VI Domenica di Pasqua anno C: Se uno mi ama …

“Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui.”

“Se uno mi ama …”, Gesù oggi ci invita a guardare dentro di noi e ad interrogarci ancora una volta sull’ amore! Su cosa significhi amare Gesù.

Se ci guardiamo un po’ intorno e prendiamo in mano il Vangelo vediamo che la sua Parola non è mica tanto osservata da quello che è “mondo”, ma anche da tanti cristiani. Allora andiamo a confrontarci con la Parola del Signore: il Discorso della montagna Scopriamo come i comandamenti non siano stati aboliti e già qui ne abbiamo su temi come il riconoscimento del vero e unico Dio rispetto a tutti i vari idoli che noi uomini ci siamo costruiti e continuiamo a costruirci. Sul non uccidere. In un mondo che promuove non la cultura della vita, ma quella della morte dall’ aborto all’ eutanasia.

Su come deve essere intesa la sessualità umana e vissuta. Certamente con la teoria del gender non si riconosce nella visione biblica della sessualità. Mi potrei dilungare ancora sul non rubare, sull’ esigenza della verità, sull’ indissolubilità del matrimonio e il divorzio! Quando Gesù viene interrogato su questo risponde: “al principio della creazione Dio li creò maschio e femmina. 7 Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, 8 e i due saranno una sola carne. Così non sono più due, ma una sola carne. 9 L’uomo, dunque, non separi quel che Dio ha unito”. (Mc capitolo 10) Eppure quella del divorzio è una realtà che coinvolge e sconvolge la vita di tanta gente. Il rapporto con i beni. 

 Scorrendo poi, ancora, il discorso vi sono innumerevoli punti come l’ingiuria, il perdono, l’amore per i nemici. Se l’esigenza di una vita cristiana e coerente sembra così alta da farci pensare che sia pressoché impossibile e cadiamo nella tentazione di costruire una città dell’uomo, che però non risponde alle aspettative più intime e profonde dell’animo umano e che non risponde al nostro desiderio di felicità, di serenità, e di pace, dimentichiamo due cose.

Obbedire alla Parola del Signore, ai comandamenti, non è una semplice questione di osservanza di un codice di norme e di leggi, che pure ci sono, vanno rispettate, ma che è essenzialmente una questione d’amore, in cui leggi e norme diventano aiuti per camminare e vivere questo amore. L’ immagine che dobbiamo avere davanti è certamente quella della lavanda dei piedi, ma ancora di più del crocifisso. Gesù ci ama fino al dono completo di sé, e chiede di amarci allo stesso modo. Solo l’amore verso Gesù potrà portarci a tanto e permetterà alla Trinità di venire ad abitare in noi e ad agire in noi per concretizzare questo amore in gesti concreti di vita.

Se è vero che il mondo più che osservare la Parola di Gesù osserva le parole degli uomini, è anche vero che vi sono tanti uomini e donne che cercano di vivere l’amore sincero al Signore nella loro vita arrivando anche al martirio, come la suora di 77 anni uccisa anche di recente in Africa. Suor Ines Nieves Sancho, nei locali dove insegnava alle ragazze in primo luogo a cucire e a provare a farsi una vita migliore. Il suo corpo è stato orrendamente mutilato: la suora, infatti è stata decapitata, così riporta la stampa!

Non sono solo i missionari, religiosi, frati suore, preti ma vi sono anche tante persone comuni che nella realtà di ogni giorno, in silenzio, con tenacia cercano di vivere l’amore a Gesù nella loro famiglia, nei loro luoghi di lavoro, nella vicinanza a chi soffre, nella condivisione, nel rendersi disponibili agli altri, ma non solo: nella preghiera, nell’ accostarsi ai sacramenti, nel meditare quella Parola che il cristiano è chiamato a vivere e soprattutto ad amare. Nell’ amore a Gesù e al prossimo il credente trova la via della propria realizzazione e per costruire quella “città di Dio” che si annuncia e si realizza già ora in ogni gesto sincero di Carità. Quella città che ci fa contemplare la seconda lettura descritta nell’ Apocalisse, che è dono di Dio, prima di tutto, e accoglienza e impegno per l’uomo, come ci ricorda un testo del Concilio Vaticano II.

 

Ignoriamo il tempo in cui avranno fine la terra e l’umanità e non sappiamo in che modo sarà trasformato l’universo. Passa certamente l’aspetto di questo mondo, deformato dal peccato. Sappiamo però dalla Rivelazione che Dio prepara una nuova abitazione e una terra nuova, in cui abita la giustizia , e la cui felicità sazierà sovrabbondantemente tutti i desideri di pace che salgono nel cuore degli uomini . Allora, vinta la morte, i figli di Dio saranno risuscitati in Cristo, e ciò che fu seminato in infermità e corruzione rivestirà l’incorruttibilità; resterà la carità coi suoi frutti, e sarà liberata dalla schiavitù della vanità tutta quella realtà che Dio ha creato appunto per l’uomo. (…)

 Pertanto, benché si debba accuratamente distinguere il progresso terreno dallo sviluppo del regno di Cristo, tuttavia, tale progresso, nella misura in cui può contribuire a meglio ordinare l’umana società, è di grande importanza per il regno di Dio. Ed infatti quei valori, quali la dignità dell’uomo, la comunione fraterna e la libertà, e cioè tutti i buoni frutti della natura e della nostra operosità, dopo che li avremo diffusi sulla terra nello Spirito del Signore e secondo il suo precetto, li ritroveremo poi di nuovo, ma purificati da ogni macchia, illuminati e trasfigurati, allorquando il Cristo rimetterà al Padre « il regno eterno ed universale: che è regno di verità e di vita, regno di santità e di grazia, regno di giustizia, di amore e di pace ».

Qui sulla terra il regno è già presente, in mistero; ma con la venuta del Signore, giungerà a perfezione.(Gaudium et spes n° 39)

Alla fine, come ha scritto qualcuno: “Si tratta non di una semplice osservanza esteriore, bensì dell’ accordo profondo della volontà, dell’ adesione dello spirito e del cuore, “della fedeltà amante” (D.Mollat)

Con il dono dello Spirito Santo inizia il tempo della Chiesa in cammino nel tempo e nel mondo.

“ La prima lettura racconta la chiesa nel suo faticoso cammino per trasfigurarsi nella città di Dio, che la seconda lettura presenta già realizzata, anche se la sua definitività appartiene al futuro. E tuttavia – secondo la “colletta” della messa- Dio possiede già adesso una “dimora in quanti ascoltano la sua parola e la mettono in pratica. Ma abbiamo bisogno d’un supplemento di Spirito Santo, il quale “richiami al nostro cuore tutto quello che Cristo ha fatto e insegnato e ci renda capaci di testimoniarlo con le parole e con le opere”. Quando questo avviene il futuro è già cominciato. (Valerio Mannucci in Ascolta la Parola).

Chiediamo in questa Eucaristia di essere sempre più icona di comunione sull’immagine della Trinità. Chiediamolo per ciascuno di noi, per le nostre famiglie, per la nostra gente, per il nostro prossimo. Chiediamo che venga ravvivato in noi sempre più il dono dello Spirito che ci aiuti a comprendere e ad attualizzare sempre più e senza errore il vangelo in un unico, grande rapporto d’ amore con il Signore.

Deo gratias, qydiacdon

 

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