Amoris Laetitia, dall’Argentina una sfida sulla comunione

Dalla diocesi di San Luis in Argentina, situata nella regione del Cuyo, ai piedi della Sierra Grandes, arrivano delle linee guida pastorali intitolate “Matrimonio, nuove unioni e eucaristia nel capitolo 8 di Amoris laetitia”.

Il vescovo, monsignor Pedro Daniel Martinez Perea, ha firmato questa lettera lo scorso 29 giugno e si rivolge ai suoi sacerdoti, definendo l’esortazione apostolica come «un gran catecumenato sull’amore nella famiglia che è la cellula della società». Venendo sul tema specifico del capitolo 8 di Amoris laetitia, il pastore argentino dice che «alcune letture della Esortazione hanno suscitato inquietudine, perplessità e anche confusione tra i fedeli, specialmente in quanto si riferisce alla possibilità che le persone unite con vincolo sacramentale precedente valido, e che attualmente vivono, more uxorio, in una nuova unione non sacramentale con un’altra persona, possano accostarsi ai sacramenti, in particolare la Santa Comunione».

La Nuova BQ ha potuto leggere questo documento e, anche se in questa sede non è possibile approfondire le 23 pagine del testo, si può dare l’essenziale.

IL DISCERNIMENTO E LA COSCIENZA

Collocandosi in una linea interpretativa dell’esortazione in continuità con il magistero precedente e costante, monsignor Martinez Perea entra nello specifico delle problematiche sollevate da Amoris laetitia. «Il discernimento del sacerdote con i fedeli che vivono in una nuova unione, permanendo il vincolo sacramentale anteriore con un’altra persona, include necessariamente la “formazione della coscienza” nella verità e nella carità, in cui consiste “la coscienza rettamente formata” (AL n. 302). Si tratta», si legge nella lettera pastorale, «di aiutarli a orientare le loro intenzioni e azioni al vero bene ordinato all’ultimo fine». In questo, ovviamente, hanno un ruolo le norme morali oggettive.

I DIVORZIATI RISPOSATI

In modo molto concreto la lettera della diocesi di San Luis offre ai sacerdoti una serie di punti con cui affrontare il caso dei divorziati risposati e l’accesso all’eucaristia, con un ordine ben preciso (di seguito una sintesi di questi punti):

a) con l’accompagnamento pastorale si aiuteranno i fedeli che si sono separati affinchè facciano tutto il possibile per riconciliarsi con Dio, con attitudine di perdono e così poter ristabilire la vita matrimoniale interrotta;

b) in un secondo momento, considerando impossibile tale riconciliazione matrimoniale, nel cammino di discernimento pastorale, se si crede che vi siano i motivi per iniziare un processo in vista di una dichiarazione di nullità si possono attuare i passi previsti dalla Chiesa per questo (viene sottolineato che la celerità dei processi per la dichiarazione di nullità deve sempre avvenire con l’intenzione di tutelare in massimo grado la verità del vincolo sacro, senza alcun lassismo);

c) se la “sentenza” determinerà che non consta la nullità del vincolo matrimoniale, il matrimonio precedente resta valido, perciò:

1.

si inviteranno i fedeli che convivono con un’altra persona a intrapredenre un cammino per la separazione. Perché stanno vivendo in modo contrario all’insegnamento del Vangelo. E, per essi, se continueranno in questo stato di convivenza (more uxorio), permanendo il vincolo sacramentale con un’altra persona, si trovano in uno stato oggettivo di peccato. Questa realtà di vita non rende possibile la recezione della Santa Comunione, eccetto in pericolo di morte, perchè “contraddice l’unione di amore tra Cristo e la Chiesa che si significa e si attualizza nell’Eucaristia” (Benedetto XVI, Sacramentum caritatis n° 29);

2.

se esistono condizioni oggettive (ad es. educazione dei figli) che non possono prevedere l’obbligo della separazione, la Chiesa, come madre che cerca la salvezza dei suoi figli, li invita a pentirsi di aver violato il segno dell’Alleanza e della fedeltà di Cristo, e che assumano “di vivere in piena continenza, ossia di astenersi degli atti propri degli sposi” (Giovanni Paolo II, Familiaris consortio n°84). (…)

3.

se realmente questa proposta non è possibile, anche se questi fedeli non possono ricevere la Santa Comunione, dobbiamo accompagnarli e esortarli affinché coltivino uno stile di vita cristiano, perché continuano ad appartenere alla Chiesa. Questa, come una madre, non li abbandona, ma prega per loro e li incoraggia, senza considerarli necessariamente come “ostinati”, per vivere in questo stato contrario agli insegnamenti del Vangelo. (…)

«Una lettura serena e armonica di Amoris laetitia», conclude il vescovo Perea, «implica considerarla nel solco del criterio ecclesiale e ermeneutico di Lumen gentium n. 25. In questo contesto, si può concludere che l’Esortazione apostolica in nessun momento afferma che sia moralmente lecito vivire more uxorio ai fedeli uniti in una nuova unione, permanendo valido un vincolo matrimoniale precedente e che possano ricevere la Santa Comunione restando in questo stato di vita. Inoltre, se così inteso, ipoteticamente, a maggior ragione (siccome non vi è alcun vincolo anteriore) ne seguirebbe che quei giovani cristiani che semplicemente convivono in intimità in modo stabile, potrebbero ricevere la Santa Comunione, permanendo in questo stato».

IL FATTO DELLE MOLTE INTERPRETAZIONI

Questa lettera pastorale argentina mostra, ancora una volta, come vi sia una certa disparità di interpretazioni dell’esortazione in merito alla questione più controversa, come anche rilevato dai famosi cinque dubia dei quattro cardinali. Anche nella terra del Papa “venuto quasi dalla fine del mondo” si affiancano diverse interpretazioni: quella dei vescovi della regione di Buenos Aires, in qualche modo incoraggiata da Francesco, e che sembra prevedere, in certi casi, l’accesso all’eucaristia per divorziati risposati conviventi more uxorio, e questa lettera pastorale della diocesi di San Luis che fa il paio con le indicazioni a suo tempo date dal vescovo Hector Aguer della diocesi di La Plata.

Di fronte all’oggettività di una situazione “a macchia di leopardo”, e che riguarda tre sacramenti, pare non vi siano all’orrizonte né chiarimenti, né risposte ai dubia. Vi sono varie posizioni sull’azione intrapresa dai quattro cardinali che hanno chiesto al Papa di fare chiarezza su Amoris laetitia, ma su di una cosa non gli si può dar torto. Le diverse interpretazioni del capitolo 8 di Amoris laetitia sono un fatto.

Lorenzo Bertocchi
In LaNBQ

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