Vuoi avere una fede più forte? Ecco 10 consigli di Benedetto XVI

Dieci riflessioni utili del Papa emerito Benedetto XVI per rafforzare la propria fede. Si possono ricavare leggendo “Io Credo”, a cura dello stesso Ratzinger.

1) ALIMENTARSI CON LA BIBBIA
Dove possiamo ascoltare Dio e la sua parola? Fondamentale è la Sacra Scrittura, in cui la Parola di Dio si fa udibile per noi e alimenta la nostra vita di “amici” di Dio. Tutta la Bibbia racconta il rivelarsi di Dio all’umanità; tutta la Bibbia parla di fede e ci insegna la fede narrando una storia in cui Dio porta avanti il suo progetto di redenzione e si fa vicino a noi uomini, attraverso tante luminose figure di persone che credono in Lui e a Lui si affidano, fino alla pienezza della rivelazione nel Signore Gesù.

2) GLI OCCHI DELLA FEDE
Gli occhi della fede sono dunque capaci di vedere l’invisibile e il cuore del credente può sperare oltre ogni speranza, proprio come Abramo, di cui Paolo dice nella Lettera ai Romani che «credette, saldo nella speranza contro ogni speranza» (Rm 4,18).

3) PRESENZA DI VITA E SALVEZZA
Affermare «Io credo in Dio» ci spinge, allora, a partire, ad uscire continuamente da noi stessi, proprio come Abramo, per portare nella realtà quotidiana in cui viviamo la certezza che ci viene dalla fede: la certezza, cioè, della presenza di Dio nella storia, anche oggi; una presenza che porta vita e salvezza, e ci apre ad un futuro con Lui per una pienezza di vita che non conoscerà mai tramonto.

4) CREDO IN DIO ONNIPOTENTE
Quando diciamo «Io credo in Dio Padre onnipotente», noi esprimiamo la nostra fede nella potenza dell’a- more di Dio che nel suo Figlio morto e risorto sconfigge l’odio, il male, il peccato e ci apre alla vita eterna, quella dei figli che desiderano essere per sempre nella “Casa del Padre”. Dire «Io credo in Dio Padre onnipotente», nella sua potenza, nel suo modo di essere Padre, è sempre un atto di fede, di conversione, di trasformazione del nostro pensiero, di tutto il nostro affetto, di tutto il nostro modo di vivere.

5) L’ANNUNCIO DELLA RISURREZIONE
Occorre tornare ad annunciare con vigore e gioia l’evento della morte e risurrezione di Cristo, cuore del cristianesimo, fulcro portante della nostra fede, leva potente delle nostre certezze, vento impetuoso che spazza ogni paura e indecisione, ogni dubbio e calcolo umano. Solo da Dio può venire il cambiamento decisivo del mondo. Soltanto a partire dalla Risurrezione si comprende la vera natura della Chiesa e della sua testimonianza, che non è qualcosa di staccato dal mistero pasquale, bensì ne è frutto, manifestazione e attuazione da parte di quanti, ricevendo lo Spirito Santo, sono inviati da Cristo a proseguire la sua stessa missione (Cfr. Gv 20,21-23).

6) LA PREGHIERA SUSCITA VOCAZIONI
Elemento fondamentale e riconoscibile di ogni vocazione al sacerdozio e alla consacrazione è l’amicizia con Cristo. Gesù viveva in costante unione con il Padre, ed è questo che suscitava nei discepoli il desiderio di vivere la stessa esperienza, imparando da Lui la comunione e il dialogo incessante con Dio. Se il sacerdote è l’“uomo di Dio”, che appartiene a Dio e che aiuta a conoscerlo e ad amarlo, non può non coltivare una profonda intimità con Lui, rimanere nel suo amore, dando spazio all’ascolto della sua Parola. La preghiera è la prima testimonianza che suscita vocazioni.
7) ATTENTI ALLA MENTALITA’ EDONISTICA
Viviamo in un contesto culturale segnato dalla mentalità edonistica e relativistica, che tende a cancellare Dio dall’orizzonte della vita, non favorisce l’acquisizione di un quadro chiaro di valori di riferimento e non aiuta a discernere il bene dal male e a maturare un giusto senso del peccato. Questa situazione rende ancora più urgente il servizio di amministratori della Misericordia Divina. Non dobbiamo dimenticare, in- fatti, che c’è una sorta di circolo vizioso tra l’offuscamento dell’esperienza di Dio e la perdita del senso del peccato.

8) L’ASCOLTO DELLA PAROLA DI DIO
Nella prospettiva cristiana, l’ascolto è prioritario. Al riguardo Gesù afferma in modo esplicito: «Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica» (Lc 11,28). Ascoltare insieme la parola di Dio; praticare la lectio divina della Bibbia, cioè la lettura legata alla preghiera; lasciarsi sorprendere dalla novità, che mai invecchia e mai si esaurisce, della parola di Dio; superare la nostra sordità per quelle parole che non si accordano con i nostri pregiudizi e le nostre opinioni. Tutto ciò costituisce un cammino da percorrere per raggiungere l’unità nella fede, come risposta all’ascolto della Parola .

9) PRATICARE LA FEDE CON I SACRAMENTI
Centro del culto della Chiesa è il Sacramento. Sacramento significa che in primo luogo non siamo noi uomini a fare qualcosa, ma Dio in anticipo ci viene incontro con il suo agire, ci guarda e ci conduce verso di sé. E c’è ancora qualcos’altro di singolare: Dio ci tocca per mezzo di realtà materiali, attraverso doni del creato che Egli assume al suo servizio, facendone strumenti dell’incontro tra noi e Lui stesso (Santa Messa del Crisma, Omelia del Santo Padre Benedetto XVI, Basilica Vaticana, Giovedì Santo, 1° aprile 2010).

10) LA LITURGIA E’ IL COLLOQUIO CON DIO
La Liturgia è il luogo privilegiato dove ciascuno di noi entra nel “noi” dei figli di Dio in colloquio con Dio. È importante: il Padre Nostro comincia con le parole «Padre Nostro»; solo se io sono inserito nel “noi” di questo «Nostro», posso trovare il Padre; solo all’interno di questo “noi”, che è il soggetto della preghiera del Padre Nostro, sentiamo bene la Parola di Dio. Quindi, questo mi sembra molto importante: la Liturgia è il luogo privilegiato dove la Parola è viva, è presente, dove anzi la Parola, il Logos, il Signore, parla con noi e si dà nelle nostre mani; se ci poniamo in ascolto del Signore in questa grande comunione della Chiesa di tutti i tempi, lo troviamo (Visita al Seminario Romano Maggiore in occasione della Festa della Madonna della Fiducia, Incontro di Sua Santità Benedetto XVI con i seminaristi, sabato 17 febbraio 2007).

Gelsomino Del Guercio in Aleteia

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