come è indifeso un agnellino.

Ha mandato a questa umanità qualcuno che: “ci salvasse non con la forza, ma con la luce di quella verità che viene da Dio, con la dolcezza e la misericordia. Qualcuno che non si impone agli altri in modo violento, che non agita il popolo affinché si ribelli, ma che al contrario subendo lui stesso violenza, pensiamo alla passione e alla croce, subendo gli insulti degli uomini che hanno perso il lume della ragione.

Quell’ Agnello lì, (Gesù), è colui che toglie il peccato del mondo, come fece l’ agnello che salvò i primogeniti in Egitto nella prima Pasqua, permettendo la liberazione del popolo di Israele.
Che del male nel mondo ce ne sia lo vediamo nelle cronache di tutti i giorni, ma dove viene questo male e come si toglie. Tutto questo male dal peccato che rovina il cuore dell’uomo.

Tanti oggi pensano di non avere nulla di cui chiedere perdono al Signore. Di non avere nessun peccato da confessare, ma il male si elimina solo eliminando il peccato, per questo Gesù è venuto ed ha dato la sua vita per noi. A noi accogliere il suo invito alla conversione e al cambiamento, aprendoci alla preghiera, riconoscendo di aver bisogno di questo agnello-Gesù, seguendone le orme.
Nel Vangelo di Marco leggiamo: “Dal di dentro, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male”. Permettiamo al Signore Gesù di cambiare il nostro cuore, così il mondo e la vita degli uomini sarà cambiata

S. Antonio abate ha fatto proprio questo. Attratto dall’insegnamento evangelico “Se vuoi essere perfetto, va, vendi ciò che hai, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo, poi vieni e seguimi”, e sull’esempio di alcuni anacoreti (eremiti) che vivevano nei dintorni dei villaggi egiziani, in preghiera, povertà e castità, affidò la sorella a una comunità di vergini e si dedicò alla vita ascetica, prima davanti alla sua casa e poi al di fuori del paese in una grotta che ancora oggi è nota e venerata, sul monte Colztum, vicino al mar Rosso.

Seguiamo, secondo i doni che il Signore ci dà l’esempio di S. Antonio e oggi quando sentiremo che il sacerdote mostrando l’ostia dirà: “ Ecco l’ agnello di Dio che toglie il peccato del mondo” riconosciamo che abbiamo bisogno di Lui e chiediamogli con fede che cambi il nostro cuore!

Deo gratias,qydiacdon