IV Domenica ciclo A, 2017: Le beatitudini, … indicazioni per i ricercatori di felicità?

La chimera è un animale mostruoso della mitologia greca, con testa e corpo di leone, una seconda testa, di capra, sulla schiena e un serpente per coda; in più sputava fuoco. Un animale fantastico per questo motivo il termine nella lingua passò ad indicare qualcosa che non esiste, un illusione, una fantasticheria.

Ciascuno di noi è un ricercatore di felicità. Ogni giornata che iniziamo è un passo di più in questa nostra ricerca, in cui non mancano prove e delusioni, a volte tristezza e lacrime allora la felicità , la gioia sono possibili o diventa questa chimera che l’ uomo non potrà mai avere se non per breve, per poi ritrovarsi da capo a rimettersi in cammino? Eppure il desiderio di felicità è uno dei bisogni essenziali dell’ uomo come l’ aria, l’ acqua, il cibo …

Così continuiamo giorno per giorno la nostra ricerca, ma bisogna vedere quale direzione indica l’ ago della bussola della nostra vita.   

Per alcuni l’ago punta verso la direzione del godere di tutto e di tutti prendendo dalla vita tutto ciò che è possibile: cogli l’ attimo e goditelo.
Per altri la direzione è togliere il dolore dalla vita dell’ uomo, quindi la lotta contro la malattia, contro l’ emarginazione, contro la povertà.

Altri ancora, sopraffatti dal pessimismo hanno rinunciato alla ricerca e come una barca alla deriva la loro vita sta naufragando sugli scogli della rassegnazione e del pessimismo.

Siccome la felicità appare come una chimera, tra i mille problemi che agitano il mondo e la storia, di fronte alle disillusioni e alle difficoltà da affrontare non di rado ci si rifugia e ci si abbandona a paradisi artificiali confezionati ad arte, come la droga, l’ alcol, il divertimento inteso come sfrenatezza oltre qualsiasi limite.

Non è sufficiente vincere alla lotteria per essere felice, come molti si illudono, perché, come ha detto qualcuno, se prima non eri contento dopo, come l’ esperienza insegna, sarai uno scontento che ha vinto alla lotteria.

Di fronte a questa ricerca dell’ uomo, Gesù propone una sua risposta, meglio traccia la via, indica una direzione, un cammino, quello delle Beatitudini.
Una via folle, anacronistica, apparentemente fuori dal tempo e dalla storia, ma valida in ogni tempo e per ogni storia di chi, rispondendo come Pietro, Andrea, Giacomo, Giovanni si sono messi in cammino dietro Gesù e ne sono diventati discepoli. Oggi il Signore le riconsegna a noi, come tutto il discorso della montagna che propone un nuovo modo non solo di vivere, ma di essere.

Se beati significa essere felici, contenti avere una vita realizzata è difficile vederla nelle categoria che vengono elencate.
I poveri, non sono solo quelli che vivono una condizione di povertà effettiva, perché vi può essere egoismo anche nella povertà, ma Matteo specifica: “poveri in spirito”. Sono tutti quelli che nella loro vita, anche in una situazione di indigenza, di povertà lasciano il posto a Dio e si abbandonano alla sua volontà. Ricchi di noi stessi siamo poverissimi di fronte al Signore, ma se ci lasciamo svuotare e lasciamo l’ iniziativa a Dio davvero Egli ci fa ricchi.

Quelli che piangono, coloro che rinunciano alla violenza, gli affamati e assetati di giustizia, quelli che hanno compassione per chi è in condizione di infelicità e di bisogno e intervengono concretamente.

Coloro che hanno un cuore pulito, libero, non inquinato, una coscienza retta illuminata dalla parola di Dio che agendo in noi, se la lasciamo fare, ci purifica e ci conduce a mettere il Signore al primo posto. Questo essere puri riguarda anche, come è stata riferita in altri tempi, oggi non se ne parla quasi più, l’ amore, la sessualità.

Abbiamo, poi, gli operatori di pace, cioè coloro che costruiscono la pace e si adoperano per questo, non solo chi è pacifico, perché uno può essere pacifico, accomodante per la ricerca del proprio bene. La pace, poi e quella che nasce se l’ abbiamo dentro, se il nostro cuore è un cuore rappacificato con Dio e con i fratelli, è bellissima la metafora adoperata dal papa che tante gocce sporche non possono fare un oceano pulito, e questa pace è dono che viene “dall’ alto”, cioè se noi accogliamo il Signore nella nostra vita.

Beati quelli che soffrono persecuzioni per la giustizia e per Gesù stesso.
La giustizia di cui si parla non è semplicemente la giustizia come la possiamo pensare noi, ma è ricercare la volontà di Dio nella quale bisogna rimanere determinati anche quando le situazioni si fano difficili . Gesù stesso ha vissuto fino in fondo questa beatitudine morendo per noi sulla croce.

Gesù ha vissuto le Beatitudini ed è questa la direzione della via alla felicità che propone al discepolo. È una via pazzesca guardandola umanamente, non lo è se noi ci ricordiamo quello che Gesù annuncia da subito, lo ha detto Domenica scorsa! Perché è possibile la gioia:” Perché il Regno dei cieli è vicino”. Se il regno dei cieli è giunto sulla terra, se accolgo l’ invito di Gesù a seguirlo significa che ho trovato Dio, ho trovato la gioia che non mi sarà tolta e avrò trovato la risposta al significato della mia vita.

Nonostante il pianto, la sofferenza, gli insulti, le persecuzioni sono sereno perché il Signore non mi abbandona, del resto questa è stata la forza dei santi e dei martiri.

Qualcuno potrebbe obiettarmi, com’è accaduto, lei fa presto a parlare, ma nel dolore, nella sofferenza ci sono io! Mi viene allora da pensare alla donna che partorisce. La sofferenza nel dare alla luce un figlio è grande, ma poi questa sofferenza è superata dalla gioia di poter stringere a se una nuova vita.

Così dopo la Croce vi è sempre la Risurrezione.

Lasciamoci prendere per mano da Gesù, seguiamolo sulla via delle Beatitudini e saremo Beati, avremo quella felicità che non sarà di un attimo, di un po’ di tempo, ma per l’eternità.

Deogratias,qydiacdon

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