17 DOMENICA ANNO C : Signore insegnaci a pregare.

Il nostro tempo ci ha ormai abituato ad un modo di pensare e di pretendere in nome dei diritti. Certo sono importanti, ma si tralasciano ormai sempre di più i doveri, di cui raramente si parla e si ha consapevolezza. Viene a mancare un atteggiamento che è fondamentale per vivere e comprendere la preghiera, che è il tema che emerge nella liturgia della Parola di questa Domenica: prima lettura e vangelo!
È l’atteggiamento di chi si riconosce bisognoso di tutto e non padrone di tutto da qualcuno che te lo elargisce continuamente e gratuitamente: Dio, attraverso suo Figlio il Signore nostro Gesù. Si corre il rischio di avere un’immagine di Dio distorta, un Dio tappabuchi che viene a colmare e a supplire le deficienze umane togliendo all’ uomo quella che è la sua responsabilità e la sua collaborazione per costruire con impegno un futuro anche attraverso le sue forze, la sua libertà e la sua responsabilità aderendo a quel progetto che Dio stesso gli propone.
Ecco perché è importante per vivere, cogliere, praticare la preghiera essere in quell’ atteggiamento in cui l’uomo non si sente autosufficiente ma coinvolto in una relazione che lo trascende, gli fa alzare gli occhi in alto:” Padre nostro che sei nei cieli”, come troviamo nella formulazione del Vangelo di Matteo. Poter chiamare Dio Padre, ci rendiamo conto di cosa vuol dire? Sì perché noi, spesso, ripetiamo le parole in modo meccanico senza renderci conto di quanto vogliano esprimere.

Scrive un commentatore: “L’uomo religioso che non ha ricevuto la buona notizia, non può dire Padre. Può prostrarsi in adorazione dell’Altissimo, può anche chiedergli conto quello di cui abbisogna, può domandargli perdono, ma non può osare di esprimersi con una terminologia affettuosa, con una terminologia che lo colloca alla pari, perché se si parla di paternità è perché esiste almeno un Figlio. E il Figlio c’è, e in Lui sono, siamo, tutti .” (Giacomo Grasso).

La redazione del Padre Nostro di Luca ci presenta 5 invocazioni:
“Padre,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno;
dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
e perdona a noi i nostri peccati,
anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,
e non abbandonarci alla tentazione”».

A differenza di quello che noi facciamo le prime due invocazioni superano il contingente, si alzano oltre il nostro orizzonte terreno chiedendo il riconoscimento della santità di Dio e l’avvento in pienezza del Regno in quella che sarà la sua manifestazione piena.
Le altre invece riguardano quelli che sono i bisogni della vita, l’ essere capaci di perdono e di aiutarci ed assisterci nel momento della tentazione in modo che non cadiamo.

Cose, forse un po’ diverse da quelle che noi chiediamo comunamente nella nostra preghiera, ma stiamo tranquilli il Signore vuole che noi gli presentiamo anche le nostre particolari necessità per poterle sostenere accoglierle, e, se secondo la sua volontà, concederle.

Insegniamoci e insegniamo a pregare il Padre Nostro, facciamolo modello della nostra preghiera facendo memoria dei grandi doni che Dio ci fa a partire della vita, di quello che ha fatto per noi mandando il suo Figlio, che continua a rimanerci accanto anche oggi in questa Eucaristia come compagno di viaggio del nostro cammino dal tempo all’ eternità. Preghiamo anche mettendo davanti al Signore le necessità dell’ora presente di un mondo che vede ancora tanti segni di ingiustizia, prevaricazione, violenza, quei misteri dolorosi che preghiamo nel rosario, ma anche con segni di generosità, di amore, di donazione, di dono di sé che sono quelli gaudiosi, gloriosi e della luce e come dice il Padre Nostro domandiamo il pane per i tanti figli che ancora non riescono ad averlo, ma nello stesso tempo assumiamoci anche noi le nostre responsabilità.

Deo gratias,qydiacdon

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