Com’è difficile convertirsi al cristianesimo se sei ex islamico in Germania

Le stime dichiarate l’anno scorso dalla chiesa evangelica iraniana di Amburgo sono di circa 500 conversioni al cristianesimo di immigrati musulmani. L’anno precedente la chiesa evangelica luterana di Berlino ne aveva già battezzati 185. Le altre cifre francesi parlavano poi di circa il 4 per cento di conversioni dall’islam sui 4 mila battesimi annui, mentre in Austria si riportavano 40 conversioni da gennaio ad aprile 2016. I numeri avevano fatto il giro dei giornali tedeschi, suscitando non poche polemiche sull’opportunismo degli islamici richiedenti asilo. Ma c’era stato chi, come lo scrittore e giornalista libanese Camille Eid, era intervenuto spiegando che quanti si esprimevano così ignoravano le conseguenze della conversione per un musulmano.    

Per rispondere alle critiche il pastore della chiesa evangelica iraniana di Amburgo, Albert Babajan, aveva invece assicurato che i percorsi di catechesi erano difficili e non privi di prove e che “i neocristiani finiscono per essere emarginai nelle loro stesse famiglie e minacciati dai loro connazionali”. Spiegando poi che battezzarsi “non è una scelta facile”, aveva ammesso che esiste chi prova a intraprendere il percorso di catecumeno per opportunismo, ma per questo “a molti ho negato il battesimo”. Sono invece tanti i convertiti che “si dicono delusi dall’islam” che li faceva “vivere nella paura di Dio”, mentre “in Cristo hanno scoperto il volto di un Dio d’amore”.

Bisogna chiarire inoltre che il cambio di religione in Germania non permette l’asilo automatico. Anzi, secondo i pastori fa pensare che parecchie richieste siano respinte. A lanciare un appello di recente è stato il reverendo Gottfried Martens, della chiesa Luterana della Trinità di Berlino, sottolineando che le parole dei migranti convertiti vengono deliberatamente storpiate dai traduttori arabi musulmani residenti in Germania. Non solo, perché Martens ha aggiunto che le difficoltà per i convertiti in Europa potrebbero trasformarsi in tragedia una volta che i catecumeni fossero rispediti nelle terre di provenienza. “I quasi esclusivamente traduttori musulmani si comportano in maniera volutamente molesta con i membri della nostra congregazione, traducendo con falsità quello che dicono”, ha continuato il pastore. E nella lettera dove denuncia il fenomeno, datata 22 dicembre 2016, ha messo in luce il fatto che le decisioni ultime sulle richieste d’asilo vengono successivamente sottoposte a persone che analizzano le traduzioni senza mai incontrare gli immigrati”.

Molti dei richiedenti asilo sono ormai in Germania da oltre tre anni, eppure “in questo momento il ministro federale dell’immigrazione e dei rifugiati sta respingendo quasi tutte le domande degli iraniani e in molti casi anche dei nostri membri afgani” e “sta rispondendo rinviando loro parecchi avvisi di espulsione”. La cosa grave sarebbe poi che a decidere su chi ammettere in Germania e chi respingere ci sono anche persone che hanno seguito corsi di formazione appena tre settimane e che dunque, oltre ad essere invitati senza competenze a “smascherare le presumibilmente ingannevoli richieste di asilo iraniane”, sono anche “palesemente ignoranti circa la situazione dei cristiani in Afghanistan” e “non conoscono nemmeno la differenza fra il Credo e il Padre Nostro”.

Si potrebbe pensare ancora che molti musulmani si facciano battezzare per opportunismo, sebbene per la legge coranica si tratti di blasfemia punibile con la morte. E si capisce bene che il problema da risolvere è nei paesi d’origine, aiutando le popolazioni, compresa quella già cristiana, a rimanere nelle loro terre. Ma in ogni caso la difficoltà ad ottenere asilo è un dato vero persino per coloro che sono cristiani da sempre. Anche per questi infatti nulla è scontato, hanno spiegato i pastori, visti i test inadatti per provare la fede delle persone con domande come questa: “Quanti giorni passano fra la Pasqua e la Pentecoste?”. Infine molti catecumeni, ha concluso Martens, “non hanno la possibilità di chiarire perché la fede è importante per loro. E spesso vengono ripetutamente presi in giro e derisi quando spiegano quanto sia importante per loro Gesù Cristo morto in Croce per i loro peccati”. Ma non importa se si tratta di cristiani. Infatti, se sia opportuno o meno aprire le porte agli immigrati in generale dato l’allarme terrorismo resta discutibile, mentre è certo che se in Europa fossero i musulmani ad essere discriminati la stampa avrebbe già riempito le sue pagine accusando l’occidente di xenofobia.

di Benedetta Frigerio in LNBQ

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