Meditazione nella festa della Santa Famiglia 2018 – ciclo C

Famiglia, una realtà che ci coinvolge tutti. Una realtà variegata quella della famiglia, oggi. Famiglie mono genitoriali, famiglie cosiddette allargate, famiglie con problemi nelle relazioni fra genitori e figli e viceversa, famiglie che si sfasciano dopo un congruo numeri di anni di vita matrimoniale con i figli che, comunque, inevitabilmente, porteranno in sé questa frattura, fino ad arrivare a definire famiglia quella che famiglia non è quelle in cui non vi è la presenza maschile e femminile.

La festa di oggi, ci chiama a confrontarci con la famiglia come ci è consegnata nel progetto di Dio, come l’ha pensata Dio mettendoci davanti una famiglia particolare,, perché va contro corrente con la mentalità mondana sulla famiglia di oggi, che non si apre al mistero di Dio. Stiamo ancora contemplando il mistero del Natale, bene il Figlio di Dio che viene nel mondo ha scelto di venire in una famiglia. Poteva scegliere tanti altri modi, perché no? Del resto Dio è Dio!

E qual’ è la famiglia che ci viene posta davanti? Quella dove vi è un uomo, una donna, un figlio. Questa è la famiglia a cui noi cristiani dobbiamo fare riferimento, altre proposte non corrispondono al modello di famiglia che il Signore ci consegna, come quelle alla cui Base sta l’unione di persone dello stesso sesso. Visioni che il mondo ci propone e cerca di spacciarla come normalità, come evoluzione del concetto stesso di famiglia. Un Grande pericolo questo perché “osservando il libro della vita, è altrettanto evidente che l’ uomo è fatto per la donna e viceversa. E, ugualmente, che l’umanità è stata pensata affinché la vita sbocci dall’ amore dell’uomo e della donna(…) tutto questo è scritto chiaramente nel libro della vita, così come Dio l’ha pensato e realizzato”, scrive il cardinale Angelo Comastri.

Una famiglia senza problemi quella di Nazareth?

Sembrerebbe proprio di no! Proviamo a pensare. Maria si ritrova incinta e la sua maternità avviene in un modo straordinario che sfugge agli schemi della natura umana, ma chi vi potrà credere?Giuseppe che si ritrova la sua promessa sposa in attesa di un bambino! Cosa fare? Tutti i suoi piani da un punto di vista umano sconvolti!
Ed ecco la nascita di questo bambino, il Figlio di Dio che viene nel mondo, ma che nasce in una stalla. Poi gli anni passano ed ecco che a dodici anni Gesù non torna a casa con i genitori e si ferma a Gerusalemme nel tempio e quando viene amorevolmente redarguito da Maria risponde: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?».  Maria e Giuseppe non comprendono. Questo mi fa venire in mente le tante incomprensioni che ci sono in tante famiglie fra genitori e figli, che spesso sembra parlino davvero un linguaggio diverso. Incomprensione che, però, vi può essere anche fra i coniugi oltre che fra i genitori e i figli. La santa famiglia ci ricorda che l’accoglienza della vita e dei figli sono sempre e comunque dono che viene dall’ Alto.

Eppure questa famiglia è Santa! Ma dove è la radice della sua santità?
Certo la presenza di Gesù è qualcosa di unico. Qualcuno mi potrebbe dire la presenza del Figlio di Dio la metti nel conto? Abbiamo visto che però questa presenza non chiama fuori dalle responsabilità, da situazioni complesse e anche difficili, se non sono affrontate alla luce della fede, di un: “mi fido anche se non comprendo tutto”.

La presenza di Gesù però può essere anche nelle nostre famiglie, se noi la vogliamo, se noi ci crediamo, l’accettiamo e l’invochiamo, la preghiamo. Questa presenza deve trasparire nell’ amore dei coniugi e nell’ amore dei genitori nei confronti dei figli. Ma quanto ci crediamo, quanto parliamo, quanto viviamo questa presenza nelle nostre famiglie che spesso in fatto di fede sembrano composte da altrettanti single che vivono sotto lo stesso tetto.

Ma è solo la presenza di Cristo che può permettere alle nostre famiglie di essere presenza di amore per tutti coloro che la compongono. Presenza e scuola allo stesso tempo, perché è il Signore Gesù accolto che ci permette di crescere nell’amore e di continuare ad amare anche quando il nostro cuore è umanamente ferito.

La famiglia di Nazareth non è una realtà ieratica avulsa dalla realtà, come certe raffigurazioni ci possono fare pensare, non è proprio così tranquilla e senza problemi. Ha una cosa speciale, però, una cosa molto difficile che le nostre famiglie spesso non riescono a fare propria perché non hanno questa dimestichezza con la presenza di Dio, con l accoglienza del Signore all’ interno della loro vita  è una famiglia che sta sotto la volontà di Dio, è obbediente, disposta a fare quello che il Signore gli chiede sapendo affrontare alla luce di quanto  le viene chiesto i momenti difficili, di criticità e anche quei dolorosi passaggi che spesso non mancano alle famiglie.
Maria ha risposto di sì, Giuseppe anche e Gesù viene e sceglie di adempiere a ciò che Dio Padre gli ha affidato fino in fondo, fino alla Croce che apre alla luce nuova della risurrezione.La famiglia di Nazareth diventa in questo modo una famiglia “sapiente”.

 Il sapiente è chi si lascia amare da Dio e sa trovare nella fede la risposta alle tante domande che alla mente appaiono senza risposta. Sapiente è chi non vuol convincere con la sola forza della ragione ma, pur utilizzando l’intelligenza e amandone l’esercizio, sa che la verità si irradia anzitutto per mezzo dell’amore[4].

La Sapienza è l’intima conoscenza di Dio. Con la Sapienza si sperimenta personalmente e intimamente Dio e tutte le sue cose. Si raggiunge uno stato di serenità, di giustificazione, di comprensione e di amore che va  per cui diventa naturale e senza costrizione il fare la volontà di Dio e questo non solo perché si sta tenendo conto delle raccomandazioni della Bibbia o della Chiesa o della Natura o dello Stato, ma perché tutto l’essere personale è permeato di una luce non riflessa dallo studio, ma diretta dal Creatore stesso.

Vediamo come questa festa ci interpelli profondamente e vi sarebbero ancora tanti altri motivi di riflessione. Chiediamo l’ intercessione della Santa Famiglia affinchè le nostre famiglie sappiamo modellarsi sul suo esempio e perché anche noi, ciascuno con la propria chiamata, sappia crescere all’ interno della famiglia come figlio di Dio proteso a fare la sua volontà.

qydiacdon, Deo gratias

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