13 maggio: papa Francesco reinterpreta Fatima

Cinquecentomila persone aspettavano papa Francesco sulla spianata del santuario di Fatima per la canonizzazione dei due pastorelli Francesco e Giacinta, di 9 e 11 anni, che, assieme alla cuginetta Lucia dos Santos videro e ascoltarono le parole della Madonna tra il 13 maggio e il 13 ottobre del 1917. La canonizzazione è avvenuta e la Chiesa ha iscritto nell’albo dei santi i più piccoli bambini non martiri della sua storia. Della cugina Lucia, morta nel 2005, è in corso il processo di beatificazione.

Ciò che però i devoti di Fatima di tutto il mondo aspettavano non era solo la canonizzazione, dei veggenti, ma anche l’adempimento da parte del Papa di alcune delle richieste della Madonna, fino ad oggi inascoltate.

Due centenari contrapposti si commemorano infatti quest’anno: le apparizioni di Fatima e la Rivoluzione bolscevica di Lenin e Trotzky, avvenuta in Russia nello stesso mese in cui in Portogallo si concludeva il ciclo mariano. A Fatima la Madonna annunziò che la Russia avrebbe diffuso i suoi errori nel mondo e che da questi errori sarebbero scaturiti guerre, rivoluzioni e persecuzioni contro la Chiesa. Per evitare queste sciagure la Madonna chiese innanzitutto un sincero pentimento dell’umanità e il ritorno ai principi dell’ordine morale cristiano. A questo necessario emendamento dei cristiani, la Madonna unì due specifiche richieste: la consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria, fatta dal Papa in unione con tutti i vescovi del mondo, e la propagazione della pratica dei primi sabati del mese, consistente nell’unirsi a Lei, confessati e comunicati, per cinque sabati consecutivi, meditando quindici minuti e pregando il santo rosario.

La diffusione della pratica dei primi sabati del mese non è mai stata promossa dalle autorità ecclesiastiche, gli atti pontifici di affidamento e consacrazione alla Madonna sono stati parziali e incompleti, ma soprattutto, da almeno cinquant’anni, gli uomini di Chiesa non predicano più lo spirito di sacrificio e di penitenza, così intimamente legato alla spiritualità dei due pastorelli canonizzati. Quando nel 1919 Lucia visitò in ospedale Giacinta, alla vigilia della sua morte, il colloquio fu tutto incentrato sulle sofferenze offerte dalle due cuginette per evitare ai peccatori le terribili pene dell’Inferno, che erano state mostrate loro dalla Madonna.

Papa Francesco, che non era mai stato prima a Fatima, neppure da sacerdote, non ha toccato nessuno di questi temi. Il 12 maggio, nella Cappella delle Apparizioni, presentandosi come “vescovo vestito di bianco”, il Papa ha detto: “vengo come profeta e messaggero per lavare i piedi a tutti, alla stessa mensa che ci unisce”. Poi, l’invito a seguire l’esempio di Francesco e Giacinta. “Percorreremo così ogni rotta, andremo pellegrini lungo tutte le vie, abbatteremo tutti i muri e supereremo ogni frontiera, uscendo verso tutte le periferie, manifestando la giustizia e la pace di Dio”. Nella sua omelia del 13 maggio sul sagrato del santuario, Francesco ha ricordato “tutti i miei fratelli nel Battesimo e in umanità”, in particolare “i malati e i disabili, i detenuti e i disoccupati, i poveri e gli abbandonati”, invitando a “riscoprire il volto giovane e bello della Chiesa, che risplende quando è missionaria, accogliente, libera, fedele, povera di mezzi e ricca di amore”

La dimensione tragica del messaggio di Fatima, che ruota attorno ai concetti di peccato e di castigo, è accantonata. La Madonna aveva detto alla piccola Giacinta che le guerre non sono altro che il castigo per i peccati del mondo e che i peccati che portano più anime all’inferno sono quelli contro la purezza. Se oggi viviamo una “terza guerra mondiale a pezzi”, come ha spesso ripetuto papa Francesco, come non ricollegarlo alla terribile esplosione di immoralità contemporanea, arrivata al punto di legalizzare l’inversione delle leggi morali ? La Madonna disse ancora a Giacinta che se non vi fosse stato emendamento e penitenza, l’umanità sarebbe stata punita, ma infine il Suo Cuore Immacolato avrebbe trionfato e il mondo intero si sarebbe convertito. Oggi non solo la parola castigo è aborrita, perché la misericordia di Dio cancella ogni peccato, ma la stessa idea di conversione è sgradita, perché il proselitismo, secondo papa Francesco, “è il veleno più forte contro il cammino ecumenico”.

Bisogna ammettere che il messaggio di Fatima reinterpretato secondo le categorie sociologiche di papa Bergoglio ha poco a che vedere con il profetico annuncio del trionfo del Cuore Immacolato di Maria, che cent’anni fa la Madonna rivolse al mondo.

Roberto de Mattei su “Il Tempo” del 14 maggio 2017

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