La Francia ipergiacobina ha ancora paura del Presepe

Ma che cosa significa? L’interrogativo sorge spontaneo, leggendo le motivazioni con le quali, in Francia, il Consiglio di Stato, «in nome della laicità» e della sua «dimensione pacificatrice», ha «autorizzato sotto condizione» l’allestimento dei presepi presso gli edifici pubblici (municipi, consigli dipartimentali, scuole, ecc.), in occasione del S. Natale. Da una parte non avrebbe potuto agire diversamente, dopo le accese polemiche dello scorso anno per la decisione del Comune di Melun di fare il presepe. Dall’altra avrebbe tanto desiderato poterlo cancellare con atto d’imperio, su istigazione anche di sigle – come la Federazione nazionale del Libero Pensiero e l’Associazione di difesa dei Liberi Pensatori, ma anche l’Associazione dei Sindaci francesi – del tutto organiche di fatto all’ambiente ed al programma massonico.      

Così, per conciliare l’inconciliabile, il Consiglio di Stato è giunto ad acrobazie lessicali persin ridicole, se non fossero viceversa drammatiche nella loro cristianofobica assurdità. In base all’art. 28 della legge del 9 dicembre 1905, concede – bontà sua – l’allestimento dei presepi negli edifici pubblici, quando venga fatto senza alcuna «intenzione religiosa», bensì come semplice «evento culturale o, al massimo, festivo», il che già è assurdo, trattandosi della rappresentazione della nascita del Figlio di Dio e della Sacra Famiglia. Inoltre, la più alta giurisdizione amministrativa, costituita da ben 17 giudici in genere chiamati a dirimere i casi che fan la storia del Diritto – ha sentenziato che l’allestimento del presepe dev’essere pur sempre un’esposizione «temporanea» (per forza, chiudendosi il tutto con l’Epifania di Nostro Signore) e non accompagnata da episodi di «proselitismo» (sic!), in nome del più spinto ed insensato dialogo interreligioso, purtroppo oggi tanto caro anche a molti ambienti ecclesiastici progressisti.

Si badi come il termine «esposizione» non sia stato scelto a caso: poiché proprio di questo si deve trattare, alla pari di una mostra qualsiasi, affinché la realizzazione del presepe possa esser “tollerata”, secondo quanto stabilito dall’Osservatorio della Laicità. Deve pertanto avere o far credere di avere una finalità unicamente «culturale». Se viceversa avesse come scopo esplicito quello di «rappresentare una scena biblica, avrebbe valore di segno religioso» ed, in tal caso, niente da fare: da smantellare immediatamente, nel caso fosse già stato predisposto.

Le conclusioni pilatesche, cui il Consiglio di Stato è giunto, mostrano senza sconti a quale e quanta ipocrisia debba ridursi il pensiero laicista, per conciliare la propria follia giacobina con le richieste di sano buon senso, provenienti dal popolo da sempre legato, nonostante tutto, alla Tradizione.

Osservatorio sulla cristianofobia 

 

 

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